martedì 9 febbraio 2010

Autorità

di jiddu krishnamurti


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Sapere qualche cosa che gli altri non sanno è fonte costante di soddisfazione; ti dà la sensazione di essere in contatto con cose molto profonde, le quali conferiscono prestigio e autorità. Si è direttamente in contatto, si ha qualche cosa che gli altri non hanno, e si è importanti, non Solanto ai nostri occhi, ma anche a quelli degli altri. Gli altri vi guardano, un po' apprensivamente, perché vogliono partecipare a ciò che avete; ma voi date, sempre sapendone di più. Voi siete il capo, l'autorità; e questa posizione viene facilmente, perché il prossimo vuole imparare, essere guidato. Più ci rendiamo conto di essere smarriti e confusi, più siamo solleciti a farci guidare, insegnare; e così l'autorità nasce in nome dello Stato, in nome della religione, nel nome di un maestro o di un capo partito.
 
L'adorazione dell'autorità, tanto nelle grandi quanto nelle piccole cose, è un male, soprattutto nelle questioni religiose. Non c'è intermediario tra voi e la realtà; se ce né uno, svolgerà opera di perversione, di disturbo, non importa chi egli sia, se un salvatore supremo, o il vostro ultimo guru o maestro. Colui che sa non sa; può sapere soltanto i suoi propri pregiudizi, le sue opinioni che sono una proiezione della sua mente, le sue esigenze sensibili. Non può conoscere la verità, l'incommensurabile. Si possono erigere e abilmente coltivare posizione e autorità, ma non l'umiltà. La virtù dà libertà; ma l'umiltà coltivata non è virtù, è mera sensazione e pertanto nociva e deleteria; è un legame, che va spezzato innumerevoli volte.

E' importante scoprire non chi sia il maestro, il santo, il capo, ma perché si segua qualcuno. Voi seguite qualcuno soltanto per diventare qualche cosa, per guadagnare, per vederci chiaro. La chiarezza non può essere data da un altro. La confusione è in noi; siamo stati noi a crearla e saremo noi a dissiparla. Possiamo raggiungere una posizione ambita, una sicurezza interiore, un posto nella gerarchia della fede organizzata; ma tutto questo non è che attività prigioniera di se stessa, la quale porta al conflitto e al dolore. Potete anche sentirvi momentaneamente felice della vostra conquista, potete convincervi che la vostra posizione era inevitabile, che questo è quanto avevate in sorte; ma finché vorrete divenire qualche cosa, a qualunque livello sia, c'è l'inevitabilità del dolore e della confusione. Essere come nulla non è negazione. L'azione positiva o negativa della volontà, che è desiderio affinato e intensificato, porta sempre a sforzi e conflitti; non è questo il mezzo della comprensione. Lo stabilirsi dell'autorità e il seguirla è la negazione della comprensione.

Quando c'è comprensione c'è libertà, che non si può comprare e non può essere data da un altro. Ciò che si compera può essere perduto, e ciò che è dato può essere tolto; e pertanto nascono l'autorità e la sua paura. La paura non si può vincere con adulazioni e candele; essa ha fine soltanto con la cessazione del desiderio di divenire.

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