mercoledì 28 agosto 2013

Il Mondo Esterno E’ Quello che Siete Voi

DI JIDDU KRISHNAMURTI

mondo esterno
Portando un cambiamento radicale nell’essere umano, in voi, portate naturalmente un radicale cambiamento nella struttura e nella natura della società.

Penso sia importante capire con chiarezza che la mente umana, con tutte le sue complessità, i suoi intricati meandri, fa parte del mondo esterno. “Tu” sei il mondo, e realizzando una rivoluzione fondamentale – non comunista, né socialista, ma un tipo completamente diverso di rivoluzione, nella struttura e natura stessa della psiche, di te stesso – produrrai una rivoluzione sociale. Rivoluzione che deve cominciare non al di fuori, ma interiormente, perché l’esterno è il risultato della nostra vita interiore, privata. Quando c’è una rivoluzione radicale nella natura stessa del pensiero, del sentire e dell’agire, allora ovviamene ci sarà un cambiamento nella struttura della società.

In questo mondo confuso e brutale, la maggior parte di noi cerca di ritagliarsi una vita privata per conto proprio, una vita in cui poter essere felice e in pace pur continuando a vivere con le cose di questo mondo. Evidentemente pensiamo che la vita che conduciamo, con la lotta, il conflitto, il dolore e la sofferenza, sia qualcosa di separato dal mondo esterno di miseria e confusione. Pensiamo che l’individuo, il “noi”, sia diverso dal resto del mondo con tutte le sue atrocità, guerre, scontri, ineguaglianze e ingiustizie e che tutto questo sia qualcosa di completamente diverso dalla nostra vita individuale. Ma, se guardate un po’ più da vicino, non soltanto la vostra vita ma anche il mondo, vedrete che ciò che siete – la vostra vita quotidiana, quello che pensate, quello che sentite – è il mondo esterno, il mondo intorno a voi.

Il grande problema del mondo è vostro e mio o è indipendente da noi? La guerra è indipendente da voi? I conflitti nazionali, i conflitti all’interno di una comunità, sono indipendenti da voi? La corruzione, il degrado, la disgregazione morale, sono indipendenti da ciascuno di noi? Questa disgregazione è direttamente connessa con noi, e quindi la responsabilità ricade su ciascuno di noi. E’ questo il problema principale, non è vero? Cioè, in altre parole: il problema va forse lasciato nelle mani di pochi leader di sinistra o di destra, ai partiti, alla disciplina? Va forse affidato a un’ideologia, alle Nazioni Unite, agli esperti, agli specialisti? Oppure si tratta di un problema che ci coinvolge direttamente? Cioè: siamo direttamente responsabili di questi problemi o non lo siamo? La questione vera è certamente questa, non è così?

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domenica 25 agosto 2013

Nuovi Valori in Economia e Beni Comuni

DI PEPPE CARPENTIERI

natura_mix_44

Secondo gli studi dell’economia classica circa la stima dei beni, ahimé, la biologia, la natura non sono la “misura” corretta per valutare i beni, e soprattutto l’estimo non contempla il concetto di bene comune. 

Gli economisti hanno previsto metodi di misura per i beni pubblici e privati, non per il bene comune. Solo negli ultimi anni si è “affermata” la disciplina della valutazione dell’impatto ambientale, ma ancora non si usa in maniera prioritaria il concetto di valore d’uso (criterio non monetario) per definire il valore attribuito a un bene affinché si possa fruire. Com’è noto l’aspetto del valore dipende dal punto di osservazione. Nella stima tradizionale si calcolano il più probabile valore di mercato e il valore di costo (fondamentali), poi esistono altri quattro criteri. Le politiche neoliberiste sorte nei gruppi sovranazionali stanno proponendo, tramite l’Unione Europea, l’usurpazione dei beni pubblici. Ricordiamo che il concetto di valore è diverso dal concetto di costo e di prezzo, esso è più sfumato e talvolta può comprenderli entrambi, infatti il valore non è legato necessariamente alla moneta, come, per l’appunto la stima dei beni pubblici. Nelle valutazioni ambientali l’obbiettivo è stabilire l’impatto: negativo o positivo, infatti lo scopo è razionalizzare l’uso delle risorse. Nonostante questi concetti siano alla base di teorie economiche, ampiamente studiate nelle scuole, le istituzioni propongono la cessione e la privatizzazione proprio dei beni pubblici e demaniali, violando concetti elementari attraverso l’attribuzione di un valore monetario e regalare la gestione di questi beni alle SpA, tramite il ricatto e l’invenzione dell’economia del debito. Un gioco di prestigio ben progettato e propagandato dai media, nelle università e dai burattini inseriti nei partiti tradizionali.

Stimare, secondo i criteri standardizzati e tradizionali, significa dare un valore, dichiarato spesso in moneta, e che sia rispondente allo scopo della stima.  L’operazione della stima è complessa perché non misura grandezze fisiche, ma esprime un giudizio fondato e credibile rispetto a dei riferimenti: a) azione volontaria dell’uomo: convenzione, lo scambio; b) l’oggetto di giudizio della stima rispetto alla quantità delle grandezze attribuibili al bene economico, ad esempio la quantità di danaro che può scambiarsi con quel bene (prezzo di mercato), la quantità di danaro necessario a produrlo (costo di produzione); c) sistema dei prezzi.

In buona sostanza i metodi maggiormente usati – valore di costo e di mercato – nella nostra economia non contemplano la scienza ecologica e l’uso razionale delle risorse naturali. Non esiste criterio riconosciuto e diffuso che sia rispettoso della natura, al contrario, i sistemi di stima ampiamente diffusi e più in uso mirano alla monetizzazione dei beni per commerciali e/o trarne profitto. Appositamente si scarta il concetto del valore d’uso perché costringe gli interlocutori a scegliere fra valore monetario e utilità sociale. La scelta politica di boicottare il valore d’uso mostra gli effetti in tutto il mondo: depauperamento delle risorse, inquinamento, aumento delle malattie causate dai processi produttivi per l’uso di sostanze tossiche nei materiali, e nella diffusione delle merci. Impoverimento delle terre coltivabili e perdita della sovranità alimentare.

La relazione che intercorre fra economia e metodi di stima sta nel fatto che mentre l’economia è nata per gestire la “casa comune”, i criteri estimativi sono il frutto di una credenza, una religione secondo cui ogni bene deve essere sfruttato, consumato, rubato, eroso, sottratto per un interesse privato, anziché limitarsi alla gestione condivisa delle “risorse comuni”. E fino ad oggi l’economia è cresciuta solamente con criteri estimativi quantitativi e non qualitativi. I risultati sono visibili al mondo intero, anziché perseguire il reale benessere degli individui si persegue l’avidità di pochi trasmettendo i non valori della competitività sia a scuola che nelle università.

Nel campo dell’edilizia, finalmente, cresce la diffusione dell’analisi del ciclo vita(LCA) che mette in evidenza gli impatti ambientali causati dai flussi di materiali ed energia necessari alla produzione-uso-dismissione dell’edificio, ma trascura gli aspetti macro-ambientali di relazione tra edifico e contesto (comfort degli spazi aperti, accessibilità e rete infrastrutturali) e gli aspetti micro-ambientali (comfort termico, luminoso, indoor air quality). Quando sarà completata la banca dati LCA dei materiali i progettisti avranno un’informazione importante per la scelta dei materiali. Per gli aspetti macro e micro ambientali vi sono altri metodi in uso e in sperimentazione che completano le informazioni a sostegno dei progettisti. Si passerà dall’obsoleta rendita alla politica delle risorse. La domanda non sarà più quanto costa, ma ci sono le risorse per farlo?

Le contraddizioni fra monetarismo ed ecologia: uno dei principi oggetto della stima è la disponibilità monetaria oggi creata all’infinito (hedge fund, derivati) possiamo notare che, invece, i flussi di materia sono limitati e la capacità rigenerativa della natura ha tempi più lunghi rispetto alle scommesse delle borse telematiche che spostano e concentrano ingenti capitali per produrre merci inutili. Oggi, attraverso la matematica finanziaria gli azionisti possiedono un’enorme disponibilità di moneta creata dal nulla che viola i principi di uno scambio equo usurpando i diritti inviolabili dell’umanità. Per questo motivo è auspicabile una decrescita felice degli sprechi e una crescita occupazionale in attività socialmente utili. Si tratta di avviare un periodo transitorio per un riequilibrio del sistema fallito a causa di idee obsolete.
Una soluzione per la gestione dei beni (cibo, acqua, internet, energia) è quella di definirli comuni e sottrarli al capitalismo dei mercati finanziari. Il cibo, l’acqua, internet e l’energia oggi sono fruibili tramite la moneta debito e attraverso le SpA locali (a cui paghiamo le bollette) gestite dal sistema finanziario che ricatta gli Stati. Le tecnologie odierne ci insegnano che le comunità possono autoprodurre cibo a sufficienza (agricoltura sinergica e fattorie autosufficienti), gestire le risorse idriche (l’acqua è vita), creare una rete internet (accesso alla conoscenza) e produrre l’energia necessaria con fonti alternative, insomma comunità libere dal condizionamento delle multinazionali e/o dei gruppi elitari sovranazionali. I beni comuni per definizione non sono beni privati o beni pubblici, ma beni che possono e devono essere gestiti direttamente dai cittadini tramite “nuove” forme di democrazia economica, che non hanno rilevanza di profitto monetario, ma puntano alla co-gestione delle risorse per tenerle in equilibrio. La Costituzione italiana tutela questi beni, ma le istituzioni non hanno ancora introdotto regole e norme che sottraggono questi beni alle logiche mercantili delle SpA. Per la precisione l’art.47 invita le istituzioni a tutelare il credito affinché i cittadini possano gestire direttamente le infrastrutture di Stato, i cittadini non le SpA; l’art. 41 dichiara che l’iniziativa privata deve rispettare la salute e i diritti dei lavoratori e l’art. 3 impone l’uguaglianza fra tutti i cittadini a sostegno di una vera e piena partecipazione politica, e per concludere secondo l’art. 1 ci informa che la titolarità giuridica della sovranità è in mano al popolo. Tutti questi articoli sono ampiamente violati e/o non applicati.

Riconoscendo l’importanza delle leggi della natura si rende necessario aggiornare l’estimo e completarlo con i criteri di analisi del ciclo vita e inserire nuovi principi per l’economia partecipata. Le tecnologie odierne consentono la catalogazione delle risorse e degli ecosistemi per una gestione razionale della biodiversità, fuori da malsane logiche mercantili, e lo Stato deve essere il garante di processi e controlli, non più le SpA, non più la moneta debito, non più le banche private e commerciali. Esistono persino ricerche e studi sull’urbanistica che suggeriscono l’abbandono della rendita e introducono l’ecologia come misura del governo.

Il dibattito sul controllo sui beni comuni è stato avviato da tempo nei confini ristretti delle accademie, e senza dubbio possiamo tracciare un confine politico visibile fra i partiti che governano questo Paese, l’Europa e il mondo intero, fra chi sta attuando una dittatura globale a servizio delle SpA e fra chi chiede maggiore democrazia in Italia e in Europa. Ritengo sia giunto il momento che tale dibattito si trasferisca nei luoghi più opportuni e corretti, cioè nelle piazze e nelle scuole poiché è in gioco la libertà, la sopravvivenza e la sovranità dei popoli. Si tratta di transitare dall’attuale schiavitù SpA alle reti di comunità. I beni collettivi possono essere amministrati da comunità che vivono su principi cooperativi e di reciprocità, che implicano la capacità di valutare le ragioni di tutti gli individui coinvolti tramite rapporti di fiducia, e la consapevolezza della scarsità della risorsa. Queste comunità sono sempre esiste, ma sono state schiacciate dal modello istituzionale Occidentale, ormai giunto al declino per implosione del sistema stesso. Internet ci ha consentito di conoscere e riscoprire queste comunità. Solo per citare un esempio, durante il periodo longobardo-romanico nel Sud Italia, si sviluppò e crebbe un’economia reale efficiente perché i cittadini che ne facevano richiesta potevano gestire e lavorare la terra senza pagare né dazio e né l’acquisto della proprietà. Non esisteva il concetto di proprietà privata come noi lo conosciamo. I cittadini avevano l’opportunità di autogestire il territorio e destinavano una piccola parte del raccolto, come paga al sovrano, solo dopo anni di lavoro in proporzione alla produttività della terra. Ai sovrani non interessava accumulare ricchezza come noi la immaginiamo oggi, ma interessava avere persone di fiducia che curassero i terreni. Questo fu il modello economico e sociale che pose le basi per un territorio redditizio e avanzato che successivamente consentì la nascita del principato Citra Superiore. Senza il concetto di possesso, lo stesso modello economico era usato dagli indiani d’America poiché sfruttavano la terra solo per necessità e non per sovraprodurre. Gli indiani non conoscevano la proprietà privata e neanche il concetto di vendita o mercato come noi lo rappresentiamo. In sostanza alle comunità non interessava conoscere quanta merce veniva prodotta e scambiata ed i primi mercati, le fiere, servivano per scambiarsi i beni autoprodotti per soddisfare bisogni reali e non per accumulare merci inutili. Com’è noto a scomporre l’equilibrio fra uomo e natura fu la nascita del sistema bancario e del prestito, poi l’avvento delle rivoluzioni industriali e poi ancora l’occultamento delle tecnologie migliori, quelle eco-efficienti, Tesla docet.

L’attuale sistema diseducativo ha cancellato dalla mente delle persone i valori di utilità sociale e di condivisione che hanno determinato la vita nei comuni italiani. Facendo a meno di sovrani e feudi che degenerano in oligarchie autoritarie, se ci pensiamo, gli Enti locali rappresentano bene queste degenerazioni, oggi possiamo tornare ai principi economici che fecero crescere nel benessere intere comunità col vantaggio delle conoscenze odierne e delle tecnologie eco-efficienti e gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Creso sia necessario cogliere queste opportunità per cominciare a vivere da esseri umani. Esistono diversi gruppi in tutto il mondo che stanno maturando l’attuazione di queste “nuove” forme “istituzionali” di co-gestione dei beni comuni, dal Sud America fino in Europa. E’ un movimento politico senza struttura che propone soluzioni concrete di idee radicali ed usa internet per condividere le conoscenze e far sviluppare le comunità partendo da valori condivisi, i diritti dell’uomo e la natura.


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mercoledì 21 agosto 2013

L’Inganno del Bilancio e la Svendita del Paese

ESTRATTO DA “QUALCOSA” CHE NON VA 

vendesi

E’ consuetudine dell’immaginario collettivo credere che l’obiettivo di un bilancio pubblico sia quello di far pareggiare i conti, oggi si ritiene che sia una pratica virtuosa. Questo obiettivo aritmetico nasconde una triste realtà o una cinica perversione degli economisti ortodossi e addomesticati che hanno modificato l’azione degli Enti locali. L’intero sistema europeo che condiziona la pubblica amministrazione si poggia su convinzioni errate come il Patto di stabilità, l’immorale pareggio di bilancio e il fiscal compact. Questi sciocchi criteri si traducono in tagli alla spesa pubblica e quindi un danno economico concreto ai ceti meno abbienti che fanno aumentare la depressione in Italia. Nella letteratura politica quest’azione viene comunemente valutata come la distruzione dello Stato sociale, il pilastro della nostra Costituzione. Ogni pezzo dello Stato sociale viene trasformato in merce e venduto, un’aberrazione che viola i diritti universali dell’uomo sanciti nel 1948. La conclusione di questa convinzione mentale ragionieristica è solo il frutto di una lenta e ossessiva programmazione mentale che ignora la bioeconomia, l’economia e le esigenze reali dell’umanità. Su questo pianeta le leggi per la sopravvivenza umana si leggono con la fisica, la chimica, la biologia, l’agronomia e la geologia, non con la finanza. Una risposta ragionevole alle regole immorali della finanza pubblica è l’introduzione del principio di “non equilibrio di bilancio” per la spesa sull’istruzione, la cultura e il sociale, cioè fare l’esatto opposto delle politiche di austerità introdotte dai neoliberisti inseriti nei Governi nazionali tramite le organizzazioni sovranazionali. La ragione etica di questa scelta radicale è semplice, nel periodo storico che stiamo attraversando la moneta va percepita come strumento, e non come valore di ricchezza. L’obiettivo è puntare alla piena occupazione e cancellare le disuguaglianze attraverso scelte coraggiose per aiutare i popoli e non per opprimerli con l’austerità.

Da diversi anni il potere invisibile ha diffuso, con successo, il mantra privato meglio del pubblico, dando un forte contributo alla distruzione dello Stato sociale e spostando la sovranità dalle istituzioni alle banche SpA, dagli Stati all’UE. Un grande contributo a sostegno di questa credenza è venuto dai media, pubblicazione ossessiva di scandali, e dal comportamento immorale sia dei dipendenti eletti che dei dirigenti pubblici, e dai sindacati che hanno impedito e rallentato il rinnovamento meritocratico di funzionari e dirigenti nel settore pubblico.
La stesura del bilancio spetta al Governo mentre al Parlamento è attribuito il compito di approvarlo. Il bilancio dello Stato può essere preventivo o consuntivo (rendiconto generale). La differenza tra entrate e spese al termine di un esercizio concretizzerà un avanzo di bilancio, se il saldo è negativo, come avviene di solito, si avrà un disavanzo (o deficit) di bilancio. L’avanzo o disavanzo del settore pubblico si definisce come: Avanzo/disavanzo =G + TR – TA, dove G = spesa pubblica; TR trasferimento dallo Stato ai privati (pensioni, sussidi alle imprese e alle famiglie e interessi sul debito pubblico); TA trasferimenti dai privati allo Stato (imposte dirette, indirette, contributi sociali).

Entriamo subito nel merito, c’è una voce immorale nel bilancio sopra sintetizzato: interessi sul debito pubblico. Nell’equazione del rendiconto generalela riduzione del debito pubblico è impossibile e tanto meno la cancellazione, per una ragione ovvia a chi ha interesse nel leggersi la storia: guerra persa e accordi di Bretton Woods e per chi ha la curiosità di leggere i Trattati internazionali potrà rendersi conto dell’invenzione del debito, problema giuridico e non economico. La sovranità monetaria è stata ceduta a organi non elettivi sovranazionali violando l’articolo 1 e l’articolo 47 della Costituzione. Il credito è controllato da SpA commerciali e non più dallo Stato. Il sistema finanziario e monetario è subordinato ai capricci di pochi banchieri che usano strumenti per scommettere sulla vita dei popoli. In questo sistema la ricchezza e la povertà non sono più in mano alle istituzioni democratiche rappresentative, ma in mano a individui inumani, tecno-cratici non eletti, che adottano consuetudini e comportamenti immorali dove l’avidità premia gli imbroglioni a scapito dei diritti umani.

Il popolo italiano al pari degli altri popoli, contrariamente a quanto è sancito dalla Costituzione non è libero. L’intero sistema bancario è un’invenzione a servizio dell’élite e il sistema del prestito è un metodo immorale, ma legalizzato, per tenere i popoli in schiavitù. Dopo il controllo della moneta debito, l’obiettivo dell’élite è semplice, controllare con lo stesso metodo dei “mercati” le società che gestiscono i servizi pubblici locali usando l’arma dell’invenzione del debito pubblico, sono già pronti piani per svendere le SpA locali, dopo aver rubato le infrastrutture nazionali (Banca d’Italia, autostrade, ferrovie e telecomunicazioni). I loro adepti ed emissari sono ampiamente diffusi in tutte le università e nei media, banali ripetitori di volontà decise nel famigerato club Bilderberg nella Commissione Trilaterale e nel CFR.


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domenica 18 agosto 2013

Vedemecum Dell’Esploratore Interiore

DI NON DUALE
viaggiatore

1) La regola “aurea”: non accettare nulla per sentito dire, coltiva il dubbio, fondati solo su ciò che puoi sperimentare e realizzare direttamente.

2) Diffida dei profeti e dei messia, di chi si pone come “illuminato per rivelazione” e ti chiede di credere a ciò che dice millantando presunte ispirazioni mistiche, incontri alieni, canalizzazioni angeliche, ecc. Ciò che non può essere comprovato direttamente non ha alcun valore.

3) Ovunque un essere umano rivendichi una presunta superiorità rispetto a un proprio simile non possono che esserci violenza e corruzione. Diffida dunque di ogni gerarchia, di quei rapporti e sistemi politico-religiosi che richiedono obbedienza e dipendenza economica (povertà) ai propri seguaci: settarismo e abusi sono garantiti.

4) Leggi molto, confronta, viaggia, sperimenta. Non aver paura di aderire a scuole e tradizioni. Tuttavia abbi anche il coraggio di abbandonarle quando lo ritieni opportuno. Non è vero che tutte le pratiche e le vie, se seguite sino in fondo, portano agli stessi risultati. Alcune favoriscono la chiarezza, altre invece incrementano l’illusione. Sperimenta quindi tutte le pratiche e le vie che ti ispirano ma non ti attaccare a nessuna, mantieni un atteggiamento critico. Ricordati che qualsiasi pratica, anche la più sofisticata, è solo come una spina che ti aiuta ad estrarre una scheggia dal dito. Una volta estratta la scheggia è naturale liberarsi di entrambe. Sappi dunque abbandonarle, sempre e comunque con gratitudine perché non esistono sbagli, solo esperienze che hanno qualcosa da insegnarci.

5) Diffida di chi ha bisogno di mostrare “prodigi” e di utilizzare espedienti emotivi per farsi ascoltare e attirare seguaci. I saggi non esibiscono i poteri psichici, anche se spesso potrebbero, perché sanno bene che sono solo manifestazioni apparenti e relative che spesso finiscono per incrementare le illusioni sia in chi li pratica, sia in chi ne è suggestionato.

6) Diffida di chi richiede la castità come prerequisito per una ricerca spirituale profonda millantando che l’astinenza sessuale sia un segno di purezza o un “accumulo di energia”. L’enorme energia che si spende per resistere ai desideri è di gran lunga maggiore rispetto a quella che si dissipa nell’assecondarli in modo equilibrato. L’unica castità accettabile è di tipo interiore, una castità che accade spontaneamente, senza sforzo, spesso dopo molti anni di sesso attivo. La castità che ha bisogno di voti, di riti e impegni pubblici, di sforzi per essere mantenuta ha come unici “benefici” l’aridità o la follia.
Quando vita spirituale e castità vengono coniugate, ciò avviene esclusivamente per questioni di potere o di presunta convenienza pratica.

7) Comprendi la natura confusa ed effimera delle emozioni. Vivile appieno ma non fare affidamento su di esse. Comprendi chiaramente anche la natura dualistica del pensiero, della mente concettuale, che non può concepire nulla senza immediatamente produrre il suo opposto. Lascia spazio invece al fiorire in te dell’Intelligenza, dell’Intuizione “sovramentale”, della Buddhità, della “Conoscenza del Cuore”: essa è il vero strumento del Risveglio, di una vita autenticamente spirituale, la facoltà sopita grazie alla quale l’uomo può trasformare la sua vita da un piccolo gretto affare a una celebrazione impersonale dell’Uno.

8) Diffida di chi si pone come l’unico vero maestro, vuol dire che pretende di insegnare senza sapere alcunché. Impara invece da tutti, apriti alla Vita che è infinita possibilità di apprendimento. L’unico vero maestro è infatti la tua Vera Natura che produce un’infinità di occasioni per perdersi e risvegliarsi a Se Stessa in questo grande kolossal che è l’esistenza. Riconosci dunque tutte le manifestazioni esteriori come semplici apparenze che hanno come unico ruolo il rimandarti a quella Sostanza Incondizionata che sei sempre stato e sempre sarai.

9) E’ relativamente facile mettere in discussione il mondo. Più difficile è sapere mettere in discussione se stessi. Sappi dunque mettere in dubbio ogni tua credenza, ogni immagine di te stesso, ogni ruolo e identificazione interiore o esteriore che hai interpretato sino ad ora. Solo chi smaschera senza indugi ogni identificazione può realizzare la propria Vera Natura.

10) Applica ciò che è stato detto anche a questo vademecum. Dubita di ogni punto e indagane la veridicità nel tuo vissuto.

FONTE: NONDUALE

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mercoledì 14 agosto 2013

Un Mondo di Abbondanza

DI SUSTAINABLE MAN
TRADOTTO DA ALESSANDRO MAMMOLITI

abbondanza

Vi ricordate il film Balle Spaziali? In una scena il presidente Scrocco, interpretato da Mel Brooks, prende dal cassetto della scrivania una lattina di aria pulita “Perri-air”, dopo aver assicurato un’agenzia di stampa che “non c'è nessunissima carenza di aria”. Anche se può sembrare assurdo che ci possa mai essere carenza di aria pulita, vivere in città inquinate come Pechino, Manila o Los Angeles dimostra come di aria pulita non se ne trova poi più in abbondanza come una volta.

Per la maggior parte di noi è difficile immaginare una società abbondante. Il concetto di abbondanza risulta piacevole, come vivere in un mondo abbondante è una bella sensazione. Niente preoccupazioni di sopravvivenza. Accesso a qualsiasi cosa potremmo mai desiderare o aver bisogno. Ciò nonostante, a meno che non si faccia parte della cerchia di persone che godono dello 0.1% del reddito economico, la realtà di un mondo abbondante rimane un sogno irraggiungibile. Il contrario dell’abbondanza è la scarsità. Moltissime persone conoscono bene il concetto di scarsità – scarsità di denaro, di tempo e di significato per i più fortunati o di cibo, acqua e un tetto per i meno fortunati. Dando uno rapida occhiata alle condizioni della vita umana sulla terra si potrebbe giungere alla conclusione che viviamo in un mondo scarso, ma è davvero così? Se definissimo la scarsità come “insufficienza o mancanza di risorse”, allora sarebbe tutto sommato facile riconoscere se viviamo o no in un mondo scarso. Basterebbe rispondere alla domanda “c’è abbastanza X per soddisfare i bisogni di tutti gli esseri umani?” Vediamo… Secondo le statistiche, si stima che la fame nel mondo colpisce 925 milioni di persone, il che implica che ci sia scarsità di cibo. Tuttavia, il mondo produce quotidianamente 2720 chilocalorie di cibo a persona, più che a sufficienza per sfamare l’intero pianeta. La scarsità di cibo non esiste. Secondo le statistiche, vi sono circa 630 mila senzatetto negli Stati Uniti, il che implica che ci sia scarsità di abitazioni. Tuttavia, ci sono più di 19 milioni di case sfitte negli USA, più che abbastanza per alloggiare chi vive per strada. Il problema delle abitazioni nemmeno esiste.

A quanto pare, ci sono cibo e alloggi a sufficienza per soddisfare il fabbisogno mondiale, tuttavia per molte persone la realtà dei fatti non è così. Semplicemente non hanno abbastanza soldi per concedersi questi bisogni primari. C’è scarsità di denaro? Secondo le statistiche, il debito pubblico e privato supera i 34 trilioni di dollari negli USA, il che implica una mancanza di denaro. Tuttavia, esistono circa 10 trilioni di dollari nella massa monetaria. Aspetta un attimo! Quindi il denaro è scarso! E se si cercano le ragioni, si scopre che non è scarso a caso. Il denaro scarseggia per via della metodologia con cui viene prodotto attraverso il debito a tassi di interesse. Quando viene concesso un prestito, infatti, è solo il principio che viene creato, mentre è il mercato che deve procurare l’interesse corrispondente attraverso una concorrenza senza fine per evitare la bancarotta. Ed è qui che nasce il problema. Perché mai le risorse necessarie a sostenerci in questa economia debbano essere volutamente scarse? (Se analizziamo a fondo il problema potremo scopriremmo anche la causa alla base della concorrenza nel mondo) L’abbondanza è il nemico dell’economia di libero mercato. Provate a vendere una risorsa abbondante (i.e. della sabbia in una spiaggia) e scoprirete la futilità di uno sforzo del genere. In un sistema di libero mercato, i beni devono essere scarsi affinché li si voglia comprare. Tempo fa, forme di divertimento come i raduni di comunità, le bande di paese, e le feste cittadine erano abbondanti e gratuite. Oggi, la maggior parte delle persone acquista il divertimento attraverso la televisione, i film, lo sport e i concerti, facendo dell’industria dell’intrattenimento un affare multimilionario. Dal divertimento all’assistenza all’infanzia, all’acqua in bottiglia, molti prodotti e servizi moderni un tempo abbondanti e gratuiti sono stati resi scarsi per rendere di conseguenza possibile la loro compravendita. Ma esistono esempi di cose in origine scarse che sono poi diventate abbondanti, e che tipo di impatto hanno avuto? Trent’anni fa, un gigabyte (GB) di memoria era un bene molto scarso. Fruttava la somma considerevole di quasi mezzo milione di dollari. Oggi il suo prezzo al dettaglio è di 7 centesimi e non più di 3 centesimi all’ingrosso. Memorizzare una copia digitale di un film di due ore costa meno di 10 centesimi. Sebbene non ancora gratuito e abbondante come l’aria - molte compagnie come Google, YouTube e Dropbox offrono grandi quantità di gigabyte di memoria personale gratuita a qualsiasi utente provvisto di indirizzo e-mail. La memorizzazione di dati ora è abbondante. Questa abbondanza di memoria dati ha prodotto una rivoluzione nelle comunicazioni mondiali che mette in contatto la specie umana come mai prima d’ora. È ora possibile caricare e condividere contenuti digitali in una misura che si sarebbe considerata inimmaginabile appena pochi decenni fa, il che ha fatto fare un salto enorme al grado di empatia umana a livello mondiale. Non è la prima volta che delle nuove tecnologie creano un’abbondanza capace di trasformare la società. Come scrive Jeremy Rifkin ne La Civiltà dell’Empatia: “Prima della stampa, le persone condividevano i propri pensieri in forma orale, attraverso il dialogo e scambi d’opinione vis-à-vis. La rivoluzione della stampa ha contribuito allo sviluppo di un ambiente più meditativo… la ridondanza mnemonica della comunicazione orale e le eccentricità soggettive della scrittura medievale furono eclissate da un approccio più razionale, calcolato e analitico alla conoscenza …questo cambiamento della coscienza preparò il terreno ad un nuovo ideale di progresso umano [e alla Rivoluzione Industriale]”. La comparsa della distribuzione di informazioni libera e ubiqua, l’avvento dell’era dell’informazione, e la possibilità per le persone di tutto il mondo di mettersi in contatto, collaborare e condividere idee hanno creato una forza unificatrice con il potenziale di trasformare la civiltà stessa.
A patto che si possa creare energia in abbondanza. Sebbene sia in circolazione da secoli, l’energia sta diventando sempre più scarsa, come testimonia il costante aumento del prezzo dei carburanti. Inoltre, l’inquinamento naturale dovuto al disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, e l’aumento della concentrazione di CO2 derivante dalle inquinanti sabbie bituminose dell’Alberta (Canada) presuppongono dei costi tanto ecologicamente trasparenti quanto economicamente nascosti. Se questa tendenza continua, sempre meno persone potranno permettersi di usare la macchina, riscaldare la casa, e persino comprare il cibo. Ad ogni modo, si stima che il mondo usi circa 16 terawatt di elettricità all’anno, quando l’energia solare ha il potenziale di generare 6000 volte l’attuale produzione mondiale, di sicuro a sufficienza per creare energia in abbondanza. Un’energia abbondante, ben distribuita e pulita è la chiave per un mondo giusto e sostenibile. Con energia in abbondanza ci può essere acqua in abbondanza. Con acqua in abbondanza, ci può essere cibo in abbondanza. 

È giunto il momento di abbandonare le rigide ideologie e teorie di una mano invisibile che promette una prosperità mondiale irraggiungibile, e accettare l’ovvia necessità di trasformare la nostra infrastruttura energetica per permettere la condivisione di un’energia abbondante, ben distribuita e pulita.



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domenica 11 agosto 2013

In Coda per lo Smartphone, a Spasso per il Lavoro

DI ANNA LISA MINUTILLO
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Tutti in fila per il telefonino di ultima generazione e nessuno in fila quando c’è da protestare per la difesa del lavoro o per le ingiustizie a cui quotidianamente siamo sottoposti? E poi il messaggio che arriva è sicuramente quello del Paese dei bengodi che poco ha a che fare con quello che vogliamo realmente e ne andiamo anche fieri? Credo che ognuno di noi possa disporre dei propri soldi come meglio crede ed investirli nell’acquisto dei beni che ritiene necessari per la sua vita, ma su questa cosa in un momento come quello che stiamo vivendo dobbiamo per forza cercare di fare una riflessione. Cosa è diventata questa vita maltrattata in effetti?? Quando si smetterà di avere un valore che si basa su ciò che si possiede e non su ciò che si è come persone? Cosa stiamo aspettando per cercare di renderlo migliore questo mondo smettendo di ingabbiarlo in spot pubblicitari che privilegiano un’oggetto e riducono ai minimi termini un’intera esistenza?

Non si possono più vedere pensionati che frugano nelle cassette della frutta dopo i mercati per mettere insieme con ciò che trovano fra gli scarti il pranzo con la cena. Non si possono più vedere operai che piangono in diretta tv perché non hanno più il lavoro e non riescono a provvedere alle proprie famiglie. Non si possono più vedere ammalati doversi pagare ed anche a caro prezzo i farmaci che gli occorrono o restare mesi fermi in liste d’attesa interminabili prima di avere diritto ad un’esame. Non si possono più vedere persone disperate compiere gesti disperati e restare insensibili di fronte a tanta sofferenza. Non si possono più vedere paesi che sprofondano in un mare di fango per l’incuria e per la golosità della speculazione edilizia e non avere nemmeno un servizio che gli dedichi il giusto rilievo. Non si possono più vedere illustri professionisti giocare con le nostre vite devolvendo le somme messe a disposizione per i comuni mortali, rimpinguare le loro tasche già piene e servire per pranzi luculliani quando intorno questo Paese sta affossando nella disperazione più totale. Ma la testa delle persone, di quelle vere, di quelle che si dicevano disposte a lottare per allontanare dalle loro vite l’insensibilità e l’appiattimento che la tv, la pubblicità, la moda del momento volevano inculcargli dove è andata a finire? Perché non abbiamo una risposta forte e sentita per scacciare le cose che ci allontanano dalla realtà e sappiamo solo girare la testa dall’altra parte quando vediamo lacrime di dolore nello sguardo pulito di chi non riesce più a sopravvivere, nemmeno a vivere, ma a sopravvivere decentemente? Che esempio si sta regalando alle nuove generazioni? Cosa sta passando come concetto di “normalità” in queste vite che si trascinano appiattite? Perché nessuno si arrabbia davvero di fronte a queste cose? Perché tutto tace e diventa un motivo in più per far finta che nulla stia accadendo e che gli esseri umani esistono sempre meno per lasciare il posto a vuoti fantocci senza anima? Non riesco a capire e chiedo aiuto a voi, non riesco a capire come si possa silentemente accettare tutto ciò, non riesco a capire cosa è sfuggito di mano a chi non si ferma un solo momento a riflettere, non riesco a capire come mai questo sia un Paese di ricchi quando tutto sta franando e di ricchezza davvero non vè né più. Non riesco a capire come mai tutti si dicano delusi e poi nelle occasioni per farsi sentire i volti che mi circondano siano sempre gli stessi… Con cosa abbiamo barattato le nostre splendide unicità, perché ci siamo spenti prima ancora di aver provato a far passare dei concetti differenti, perché è così facile fornire l’esempio di chi ha fatto strada imbrogliando o svendendo se stesso e non si riesce invece a far capire che una casa senza solide fondamenta prima o poi è costretta a cadere e malamente anche? Questo mondo in fila per una nuova bestialità che non fa altro che allontanare dalle realtà mi mette addosso una tristezza che vorrei ma non riesco a descrivere qui. Mi sento offesa da tanta arrendevolezza, mi sento sempre più non rappresentata da queste situazioni, mi sento profondamente delusa da chi avendo qualche annetto e qualche esperienza in più avrebbe dovuto capire a cosa ci ha portati questa corsa al possesso di beni voluttuari che non miglioreranno di certo ciò che siamo ma che riempiranno per bene le tasche di chi ci vuole vuoti e malleabili.

Nessuno si accorge di quanto ci stanno privando? Nessuno si accorge di quanto ci stiano portando via togliendoci la possibilità di tornare a riappropiarci della cultura? Andare al cinema, andare a teatro, acquistare un buon libro sono diventate cose molto onerose e le persone interessate sono in strada senza lavoro e dimenticate, abbandonate da uno stato che sprona a svolgere il proprio dovere ma abbandona quando c’è bisogno di sentirlo al proprio fianco. Peccato che lo stesso non accada quando la posta in gioco è qualcosa di effimero, che ti fa sentire importante di fronte al mondo quando lo puoi stringere fra le mani e che sarà entro breve soppiantato da un altro modello più avanzato per vedere le stesse file di persone smaniose allungarsi, accorciando sempre più la capacità di coniugare correttamente un congiuntivo tanto parlare a telefono pur sbagliando i verbi continua a fare figo. Quando ritorneremo tutti a farci valere e non strumentalizzare per una piccola banalità? Perché non vedo le stesse file piene di volontà dare una mano a chi presidia aziende portando anche solo una parola di solidarietà, aiutare un ammalato, preparare un pasto caldo a chi fruga come un animale braccato fra i rifiuti , prendere in mano una pala ed aiutare chi è sommerso dal fango ed ha perso tutto. Si fa di tutto ma si prendono le distanze da chi soffre davvero oppure da chi non si arrende a questo volere quasi come se farsi vedere al fianco di queste persone potesse ferire l’ego rampante di chi per sentirsi vivo deve ancora apparire e non essere.

Questo mondo mi rende davvero triste, non è il mondo in cui mi riconosco e mai mi vedrà applaudire azioni come queste. Questo mondo ha bisogno di essere risvegliato e non so come e non so da dove ma bisogna davvero che da qualche parte si inizi a farlo. Questo mondo possiede ancora la voglia di non darsi per vinto e non sarà una stupida scatolina a mettere i paletti della diversità ma i piccoli cervelli che ad essa si prostrano quasi come se si trattasse di una divinità. Riprendiamoci in mano le nostre vite e cerchiamo sempre di avere una testa raziocinante ed elastica perché la vita è molto più di una giornata trascorsa in fila per una nullità travestita da benessere apparente.


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mercoledì 7 agosto 2013

Spirito di Ribellione – Ribellione dello Spirito

DI JULIAN ROSE
TRADOTTO PER ECV DA ALESSANDRO MAMMOLITI

ribellione di spirito
Negli ultimi dieci anni mi sono battuto per aiutare la campagna polacca, i piccoli agricoltori e i buoni cittadini di questa nazione a fronteggiare i colossi aziendali dell’industria agrochimica e genetica determinati a invadere questa terra relativamente incontaminata e trasformarla in un grande laboratorio di esperimenti tossici.

Lavorando al fianco del mio collaboratore polacco, Jadwiga Lopata, ho potuto mettere a frutto la mia esperienza ed ideare un piano d’azione per la battaglia formato Davide contro Golia che ci attendeva. Una battaglia che non si limitava soltanto alle imprese in agguato, ma anche ad un governo complice ed un pubblico generalmente all’oscuro dei fatti. In quanto agricoltore organico praticante in un momento in cui abbandonare i prodotti chimici in favore di quelli organici era considerata una strategia estremamente regressiva e assurda – ero abituato ad esser preso di mira da sedicenti scienziati dell’agricoltura, fanatici della farmaceutica e lacchè del governo al gioco dei loro padroni industriali. Ciò nonostante, ero sostenuto dagli straordinari risultati ottenuti dalla trasformazione agricola a cui sottoposi la mia fattoria dal 1975, quando ancora contava su prodotti agrochimici, fino a condurla ad un regime di totale coltura organica nel 1980. Ciò - e quei pochi colleghi creativi e appassionati che si sono lanciati nella stessa battaglia controcorrente nello stesso periodo - hanno mantenuto vivo in me quello spirito d’intraprendenza, mentre l’impegno incessante delle braccia dettata dal routinario calendario rurale mi teneva con i piedi ben piantati a terra. Già nel 1987 avevo previsto il pericolo incombente degli OGM di cui scrissi nella rivista Soil Association (organizzazione leader in Gran Britannia nell’ambito dell’organica). Le prime colture sperimentali OGM venivano piantate in Gran Britannia verso la metà degli anni ‘90 – per venire quasi immediatamente estirpate da una potente coalizione di attivisti di varie organizzazioni ecologiche. Queste operazioni risultarono così ben riuscite che le coltivazioni finirono per essere abbandonate, e i supermercati, a fronte di una campagna anti “cibo-Frankenstein” di primo piano, tolsero gli ultimi prodotti OGM dagli scompartimenti. A questo punto ero al pieno comando di una campagna contro il progetto del governo britannico di vietare la vendita del latte non-pastorizzato, prodotto principale della mia fattoria a coltivazione organica mista. Con solo 5mila produttori di latte non pastorizzato nel paese siamo riusciti, in qualche modo, a piegare il governo e continuare a vendere il nostro “Vero Latte” per la felicità di consumatori altrettanto determinati che ancora possono godere delle sue proprietà salutari ed effetti straordinari. Non appena diffusi le mie iniziative rurali tra i miei colleghi agricoltori organici nel 2000, ero già un esperto dedito alla lotta politica e all’attivismo nella società civile. Cos’è che ci fa voler sfidare i nostri oppressori in questo modo? La spinta costante ai nostri sforzi sembra derivare (per me) da un forte senso di “giusta indignazione” che erompe quando si scontra con gli spietati tentativi di metter a freno il meglio della vita. Questa indignazione è poi incanalata nella determinazione a non arrendersi, ed opporsi ad ogni tentativo di ostacolo e controllo delle nostre ispirazioni e iniziative creative.Fu così che nel 2000 ho preso l’importante decisione di accettare l’invito di Jadwiga Lopata di diventare co-direttore della “Coalizione Internazionale per la Protezione della Campagna Polacca” e impiegare molto del mio tempo in Polonia. Quasi da subito fu evidente che la Polonia era minacciata dalle insidie di imprese di OGM decise a introdurre nel sistema i loro prodotti senza che nessuno se ne accorgesse. Ne seguì un’incessante campagna di sensibilizzazione del pubblico e del mondo politico per combattere la minaccia.

L’entrata nell’Unione Europea della Polonia nel 2004 aprì le porte alle grinfie di mostri del business agricolo pronti a stabilirsi sul suolo polacco; e diede il là alle intense pressioni lobbistiche delle imprese di OGM sui parlamentari polacchi affinché permettessero la produzione commerciale di OGM nel paese. Facendo tesoro dell’esperienza maturata in Gran Britannia, suggerii di scacciare lo spettro degli OGM attraverso una campagna su scala regionale, piuttosto che cercare dei risultati direttamente dal governo centrale. Cominciò così una serie di attività davvero incredibile che si concluse 18 mesi più tardi con l’autoproclamazione ufficiale di “zona libera da OGM” da parte di ognuna delle 16 provincie polacche. Jadwiga si lanciò nella campagna con grande passione, con il cuore devoto alle pianure e alle dolci colline che intessono il mosaico dei piccoli appezzamenti agricoli e praterie selvagge in fiore della Polonia – ora sotto la forte minaccia di un inquinamento irrimediabile. In qualche modo siamo riusciti a intraprendere insieme e portare avanti un’iniziativa conclusasi con l’autodichiarazione di ogni provincia a negare la contaminazione dei propri alimenti e della propria biodiversità naturale da geni estranei, e l’annessa invasione di industrie straniere. Nel Maggio di quello stesso anno (2006), il presidente della Polonia – arresosi alle pressioni provinciali - firmò la dichiarazione che vietava l’importazione e il commercio di semi OGM, facendo della Polonia il primo paese in Europa (se non del mondo) a vietare ufficialmente la coltivazione di OGM. Un risultato straordinario! Racconto questa storia non per vanagloria, ma per mostrare cosa si può ottenere attraverso la determinazione e l’immaginazione e, per inciso, con il minimo di mezzi finanziari. Cosa dà forza e stabilità per compiere un’azione? Si comincia con un profondo sentimento di ribellione che cresce. Ribellione contro cosa? Ribellione contro la tremenda stupidità dello status quo. Contro l’immaginazione moribonda di chi viene eletto per prendere delle decisioni sulle quali si fonda gran parte della vita dell’uomo in questo pianeta. Questo senso crescente di profonda ingiustizia è un istinto dalle origini tipicamente umane. Un specie di doccia gelata come sveglia radicata nel più profondo del nostro istinto a sopravvivere e prosperare. Ma non si tratta solo di una ribellione personale. È una ribellione dello spirito stesso. Lo spirito che è il nostro vero io, e non il sonnambulismo accondiscendente che è la malattia dilagante degli individui indottrinati al consumismo di oggi, il fiume infinito di schiavitù rincretinita che paralizza e limita l’essere umano alla condizione di macchine o automi.Quando lo spirito stesso si ribella, siamo sulla strada per capire cosa significa essere “umani completamente”. Essere guidati da una forza che non conosce il significato delle due parole “Non posso”. È la vita stessa che parla attraverso di noi quando lo spirito si ribella e si rifiuta di essere confinato in un cul-de-sac o un divieto che divengono armi di fasulla autodifesa contro tutto ciò che conta davvero. E cosa conta di più che combattere ogni tentativo di istituzionalizzare il furto manifesto del nostro stesso DNA? Cosa conta di più che fare di tutto per evitare la mutilazione e la degradazione del pool genetico da cui dipende tutta la vita del pianeta? Lo spirito si ribella poiché riceve il messaggio che la sua stessa costituzione Divina sta per finire sotti i ferri di alcuni scienziati senz’anima. La sua stessa sottile essenza sta per passare attraverso una siringa di laboratorio. La sua innata santità ridotta a un semplice numero nella sterile linea produttiva di una casa farmaceutica. E noi che siamo tutt’uno con lo Spirito ci ribelliamo insieme ad esso. Certo che ci ribelliamo! E a difesa della nostra ribellione accorre in sostegno un esercito cosmico. Angeli si levano in volo dai loro soliti ruoli di messaggeri di gente troppo spesso sorda ai loro richiami - per illuminare il cammino che ci aspetta, a noi, spiriti ribelli della Nuova Resistenza. Siete scettici?

Ma è solo perché permettete che il vostro intelletto vi condizioni e preceda la vostra anima ricettiva. La vostra mente è occupata a bloccare la vostra essenza poetica – i vostri istinti più profondi. E nel frattempo, le forze dell’oscurità irrompono nelle loro risa forzate, pienamente consapevoli che il loro piano rimane incontrastato e indenne. Ridono mentre danno un altro giro di vite. Un'altra stretta verso l’imposizione di un matrix senz’anima disegnato e gestito dagli architetti del controllo stordente. Morale: Se te ne stai fermo e immobile la tua vita ti sarà portata via. Se milioni se ne stanno fermi e immobili, tutti i paesi diventeranno prigionieri degli architetti del controllo. Quando milioni se ne staranno fermi e immobili, allora il mondo intero cadrà in una condizione di abietta schiavitù. Guardatevi attorno. Questa è la situazione. L’antidoto al rimanere inermi è ribellarsi per evitare l’evoluzione di ciò che minaccia la santità della Vita. Non ci possiamo aspettare che chi vive con appena 2 dollari al giorno sia capace di intraprendere un’azione del genere. Ma sì che lo faccia chi vive con 100 dollari al giorno. È inutile ignorare questa verità. Vi ingannereste ancora di più così. Accettatelo e diventerete immediatamente ricettori degli Angeli della Buona Fortuna. E le forze invisibili che amano il nostro pianeta e amano l’umanità verranno in vostro soccorso per combattere gli oppressori di tutto ciò che c’è di Divino e Nobile nella vita. I buoni Spiriti abbracciano coloro che si sollevano per sostenere e salvare il nostro pianeta in difficoltà. Come è scritto nella bustina del tè che ho appena immerso nella mia tazza d’acqua calda “Le sfide ci rendono più forti”. Nella primavera del 2006 dunque, la Polonia ha fatto da apripista nel mondo, approvando una legge con cui si vietava l’importazione e il commercio di OGM. Il paese si è così risparmiato il destino che è toccato a USA, Spagna, Argentina, Brasile, India e altri stati i cui governi hanno deciso di permettere la piantagione di OGM e la contaminazione crociata che ne deriva. Ma la politica è pur sempre politica. L’anno successivo quel governo polacco fu succeduto da un altro con programmi ben diversi. Programmi dettati da grossi business, grosse case farmaceutiche e grossi profitti. La battaglia degli ultimi 5 anni e quella di oggi è di resistere, e vincere la battaglia anti-OGM attraverso la stessa linea che ha portato al divieto. É una dura battaglia, senza tregua e spesso esasperante; ma rimane un’assoluta necessità se vogliamo avere la possibilità di diffondere l’agricoltura ecologica su grande scala, e la possibilità di mantenere la catena alimentare libera da carcinomi tossici, e libera da quelle armi di distruzione di massa che impoveriscono la fertilità della terra, chiamate OGM. Cosa stiamo aspettando?

C’è bisogno di migliaia e migliaia di persone, chiamate ad unirsi nella lotta contro chi continua a bloccare le arterie della vita con ogni vile e astuto stratagemma per fare ostruzione e poter saziare la propria sete di guadagno, potere e controllo.Persino mentre la terra trema sul proprio asse, le magnetosfere si dilatano, gli uragani distruggono le coste, le montagne crollano e guerre e repressioni minacciano di schiacciare tutto ciò che ci è di più caro, dobbiamo rimanere forti di noi stessi con la forza e il coraggio che tiene in vita il nostro Universo. Poiché questo è il fuoco della vita – e se spegnessimo questo fuoco saremmo anche noi complici di affievolire l’energia dell’Universo di cui facciamo parte. È una responsabilità a cui non ci possiamo sottrarre. Non ci rimane altra scelta che mantenere vivo lo spirito di ribellione rispondendo alla ribellione dello Spirito, poiché è questa la nostra più intima e onesta guida, e nessuno può concedersi di ignorare la sua chiamata.

FONTE

domenica 4 agosto 2013

Le Chiavi per Uscire dalla Crisi


I dati ci informano di una grave sproporzione poiché gli italiani leggono poco e sono stati maggiormente indirizzati su materie socialmente inutili come la finanza e la giurisprudenza, basti guardare il bassissimo numero di iscritti ai corsi di laurea in fisica e l’elevato numero ai corsi di economia e di giurisprudenza o le lauree deboli (scienze politiche etc.). Il danno culturale diventa quasi irrecuperabile se notiamo l’assenza di ricambio generazionale nelle aziende agricole. L’Italia famosa nel mondo per l’arte e il cibo non forma abbastanza cittadini in questi settori, perché siamo stati psico-programmati (avidità, false illusioni, ambiente e cinema) e indirizzati verso un’istruzione socialmente inutile e pericolosa. E’ possibile invertire la tendenza negativa? Certamente! Prima di tutto, bisogna avviare un processo di scolarizzazione popolare, indirizzato al popolo intero, col chiaro intento di formare una sensibilità ecologica e bioeconomica mirata a tutte le generazioni poiché è pesante il fenomeno dell’ignoranza di ritorno, bisogna proporre un esame o una verifica per dare il diritto al voto ed in fine reintrodurre l’educazione civica in ambito scolastico. Citiamo due esempi banali per intenderci meglio: pochi italiani si rendono conto di quanta energia sprecano nelle case – difficoltà nel fare conversioni energetiche -  e pochi si preoccupano di leggere le etichette sui cibi che comprano col fine di comprende cosa mangiano; due “gesti” quotidiani che se fossero compiuti con maggiore consapevolezza potremmo mutare i nostri stili di vita in meglio. L’intento delle verifica è quello di sostituire la cattiva manipolazione, schemi mentali obsoleti, con un programma, informazione e formazione, di educazione civica; il patrimonio comune di un popolo normale (Costituzione ed etica).

Se nel corso dei decenni i Governi hanno saputo distruggere l’identità dei popoli e renderli schiavi con obsoleti programmi scolastici, adesso è necessario fare l’opposto e formare i popoli partendo dalla Costituzione e da una rinnovata cultura scientifica e umanistica. Tale processo consentirà di predisporre le basi culturali per un processo di piena occupazione rispetto ai reali bisogni del territorio italiano, che abbisogna di un’agricoltura naturale (sovranità alimentare) ed il recupero architettonico di tutti i piccoli centri introducendo le reti intelligenti (smart grid). E’ ormai noto che la cancellazione degli sprechi energetici nell’edilizia produce un indotto economico molto alto. Mentre le attuali forze politiche parlamentari continuano il processo di distruzione dello Stato democratico per mezzo della religione neoliberista (privatizzazioni, precarizzazione cronica, delocalizzazione industriale etc.), un’altra forza politica, genuinamente popolare, può concorrere per ripensare la società partendo dalle fondamenta: etica e relazioni umane. L‘autosufficienza energetica è tecnicamente possibile, realizzabile in tempi ragionevoli e lo stesso vale per la sovranità alimentare grazie all’agricoltura naturale o sinergica. Le migliori tecnologie mostrano enormi possibilità: dalla mobilità intelligente alla prevenzione primaria in ambito sanitario. L’Italia ha l’opportunità di bonificare tutti i siti inquinati (Taranto, Porto Marghera, Priolo, Terni etc.) trasformando l‘intero territorio in un’oasi ecologica per mezzo dell’innovazione tecnologica e della sostituzione dei motori a combustione con quelli elettrici, si tratta della fine delle emissioni nocive che evita la morte di milioni di persone ed evita la formazione di tante malattie cardiovascolari, ed evita i parti di bambini morti e malformati.

Parallelamente al processo di formazione culturale è doveroso introdurre tutti gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa col fine di autogestire gli Enti locali.

FONTE: SOSTENIBILITA’ DECRESCITA E DEMOCRAZIA

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