lunedì 10 maggio 2010

Tanti Re, Pochi fanti

DI VALERIO PASSERI

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In questi anni 2000, l’ambizione di emergere sugli altri e diventare famosi è uno dei desideri più frequenti nella gente comune. La televisione sembra mettere a disposizione di tutti la “grande opportunità” di partecipare a reality show come concorrenti o improvvisati opinionisti presenziando in programmi dove si mettono alla mercé di tutti le proprie storie personali.

La chiamano Tv della realtà, perché in un modo o nell’altro mette a nudo le persone e le loro storie. Anche ammettendo che esse siano vere, fa comunque pensare che molti siano così ben disposti a raccontare fatti personali e ancor di più che ci siano milioni di persone interessate quasi morbosamente a quello che stanno dicendo. Sembra che ogni mezzo sia giustificato per conquistare quei 30 secondi di popolarità. Vogliono tutti essere dei Re, vogliono tutti sentirsi importanti nell’arena a giudicare o ad essere giudicati. Siamo degli illusi se pensiamo che la TV voglia regalarci quel minuto di gloria, in realtà lo paghiamo a caro prezzo: Quando per vent’anni siamo abituati a vedere in TV gente che esteriorizza continuamente i propri sentimenti e le proprie emozioni, tutti impariamo ad amare, ad odiare, ad arrabbiarci e a reagire nelle forme e nei modi in cui siamo abituati a vederli, tutte le nostre reazioni diventano prevedibili e quindi controllabili.

E’ ormai consuetudine vedere gente che giudica e discute cose di cui non conosce nulla, tutti possono dire la loro alla pari con tutti. Nelle modalità in cui avviene ora, se dovesse prendere la parola qualcuno ben informato sull’argomento affrontato, si confonderebbe senza alcuna via di scampo con tutte le miriadi di altre voci che ignorantemente replicano. In questa maniera ci abituano a nuovi modelli educativi che non hanno nulla di etico ne’ di istruttivo. Questo vuol dire che siamo sostanzialmente aperti ad imparare da chiunque, non c’è da sorprendersi se poi troviamo dietro le cattedre universitarie personaggi come Fabrizio Corona, poiché non ci viene appositamente proposto nessun esempio migliore da seguire. Il problema è che la televisione distrugge i modelli etici costruiti ed evoluti nei secoli dalla comunità senza crearne di nuovi, non lascia traccia della memoria collettiva e punta a distruggere tutto ciò che favorisce la consapevolezza. La maggior parte della gente si avvicina ed entra a far parte di questo mondo allettata dalle prospettive di arricchimento facile, spesso credendo che il denaro renda liberi da ogni forma di controllo. Questa è una grande falsità, se si cerca di sfruttare il sistema a proprio vantaggio irrimediabilmente se ne entra a far parte, si diventa le marionette che aiutano a creare altre marionette, è un processo che si autoalimenta.

La libertà si conquista solo dal momento in cui si diventa persone consapevoli. Favoriamo un modello di televisione etica ed intelligente. Supportiamo le istituzioni pubbliche come scuole ed università che invece vengono costantemente prese di mira e screditate. Cominciamo a ricostruire una coscienza ed una memoria collettiva che ci permetta di creare nuovi modelli etici da seguire. Se il nostro desiderio è comunque diventare famosi, teniamo a mente che la celebrità non è solo quella degli applausi nell’arena, ma altresì essere ricordati con stima ed affetto, anche per secoli, per ciò che si è fatto.

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