martedì 31 gennaio 2012

Sii D’Esempio

DI MARCO CANESTRARI

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Sii attivo come individuo e di esempio per gli altri, contribuisci in prima persona a creare la massa critica. Cerca di mantenere sempre un atteggiamento positivo di cooperazione, insieme ai problemi e le lamentele proponi sempre le soluzioni.

Impara a prenderti direttamente la responsabilità di quello che ti succede attorno, finché non agiremo come singoli per risolvere i nostri problemi, nessun gruppo di potere lo farà per noi. Dal momento che sarà la maggioranza delle persone a scegliere e a realizzare con sempre meno deleghe, non sarà più necessario fidarci di un partito o di un capo che lo faccia per noi. Smetti di cercare il “politico santo” libero dall’individualismo, o di condannare il “politico egoista”, cerca invece di risolvere il problema alla base: Diminuire il potere dei Politici, diminuire i loro campi di scelta e le loro responsabilità a favore di scelte sempre più dirette.

Ricordati che nessun reale cambiamento è possibile se non si agisce su tutti e 3 i livelli: a)Miglioramento dell’individuo, b)Miglioramento del sistema economico/politico/sociale, c)Miglioramento dei Leaders.

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venerdì 27 gennaio 2012

Il Peso del Tempo

DI MARCO CANESTRARI RIADATTATO DA FAUNO LAMI

il peso del tempo

Sento il peso del tempo, ho conosciuto la sua essenza e ora, questo ricordo fa di me un dannato, un fantasma senza casa. E' questa l'ansia che porto sempre con me, la riconosco: è il tempo che viene perso, il tempo non vissuto, il tempo che manca e il tempo che rimane, "avrà vissuto bene il mio tempo?"..."Quanto durerà?"

Se diamo un senso alla vita in termini di desideri allora siamo schiavi del tempo e ci condiziona emotivamente. Se ci impegniamo in un desiderio grande a lungo termine come la famiglia il lavoro, spiccare in uno sport, avere una casa... la nostra vita è sotto la falce del tempo, siamo segnati dai tempi, dall'ottenere, dal mantenere, e sempre sotto la paura della fine. Perché tutto ciò che è desiderio finisce. E io ho visto altro... C'è altro. C'è un luogo sulla terra ed è per l'uomo, un posto di libertà dove il tempo non finisce e non ci sono ricatti. Dove il tempo non si consuma e nulla finisce: le emozioni gli affetti non sono soggetti a decadimento. Non c'è la morte. C'è pace in quel posto, le cose non si consumano. Non si può perdere nulla, ne affetti ne dipendenze ne abitudini ne sicurezze. C'è una sorgente che ti viene addosso colma di amore e energia. Le energie non sono affatto ferme li. Quando l'uomo è consapevole di essere libero dalle ansie e paure dettate dal tempo... il mondo non si ferma. E' qualcosa di molto difficile da accettare, lo capisco... Quel posto è pieno di istinti e sentimenti: è SELVAGGIO e INTELLIGENTE insieme, molto più dei luoghi già conosciuti. Non c'è costrizione lì. Le costrizioni ci sono solo qua dove c'è paura ansia contraddizioni controlli e forzature, conflitti e incoerenze, sofferenze... Si, ci sono stato, ma non è come uno se lo immagina, non è un posto apatico senza male ne bene. Invece è pieno di partecipazione ed energia propositiva, non è come un isolarsi dal mondo, è come un aprirsi e svegliarsi al mondo. E' senza paura ansia, è eterno e privo di minacce. Libero, pieno di istinti ed emozioni... L'uomo lo immagina diverso da quello che è. E' difficile capire come ci possa essere emozione senza paura... quando c'è incompletezza c'è paura, quando non vediamo c'è paura, se invece ci sono tutte le emozioni, allora la paura non ha posto per esistere.

Tutti gli uomini possono partecipare a quel luogo. E' il luogo che cerca da sempre. Solo che si incontrano molte resistenze, e un comprensivo sospetto. Posso suggerire la strada, come tutti quelli che ci sono stati anche per poco tempo cercano di fare.. suggerire la strada agli altri. Posso indicare le domande giuste.

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mercoledì 25 gennaio 2012

La Fine di Internet in nome del Copyright

DI MARCO CANESTRARI

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La più grande azione di protesta online diventa storia. Il 18 Gennaio i più grandi siti internet del mondo e un’infinità di siti minori si sono auto-oscurati contro la proposta di legge americana (SOPA) che con la scusa della pirateria introdurrebbe, di fatto, la censura verso la rete. Tra i colossi che si oppongono alla legge in discussione ci sono i fondatori di Google, Wikipedia, the Internet Archive, Tumblr e Twitter.

A 24 ore dallo sciopero di Wikipedia e Wordpress, l' FBI chiude Megavideo e Megaupload, uno dei più imponenti archivi al mondo di film, musica e software. Poco dopo viene chiuso anche Filesonic. La risposta degli hacker non si è fatta attendere: hanno reso irraggiungibili i siti del dipartimento di Giustizia statunitense, della casa discografica Universal, della Recording Industry Association of America (Riaa) e della Motion Picture Association of America (Mpaa). E’ Guerra.

I disegni di legge americani SOPA e PIPA vogliono concedere nuovi poteri al governo e agli attori privati per creare delle liste nere di siti web di tutto il mondo e per obbligare così i fornitori di servizi Internet ad bloccare l'accesso a questi siti. La Legge SOPA potrebbe dare luogo, ad esempio, alla chiusura di siti web aperti e di uso pubblico come YouTube o Facebook se solo uno dei suoi milioni di utenti fosse accusato di violare un diritto d'autore statunitense. Per capirci solamente l'anno passato Google ha inviato avvisi per l’eliminazione di materiale soggetto a copyright a oltre cinque milioni di siti web. Questo significa che il governo e i privati hanno il potere di sterminare il web e decidere concretamente i siti che devono sopravvivere e morire. Lo scambio diretto di informazioni fra le persone di tutto il mondo potrebbe essere facilmente filtrato e gestito dall’alto.

Al di là delle scuse del copyright (in Italia, ad esempio, alcune proposte di legge per imbavagliare il web iniziarono ad essere introdotte per motivi di sicurezza riguardo l’allarme extracomunitari), sembrerebbe che internet in tutte le parti del mondo dia veramente fastidio ai potenti, ma come mai? Perché le Televisioni ed i giornali hanno una struttura piramidale che è facilmente controllabile dall’alto, internet no, è liquido. Quando si tenta di costringere una parte della rete, allora ne sguscia fuori un'altra. Ci provarono con Napster e ci proveranno ancora.

Lo scambio libero e diretto di informazioni, competenze e soluzioni fra singoli cittadini è un diritto umano, ed internet il suo portavoce. La libertà d’informazione non può morire in nome del copyright o del Dio denaro. Il mondo sta reagendo chiaramente a tutti questi tentativi di mettere il collare al web, sta a noi decidere se fare del nostro meglio per lasciare libera la struttura di base della rete, ultimo baluardo dell’informazione collettiva, oppure guardare la TV e aspettare che qualche politico caritatevole lo faccia per noi…

Le leggi sul copyright cambieranno radicalmente
con l’evoluzione della coscienza della Rete
Marco Canestrari

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mercoledì 18 gennaio 2012

Il Nuovo Mondo Collettivo

DI GIANPAOLO MARCUCCI

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Sono ormai in molti ad aver capito che la democrazia, così com'è stata pensata finora, altri non è che una favola per bambini. Si parla di politica dal basso, di politica delle soluzioni, di democrazia diretta, ma come è possibile raggiungere tali modelli che sembrano, ancora oggi, distanti ed utopici?

Una chiave può di sicuro essere la rete e la sua tendenza a far evolvere l'uomo verso una forma d'intelligenza che diviene sempre più ampia e collettiva. Intelligenza collettiva significa che se una persona risolve un problema, automaticamente tale problema è risolto in tutto il mondo e se c'è un problema che non è possibile risolvere come singolo, attraverso la rete si creano gruppi di lavoro formati da persone che senza essere nello stesso luogo - e nello stesso momento - collaborano insieme e lo risolvono. Tale concetto è associabile a quello di web democracy, una forma di democrazia diretta che ha come fulcro il web. Creando una struttura che vede, ad esempio, tutti i cittadini di un comune sempre interconnessi, è possibile dar vita ad un sistema che permette a ciascuno di proporre soluzioni a problemi comuni, votare direttamente la soluzione che più ritiene valida, partecipare alla stesura di una legge o di una costituzione, proporre e votare referendum, monitorare le attività di qualsiasi gestione amministrativa; il tutto in maniera totalmente diretta facendo sì che ognuno conti uno ed eliminando finalmente l'insidioso strumento della delega. Tutto ciò è estendibile a qualsiasi livello, dalla città, alle unioni di stati. Secondo esperti ed analisti, in un futuro non molto remoto, un'interconnessione totale, permetterà a tutto e tutti di comunicare in maniera costante ed immediata tra di loro e, in termini politici, ad ogni persona di divenire così abitante,vigilante e consigliere del mondo intero.

Internet delle cose, internet delle persone, intelligenza collettiva, web democracy; il pianeta diverrà come un enorme organismo, con un cuore unico e un unico cervello e noi viviamo oggi al centro di tale percorso evolutivo.

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lunedì 16 gennaio 2012

Può Esistere un'Economia a Misura d'Uomo?

DI FAUNO LAMI

Può esistere un'economia a misura d'uomo? Sono tutte utopie o ci sono idee che possono risolvere i nostri problemi?

In occasione del simposio sulla Società Sostenibile organizzato a Verona il 19 novembre 2011 da Zeitgeist Italia, Ecco Cosa Vedo ha intervistato Andrea Tronchin che ci riporta un esempio di economia solidale, dove la moneta torna ad acquisire la sua funzione originaria di strumento di misura. Le utopie di oggi sono le realtà di domani: le soluzioni esistono praticamente in tutti i campi, bisogna diffonderle e creare delle masse critiche in grado di renderle efficaci, partendo col mutamento dei singoli e ritrovando la fiducia collettiva.

Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti,
ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi

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sabato 14 gennaio 2012

Schiavi del Bisogno

DI JIDDU KRISHNAMURTI

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Il bisogno è la voglia nascosta, che porta all’attaccamento. Il bisogno del sesso, del bere, della fama, del culto, con le loro complesse cause, il bisogno dell’autorealizzazione con le sue ambizioni e frustrazioni; il bisogno di Dio, dell’immortalità. Tutte queste forme di bisogno generano inevitabilmente quell’attaccamento che provoca dolore, paura e la sofferenza della solitudine.

Il bisogno di esprimersi attraverso la musica, attraverso la scrittura e la pittura e qualche altro mezzo, provoca un disperato attaccamento al mezzo dell’espressione. Un musicista che usa il suo strumento per conquistare la fama, per diventare il migliore, cessa di essere un musicista; egli non ama la musica ma la sfrutta. Noi ci usiamo a vicenda per i nostri bisogni e chiamiamo tutto ciò con nomi dal suono dolce. Da questo derivano disperazione e dolore infinito. Usiamo Dio come rifugio, come protezione, come rimedio ai nostri mali, e così la chiesa, il tempio con i suoi preti assumono grande significato, mentre non ne hanno nessuno. Noi usiamo ogni cosa, macchine e tecniche, per le nostre esigenze psicologiche, e non c’è alcun amore per la cosa in se stessa. Esiste amore soltanto quando non c’è il bisogno. La sostanza dell’ego è questo bisogno, e il costante mutare dei bisogni e l’interminabile ricerca, da un attaccamento all’altro, da un tempio all’altro, da una delega all’altra. La tendenza ad affidarsi a un’idea, a una formula, ad appartenere a qualcosa, a una setta, a un dogma è nella natura del bisogno, della sostanza dell’ego, e prende la forma delle attività più altruistiche. Si tratta di una copertura, di una maschera.

La maturità è nella libertà dal bisogno.

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mercoledì 11 gennaio 2012

Rispetta Animali e Ambiente

DI MARCO CANESTRARI

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Rispetta i diritti degli animali e vivi in armonia con l’ambiente che ti circonda. Riduci i rifiuti: compra prodotti di filiera corta (km 0), preferisci i prodotti ecologici con packaging ridotti e riciclabili, riutilizza i materiali ed i prodotti, boicotta l'usa e getta, differenzia il tuo rifiuto, autoproduci.

Scegli sempre materiali naturali e biodegradabili.

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mercoledì 4 gennaio 2012

Di Chi sono i Tuoi Soldi?

DI GIANPAOLO MARCUCCI

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Il debito di uno Stato è per definizione un debito pubblico. Ciò significa che a farlo sono i politici, ma a pagarlo sono tutti i cittadini. Il creditore del debito pubblico è colui che possiede i Titoli di Stato, e i Titoli di Stato italiani, sono in mano per lo più a banche, compagnie di assicurazione e fondi d’investimento. Ma se i creditori del debito pubblico sono privati e tale debito è stato contratto da politici corrotti, perché sono i cittadini a doverne pagarne le conseguenze?

La parola debito sembra essere l'unica costante della nostra economia, la moneta stessa oggi viene emessa a debito; ma il debito è un sistema senza fine. Più si è indebitati e più bisogna indebitarsi e gli stati europei - ma non solo - hanno oggi debiti pubblici di entità superiore ai loro PIL e non godendo più della sovranità monetaria, ovvero non potendo stampare autonomamente moneta, all’occorrenza sono costretti a chiedere un prestito alle banche centrali, a loro volta controllate da banche private. Come se non bastasse, a livello mediatico l’obbligo di pagare sempre e comunque il debito è un concetto assodato per chiunque. Nessun giornale o canale televisivo accennerà mai alla possibilità di non pagarlo. Grazie a questo sistema, un gruppo ristretto di privati è oggi in grado di indebitare interi stati e all’occorrenza, di dichiararli sul baratro, così da potergli prestare ulteriore denaro. Se si segue la regola secondo la quale qualsiasi legge va rispettata, seppur lo si trovi assurdo, non si può uscire da tale logica, in quanto il debito pubblico per legge va pagato. Ma la legge non è sempre sinonimo di giustizia, pertanto quando essa nuoce ai più per favorire i pochi, è indubbio che essa vada modificata e di sicuro non vi è alcun obbligo morale di rispettarla. Se si ritiene che non sia etico, non sia equo o non sia corretto pagare un debito pubblico contratto da politici corrotti nei confronti di banchieri privati, va fatto di tutto per far comprendere all’intera popolazione la natura fraudolenta di tale debito e la natura egualmente fraudolenta delle manovre economiche proposte dall'alto per sanarlo.

Inventiamo nuovi strumenti che ci permettano di uscire dalla catena della debitocrazia partendo dalla presa di coscienza che alternative a questo sistema esistono e che non sono così irraggiungibili come vogliono farci credere.

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