domenica 27 luglio 2014

Chi è Cosciente?

DI ISABELLA DI SORAGNA



Chi capisce? Non può essere un “qualcuno”. Questo è doloroso. Si. Molto doloroso. I cristiani la chiamavano la “Notte nera dell’anima”. Ricordati che è sempre l’entità “me” che ha bisogno di mettere un nome attorno al termine “Chi?” Esso non può vivere con il fatto che non è mai esistito un “Chi”. Allora, nella sua disperazione cerca un Maestro e supplica di dargli una risposta al “Chi”. Se deve avverarsi un atto di compassione verso questo povero cercatore, se il Maestro è impotente sia ad essere complice sia ad ostruire questo effluvio di compassione, nasce un concetto. Un concetto che serva da ciambella di salvataggio al cercatore che sta annegando. Un concetto chiamato ”Coscienza” o “Coscienza-a-riposo” o “Sorgente”, o “Consapevolezza non consapevole di se s tessa” o “Pura Soggettività” o “Vuoto” o “Pieno della potenzialità” o qualunque altra cosa. Solo per alleviare la sofferenza del cercatore. Poiché quando l’ “Io” cade, chi avrà ancora bisogno di questi concetti, chi avrà bisogno della risposa al “Chi?” Quello che è il “Chi”, essendo la totalità di cio’ che E’, avrà ancora bisogno della risposta al “Chi”?

Allora può ancora sorgere questo genere di domanda?

Tutto cambia? Paragonato a che cosa? Paragonato a tutto il resto che sta pure cambiando? Come si può fare questo paragone e da chi? Da qualcuno che sta cambiando anche lui? Allora da che posizione può essere fatto il cambiamento? Il fatto che non c’è un vero punto di paragone per determinare se il cambiamento è un fatto, rivela la verità della situazione. Il cambiamento è apparente, ma non reale.

La permanenza, la costanza può essere trovata solo in relazione al cambiamento, se si crede che sta avvenendo il cambiamento. I nostri sistemi nervosi sono costruiti per determinare il cambiamento e così il cambiamento ci sembra reale, in relazione al modo in cui il nostro sistema nervoso costruisce dei dati comparativi. Eppure un’investigazione più accurata mostra che il nostro sistema nervoso fabbrica da sé i suoi paragoni basati sulle proprie ipotesi. Possiamo così affermare che il flusso è immobile, eterno, senza tempo e non paragonabile. Si può dire che la relatività dunque non è né la verità ultima né un’illusione.

Un organismo destinato a presumere paragoni e cambiamenti non può accertare il vero stato delle cose, qualunque esso sia. Pure si potrà accertare la finzione del rendiconto della realtà data da quell’organismo. Il che significa che il cambiamento è una verità relativa nei limiti dettati dalla struttura organizzativa e dal modo di riferire i dati di un organismo - ma la struttura dell’organismo non deve rappresentare un limite alla consapevolezza. Poiché il mio flusso è eterno, non sono in una relazione comparativa con la totalità che è il mio essere.

Quindi non sono mai nato, malgrado le innumerevoli nascite e morti. Tutti i fenomeni parlano di me - io sono in te e tu sei in me, e siamo nel clown Bozo.