mercoledì 3 novembre 2010

Il Prezzo dei Sentimenti

DI JO

sentimenti

Tutto, come sempre, nasce da una domanda. La domanda, che sia posta da noi stessi o da un'altra persona, è sempre il punto di partenza. L'importante è che sia quella giusta e quella giusta è quella che non ti aspetteresti, quella che lì per lì ti spiazza proprio mentre ti rendi conto che ha colpito il segno, ha centrato il bersaglio ed ha acceso le lampadine che ti indicano in quale direzione pensare.

Fu così che mentre Estéban raccontava che stava bene, che era felice, Harry improvvisamente lo interruppe e gli chiese: "si, però..., cosa ti manca?" La risposta di Estéban fu immediata: "stabilità". ...Rispose di getto... e solo dopo si fermò a riflettere su quanto avesse detto in realtà; quanto ancora doveva capire il significato che era nascosto in quella singola parola, in quel preciso momento. Estéban lavorava tutto il giorno, portava avanti diverse attività che a lui piacevano molto. Lo appagavano e impegnavano molto. Si sentiva gratificato. Era felice, diceva, perché la mattina era contento di svegliarsi per lavorare e non gli importava se avesse dovuto farlo per tutto il giorno. Il suo lavoro veniva retribuito poco o niente. Era impegnato nel settore sociale e tutto il suo operato vi aggiungeva valore. Non si trattava di una grande massa di gente, i frutti del suo lavoro rimanevano confinati a livello di quartiere, ma lui diceva sempre che anche se avesse portato un sorriso in più ad una sola persona durante tutta la sua vita, questo sarebbe comunque stato un motivo valido per impegnarla tutta in tal senso. Veniva pagato poco perché nel sistema sociale del XXI secolo le attività di Estéban erano considerate molto poco economicamente rilevanti e interessanti, benché fosse sempre encomiato per l'importanza di ciò che faceva. Quando Harry gli faceva notare che lavorava in cambio di niente se non di belle parole di ringraziamento che però non gli portavano da mangiare Estéban rispondeva sempre che l'ipocrisia era una condizione obbligata in un simile modello e poi che a lui non importava avere molti soldi, le sue esigenze materiali erano limitate e il necessario per vivere alla fine lo trovava sempre. Era solito dire che portava poche cose dietro di se', ma che dentro, invece, ne portava tante. Era contento e lo si vedeva.

Harry però fece quella domanda, La Domanda, ed Estéban dovette fermarsi a pensare o meglio ripensare, in chiave nuova, su alcune questioni. "cosa ti manca Estéban?" - "stabilità!". Estéban aveva una fidanzata; insieme erano felici, ogni giorno si sentivano più uniti. Si amavano, lui l'amava molto. Jeanny, così si chiamava, era bellissima, la più bella che lui avesse mai visto. Sognava di vivere in un mondo migliore, e sognava di trovarvisi con Jeanny. Voleva sposarla, se ne rendeva conto, ed era pieno di idee ed energie. Anche Jeanny non aveva un lavoro stabile e quindi uno stipendio sicuro. Questo, in fondo non aveva mai preoccupato i due, che invece sapevano vedere e apprezzare le piccole cose, i regali improvvisi che la vita offre. D'un tratto però la parola "stabilità" si faceva spazio nella sua mente. Non si trattava più di stabilità mentale o di equilibrio vitale; per la prima volta si trattava di stabilità economica. Estéban capì improvvisamente una cosa ovvia: per poter sposare Jeanny avrebbe dovuto avere una casa, una macchina, dei soldi che gli permettessero di trattarla come meritava, che desse loro sicurezza anche nell'ipotesi di una futura famiglia. Estéban capì che per sposarsi ed avere una famiglia doveva prima avere uno stipendio. Non importava che lui amasse Jeanny, non bastava il loro desiderio di vivere uniti. Rimase gelido quando concepì questo pensiero: si rese conto che era stato imposto un prezzo monetario ai suoi sentimenti. Lo vedevo scosso mentre mi raccontava tutto questo. Estéban tremava...interruppe il tremolio solo per chiedermi quanto valesse il suo amore per Jeanny. Sapeva che non c'era cifra che potesse stabilirlo, ma era costretto a trovarne una che pesasse i loro sentimenti e permettesse di fare progetti. Gli dissi, con un amaro sorriso, che con meno di duemila euro al mese ad una coppia non era permesso nemmeno fantasticare. Estéban accennò una battuta ironica sul fatto che almeno era permesso rateizzare il proprio amore e non doverlo saldare tutto insieme...ma subito si incupì nuovamente nel chiedermi se quanto gli fosse appena successo volesse significare che era diventato adulto. Aggiunse che non gli piaceva affatto se essere adulto doveva significare diventare ricercatore di soldi anche a costo di perdere il senso della vita. Gli dissi che se non gli piaceva poteva sempre andare a vivere con Jeanny in un bosco e sopravvivere come facevano durante l'era della pietra.

Estéban decise di smettere di parlare e mi salutò. Camminava come se si trovasse immerso nella nebbia, ma ricordo che era una giornata di fine estate con aria limpida e sole battente. Mi ha scritto oggi. Dice che ha deciso di amare Jeanny. Che vorrà amare per sempre lei, i loro figli e se stesso e che quindi non diventerà un bullone dell'ingranaggio societario, ma che da dentro la società stessa tenterà sempre di migliorarla per permettere un giorno a tutti di godere della vita vivendola come la meraviglia che è.

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