martedì 27 aprile 2010

La Riforma del Sistema Scolastico

DI SABRINA MANTINI

asino
Se la funzione della scuola è plasmare degli ingranaggi che si inseriscano perfettamente nel sistema economico e dei futuri adulti produttori – consumatori che abbiano una visione scientifica e materialistica del mondo, visto come realtà di scambio di beni e di servizi e di dinamiche sa sottoporre a fredda analisi, allora la scuola può e potrà rimanere così come attualmente è, improntata sulla teoria e sulla logica; anzi dovrà ampliare nei prossimi anni il suo potere di indottrinamento matematico, fisico, scientifico, economico. Quindi una riforma che vada verso il potenziamento dell’insegnamento della matematica, della fisica, dell’inglese (sempre più inteso in senso commerciale) e preveda la riduzione o l’abolizione di discipline ritenute vetuste come Storia dell’Arte o Latino è giusta, pertinente, necessaria. In una visione meccanicista del mondo risparmiare risorse convogliandole sui soli punti del sistema ritenuti fondamentali (economia, produzione, scienza) è un’operazione che non dovrebbe sorprendere nessuno: è pienamente diritto del governo, nonché di chiunque ne sposi la linea educativa e la visione della necessaria razionalizzazione delle risorse, sviluppare un progetto educativo più limitato nella varietà dell’offerta e sbilanciato, in linea generale, sull’asse delle materie scientifiche.

Se la scuola invece deve servire a produrre uomini vivi, pensanti in modo autonomo, capaci di creare e di dare alla vita un senso soggettivo bisognerebbe cambiare completamente schema progettuale, programmi, nonché linee di progetto e di riforma, ed insistere sull’insegnamento e l’apprendimento delle materie umanistiche e soprattutto di quelle che permettono di sviluppare la libera espressione di se stessi (che non può che essere poetica e soggettiva), la ricerca di un individuale significato, di una partecipazione all’esistenza svicolata dalla limitazione del materiale. Una scuola dove Italiano, Disegno e storia dell’arte, Storia e Filosofia non siano presenti in modo preferenziale e massiccio produrrà robot, non uomini, genererà macchine logiche, non artisti del pensiero, darà alla luce schiavi, non esseri liberi. E non basterà neppure che queste discipline, perno della formazione dell’uomo, siano presenti nelle scuole e che ad esse sia riservato un consistente monte orario all’interno del curriculo, bisognerà anche che siano insegnate nel modo giusto: attraverso il metodo del dialogo e del confronto, non tramite lezioni frontali, con il ricorso all’apertura all’attualizzazione e all’espressione, allo scontro e all’eventuale confutazione, non con la disciplina della ricezione passiva e del silenzio.

Una scuola dove l’alunno si limita a ricevere passivamente cumuli di nozioni logiche è una scuola che, a mio parere, non costruisce né costruirà un valido futuro, bensì produrrà un diligente e barbarico ritorno al passato, basato sulla subordinazione a forme di pensiero chiuse e dipendenti da sistemi (siano essi il sistema imposto dai politici, quello stabilito dal mercato o la blanda dittatura della visione della scienza). È una scuola di esseri non viventi pienamente adatta ad un mondo di sopravvissuti alla morte del senso della vita. E forse, visto lo stato horribilis in cui giace il mondo, è davvero questa la scuola che serve alle donne e agli uomini del XXI secolo.

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