giovedì 7 ottobre 2010

Un Ego da far Paura

DI BEATRICE CONSIGLI

ego1

Quante volte trasformiamo quello che dovrebbe essere un costruttivo scambio di idee in un antagonismo all’ultimo sangue. Quante volte in nome di sterili luoghi comuni distruggiamo la comunicazione, la collaborazione.

Siamo sempre qui, a difendere a spada tratta un ego visionario che crede di essere il centro dell’universo, ed invece è solo una parte infinitesimale di un intero molto più ampio. E se, dopo aver vinto con l’imposizione una di queste misere battaglie, ascoltiamo il dentro, lo sentiamo ancor più svuotato di prima, tanto vuoto che l’eco dei nostri limitati concetti vi rimbomba fino ad assordarci. Ed è questo il vuoto lasciato da parole e pensieri nuovi a cui non abbiamo aperto la porta. Così rimaniamo rigidi ed incompleti, paralizzati sulle nostre convinzioni, mentre il fiume della vita ci scorre accanto, con tutta la sua ricchezza. Siamo allora ciottoli inermi lambiti soltanto dalla corrente del movimento; aridi, sterili e poveri. E non c’è miseria maggiore di quella interiore, di quella che crede d’esser pregio ed orgoglio ed invece è solo povertà. La miseria di chi spende le proprie preziose energie nel portare avanti con vano accanimento e a voce troppo alta lo stendardo barocco di un concetto fisso, ma proprio perché fisso, inutile.

Allora diventa indispensabile imparare ad ascoltare, a porre l’attenzione alle cose, alle persone, agli eventi. Imparare a liberarsi dalle inutili paure di quell’ego che ci rinchiude in una solitudine vuota. Imparare l’umiltà del mettersi in discussione, che porta sempre ad arricchimenti inattesi, a scoprire quanto sia ampia profonda e vasta l’enciclopedica umanità, a quante cose ancora abbiamo da imparare, e non solo da dire, a quante variabili ci possono essere intorno ad un concetto che consideravamo, fino ad allora, unico ed indiscutibile. A quanto questo concetto possa divenire più completo e profondo, se solo arricchito da altri punti di vista. Spesso però abbiamo paura ad abbassare le difese che si ergono a protezione di altre paure, eppure, lasciandosi andare, si può sentire il fiume che finalmente entra dentro di noi, a placare quella sete ancestrale di conoscenza che ci accompagna.

E ci si accorge anche che quell’io sono, quell’ego tanto presuntuosamente pauroso non esiste, che non c’è niente da difendere, che noi non siamo i concetti che professiamo, ma strumenti senzienti in grado di accogliere, elaborare, migliorare e condividere nuovamente, nell’infinito gioco della vita.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!