lunedì 6 settembre 2010

Il Razzismo negli Adolescenti

DI CLAUDIA GALBIATI

no-racism

In una società multietnica attuale, spesso assistiamo a episodi di razzismo da parte di gruppi. Si colpiscono coetanei che presentano differenze significative come la nazionalità, la cultura o la fede religiosa differente; ma vengono aggrediti anche solo per una fede calcistica differente.

Insomma come è già accaduto in altre situazioni storiche alcune persone vengono viste come inferiori e vengono messi in atto dei comportamenti aggressivi e antisociali per dimostrare la superiorità del gruppo di appartenenza. Le trasgressioni sociali ed i comportamenti aggressivi tipici degli adolescenti possono sfociare in veri e propri atti di razzismo contro coetanei solamente perché hanno qualcosa di diverso da loro. Per analizzare questi comportamenti dobbiamo considerare che gli adolescenti sono spinti dalla voglia di abbandonare il legame di dipendenza con i genitori e di costruirsi delle opinioni e valori propri. Il ragazzino, confuso e disorientato dal processo di cambiamento che sta vivendo, è attratto dalla trasgressione e ansioso di sperimentare se stesso al di fuori dei limiti fin ora imposti dai genitori. Ancora incapaci di scegliere da sé, si affidano alla legge del gruppo. Atteggiamenti e comportamenti vengono uniformati a quelli dei coetanei a cui viene data la stessa obbedienza e fedeltà riservata agli adulti. In questo contesto, il gruppo si confronta con delle realtà differenti da sé e magari poco conosciute generando differenti sentimenti e meccanismi di difesa. I sentimenti provati possono essere:  paura dell’altro, l’ingresso nel gruppo del “diverso” può far portare a destabilizzare gli equilibri interni. Il gruppo di ragazzi solitamente, ha un luogo di incontro preferito e spesso ci si sente minacciati per l’invasione del proprio spazio fisico. Inoltre spesso avvengono meccanismi di generalizzazione, cioè si attribuiscono caratteristiche negative di una persona a tutto il gruppo di appartenenza. Il gruppo può provare sentimenti di diffidenza e poca conoscenza per tutto quello che è estraneo a sè. Il fenomeno del razzismo ha quindi delle componenti psicologiche ed emotive molto radicate che denotano una visione egocentrica e chiusa dell’essere umano e del vivere insieme.

In questo senso gli interventi preventivi nei preadolescenti e adolescenti sono di fondamentale importanza. L’educare alla interculturalità, implica la trasmissione delle conoscenze relative agli stili di vita, alle pratiche religiose differenti, alle differenti leggi e regole sociali. L’informazione e la conoscenza sono sempre il primo passo per insegnare che le differenze non spaventano ed è possibile dialogare con chi ha il colore della pelle diverso o con chi parla un’altra lingua. L’educazione affettiva è un altro modo di affrontare la prevenzione dei comportamenti aggressivi. Sviluppare nel bambino la consapevolezza delle proprie emozioni, di come possono essere gestite; inoltre sviluppando nei ragazzi una buona autostima e una buona fiducia nella capacità di prendere decisioni in modo autonomo. Altri interventi possono essere attuati per ridurre la pressione sociale del gruppo e far emergere atteggiamenti e rappresentazioni positive tra i pari, interventi che possono essere attuati a scuola. Ad esempio discutere in classe un film che parli di atteggiamenti razzisti, oppure commentare insieme alle insegnati fatti di cronaca che coinvolgano adolescenti e comportamenti antisociali. Inoltre possono essere proposti percorsi per incrementare stili di comunicazione efficace, strategie per controllare l’aggressività e per esercitarsi ad affrontare nuove situazioni.

FONTE: PAGINEBIMBO

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!