venerdì 28 ottobre 2011

Anche in Economia l’Unione fa la Forza

 

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Si parla tanto di TEAM, di lavoro di gruppo, ma poi in sostanza, negli anni, questo non esiste più, anche se è assodato che è l’unione che fa la forza, e che la catena è tanto forte quanto il suo anello più debole. Solamente un gruppo di persone con gli stessi obiettivi, accomunati in un gruppo, possono avere successo e superare le difficoltà e imprevisti. Perché allora questo oggi è solo pura demagogia?

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con il Divino e gli chiese: – “Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno”. Il Divino condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno. C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: “Hai appena visto l'Inferno”. Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: “Non capisco!”.  - “È semplice,” - rispose Dio, – “essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi... Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Mahatma Gandhi.

Con gli andamenti degli ultimi anni, con l’introduzione dei premi “ad personam”, target ed obiettivi fissati per ogni singolo individuo, valutazione di costi basati per ogni elemento, hanno portato ad una attività di gruppi di persone, accomunate da necessità comuni, ma non da obiettivi comuni. La concorrenza esterna è passata all’interno, entro gli stessi settori, scrivanie. Nella società, con la stessa tipologia di “remunerazione” dei risultati, basati sui singoli individui, ha portato ad un egoismo marcato, accelerato dalla recente crisi economica. Si sono cosi persi i valori di Famiglia, attaccamento alla Patria, sinergie e gruppi di lavoro di squadra, per passare ad un vivere per coprire le proprie necessità, di puro egoismo. Molte energie perse nella ricerca di scaricare responsabilità, a giustificare azioni inutili, a creare una burocrazia dispersiva e costosa, a regolarizzare, classare, limitare, sanzionare, a creare procedure e flussi. A creare un “ordine liberatorio” delle singole responsabilità. Guardiamo ad esempio il lavoro nella finanza, nelle banche, assicurazioni, gestioni. Il mercato è diventato più complesso, più difficile, con maggiori esigenze, e inondato da burocrazia, barriere, limiti. Le responsabilità non vengono quindi più prese ed affrontate, ma scaricate dove possibile, e gestite da “gruppi di lavoro”, con l’obiettivo principale di avere sempre un responsabile/colpevole in caso di problemi, senza esserne toccati o coinvolti. Le iniziative non sono ben accette, e tutto deve essere entro una funzionalità metodica, gestita dai regolamenti, e le eccezioni non devono esistere in quanto portatrici di disturbo, di necessità di presa di decisione. I “grandi capi” passano più tempo in riunioni, comitati, conferenze, gruppi di lavoro che non a decidere e gestire le situazioni, o trovare soluzioni.

Ecco quindi come negli ultimi anni sono nate delle banche – nelle – banche. La prima, quella primaria, al fronte, con un obiettivo di “soddisfare le esigenze della clientela”, portando risultati soddisfacenti, riducendo i rischi. La seconda, quella di compliance / legale, di evitare qualsiasi rischio presente e futuro, di evitare qualsiasi presa di posizione e di decisione, di rischio immagine, di reputazione. La terza, quella della struttura dei servizi, di fornire servizi alla banca, facendo pagare il costo della stessa, agli utilizzatori, al fronte, senza lasciare la scelta o il controllo sulle reali necessità. Quindi i vari obiettivi sono completamente differenti, accomunati solamente da simili esigenze e necessità. Una conseguenza di quanto avvenuto nei mercati finanziari negli ultimi 10 anni, e accelerata notevolmente dagli avvenimenti del 2008 ad oggi. La situazione attuale vede tutti i componenti della “piazza finanziaria” intenti a gestire i continui piccoli incendi, senza risorse e senza spazio per nuove iniziative o per progetti, e soprattutto molto indebolita e senza capacità decisionale. Tutto quanto ha fatto diventare grande il mondo finanziario, con tutti gli aggregati attorno, non esiste quasi più. Molte attività sono sparite, ridotte al lumicino, e le banche hanno pure subito di un crollo ampio delle entrate tradizionali, quelle delle commissioni di intermediazione, titoli, forex, obbligazioni, attività creditizia, fondi investimento ed hedge, con un aumento esponenziale dei rischi e delle esposizioni.

Risultato: per poter uscire da questa crisi del settore finanziario bisogna ritornare alle condizioni basilari del passato, a prima delle bolle speculative, delle attività di finanza allegra, a gestire in maniera “sana” le esigenze e necessità del cliente, a fornire un servizio qualitativo ed impeccabile. A rimanere liberi nella scelta dei veicoli e supporti da utilizzare per il raggiungimento di questi obiettivi, senza conflitti di interesse, con trasparenza e professionalità. Una unione di gente addetta ai lavori, con professionalità ed esperienza, unita dagli stessi obiettivi, a condividere le capacità ed esperienze di ognuno di essi. E con questo possiamo avere successo, come nello scritto esposto ad esempio.

Fonte: bestconsultings.com

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lunedì 24 ottobre 2011

Le idee di "Io" e "Mio" sono la radice della Sofferenza del Mondo

DI NISARGADATTA MAHARAJ

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In un posto o nell'altro, in una forma o nell'altra, c'è sempre una guerra. Si è mai dato un tempo senza guerre? Cerca il colpevole all'interno. Le idee di " io " e " mio " sono alla radice d'ogni tensione. Liberatene e sarai fuori del conflitto. Contesa e lotta sono parte dell'esistenza. Cerca allora il responsabile dell'esistenza, questa è la risposta finale: niente è.

Tutto appare momentaneamente nel campo della coscienza universale; la continuità di nome e forma è solo mentale, e facilmente vanifica. Chi è responsabile? Tutti e nessuno. Il mondo è il suo contenuto, e ogni cosa influenza tutte le altre. Tutti uccidiamo, e tutti moriamo insieme all'ucciso. Ogni evento ha parecchie cause e produce innumerevoli effetti. Inutile tenere i conti, nulla è rintracciabile. In realtà siamo tutti creatori e creature l'uno dell'altro, infliggiamo e portiamo il fardello reciproco. Nell'ignoranza siamo innocenti, nelle azioni, colpevoli. Pecchiamo senza saperlo e soffriamo senza comprendere. La nostra sola speranza è: fermarci, guardare, capire e svincolarci dalla trappola della memoria. Perché essa nutre l'immaginazione, che a sua volta produce il desiderio e la paura. La luce della coscienza attraversa il film della memoria e proietta le immagini sul cervello. Ma poiché questo è carente e caotico, percepisci in modo distorto e influenzato dai sentimenti di piacere e dispiacere. Metti in ordine il tuo modo di pensare, sfrondalo degli eccessi emotivi, e vedrai le persone e le cose come sono, con chiarezza e compassione. Il testimone della nascita, della vita e della morte, del dolore e dell'amore, è unico. Amiamo l'esistenza che nella sua limitazione e separazione è dolorosa, e allo stesso tempo la odiamo. Lottiamo, uccidiamo, distruggiamo la vita e i beni, tuttavia siamo capaci di affetto e sacrificio. Nutriamo teneramente il figlio e anche l'orfano. Siamo pieni di contraddizioni.

Eppure ci aggrappiamo alla vita. Alla radice dell'esistenza c'è proprio questo aggrapparsi, benché sia poi del tutto superficiale. Ci avvinghiamo a qualcosa o a qualcuno con tutto le forze e il momento dopo lo dimentichiamo, come un bambino che fa le sue formine di fango, e subito le abbandona. Toccagliele: strillerà di rabbia; distrailo, e le dimenticherà. Perché la nostra vita e l'amore per essa, è ora. Amiamo l'altalena dei dolore e dei piacere, i contrasti ci affascinano. Per questo ci occorrono gli opposti e la loro distanza apparente. Per un po' ne godiamo, poi ce ne stanchiamo e invochiamo la pace e il silenzio del puro essere. Il cuore cosmico batte incessantemente. Io sono il testimone e anche il cuore. Il pittore è nel quadro. Ma tu prima lo isoli dal quadro e poi lo cerchi. Non separarlo e non porre falsi problemi. Le cose sono come sono, e nessuno in particolare ne è responsabile. L'idea di responsabilità personale viene dall'illusione che ci sia un attore: "Qualcuno deve averlo fatto, qualcuno ne è responsabile". La società com'è ora, col suo schema di leggi e costumi, si fonda sull'idea di una personalità separata e responsabile; ma questa non è che una fra svariate strutture sociali. Prendi ad esempio il bambino. L' "io sono" non si è ancora espresso, la personalità è appena abbozzata. Ha pochi ostacoli alla conoscenza di sé, ma gli mancano la chiarezza e la forza della consapevolezza, la sua ampiezza e profondità. Col passare del tempo, alla crescita della consapevolezza si accompagna anche quella della personalità latente, che tende a oscurare la consapevolezza e a complicare l'insieme. Come la fiamma è tanto più gagliarda quanto più duro è il legno; così, quanto più forte è la personalità, tanto più brillante sarà la luce sprigionata dalla sua distruzione.

Solo una società altruista, basata sulla spartizione, può essere stabile e felice. Questa è l'unica soluzione pratica. Se non la vuoi, fa' la guerra. Comunque la metti, le cose non cambiano. La società è costruita sui moventi. Metti nelle fondamenta la buona volontà e non ti occorreranno assistenti sociali specializzati.

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martedì 18 ottobre 2011

Dove Vanno a Finire i Soldi che Paghiamo?

DI MARCO CANESTRARI

Highlander - Es kann nur Einen geben (Highlander, USA/GB 1986, Regie: Russell Mulcahy) Christopher Lambert 
/ Mann, Schotte, Schottenrock, Fell, Pelz, Schottland, Umhang, Schwert, Kilt, Krieger, K‰mpfer 
/ ------- WICHTIG: Nutzung nur bei Filmtitelnennung und/oder in Zusammenhang mit Berichterstattung ¸ber diesen Film --- IMPORTANT: To be used solely for coverage of this specific motion picture/tv programme

C’è la crisi, bisogna fare sacrifici e piegarci a dei valori che non condividiamo. Tutti perdono soldi, libertà e benessere e nessuno ci guadagna nulla - così ci dicono i media, ma è veramente così? Più lavoriamo, più aumenta il progresso e più i soldi scompaiono nel nulla?

Cerchiamo di dare una risposta utilizzando parole più semplici possibili a un problema estremamente complesso, poi chi fosse interessato può approfondire liberamente ogni dettaglio informandosi dalle innumerevoli fonti in rete. Già dieci anni fa negli Stati Uniti il 10% più agiato della popolazione possedeva circa i 3/4 delle ricchezze nazionali. Gli Stati Uniti, da soli, potrebbero sfamare ogni essere umano nel mondo, mentre un quarto del cibo prodotto dagli USA è sprecato e ogni giorno, al mondo, circa 30.000 bambini muoiono per problemi legati alla povertà, la metà di questi decessi per fame. Il numero di multinazionali che nel 1983 controllavano i mass media americani (TV, Radio, Cinema, Video, Giornali, Libri, Musica ecc.) erano cinquanta. Scendono a ventitré nel 1990 e solo cinque multinazionali controllano la quasi totalità dei media nel 2004. Lo stesso vale a livello mondiale: la differenza fra i pochi ricchissimi e la maggioranza della popolazione terrestre sta aumentando esponenzialmente. Poche persone (e sempre di meno) detengono una percentuale sempre più alta della totalità delle ricchezze del pianeta. Le transazioni annuali di titoli azionari e obbligazionari mondiali sono quattro volte il Prodotto interno lordo (Pil) mondiale, quelle sui mercati dei cambi superano di 15 volte il Pil mondiale. Si è gonfiato il mercato dei prodotti derivati che è pari a 12 volte il Pil mondiale. Viviamo un passaggio storico in cui le grandi multinazionali e i grandi gruppi finanziari stanno realizzando guadagni esponenzialmente sempre più alti rispetto ai guadagni realizzati dagli stati mondiali. Questi grandi poteri potrebbero virtualmente acquistare interi stati europei come ad esempio la Polonia, la Svizzera o la Finlandia. Più lo stato è indebitato, più è soggetto a pressioni dalle banche creditrici che possono rivendicare obblighi e direttive sotto varie forme: Possono ottenere di mettere nella costituzione di un paese dei vincoli sul suo debito pubblico, possono commissariare un paese rendendo i suoi politici sempre più controllati nelle scelte, ecc. Possono decidere la sorte di uno Stato aiutandolo o lasciandolo morire. Ancora, più lo stato è indebitato e più utilizza la privatizzazione delle risorse pubbliche per fare cassa. Gli aspetti della vita pubblica che non producono profitto vengono fatti morire e si lasciano senza fondi per la loro gestione. Ad esempio si possono chiudere ospedali o reparti di degenza se la malattia di cui si occupano non fa guadagnare soldi. Monumenti nazionali, Scuola, Sanità, Esercito, Acqua… Ciò che è di tutti può essere messo in vendita e diventare proprietà del più ricco che poi lo potrà gestire per massimizzare il suo profitto.

LA SOVRANITA’ MONETARIA

Quale è la causa all’origine del caos finanziario che ha portato il mondo ad una crisi così sistemica? Perché gli stati sono arrivati a essere così sudditi e dipendenti della finanza mondiale? Una delle maggiori cause è che gran parte degli altri Stati Sovrani nel Mondo, come ad esempio l’Italia e gli USA, non sono proprietari della loro moneta. La moneta italiana e americana, ad esempio, è proprietà di gruppi privati. Anni fa la moneta Italiana era della Repubblica Italiana, poi è diventata proprietà della Banca d’Italia e ora tutti i nostri soldi sono della Banca Centrale Europea (di cui la Banca d’Italia è socio). I partecipanti al capitale di queste banche sono in gran parte dei gruppi privati. La moneta Italiana viene presa in prestito dalla BCE e poi restituita con un interesse. Gli stati le cui leggi aderiscono a questo giochetto, di fatto, dovranno essere in debito perenne con le banche centrali, perché devono restituire più soldi di quanti ne prendono e, non potendo crearseli da soli, saranno costretti a farsi prestare altri soldi per coprire gli interessi in un circolo che si autoalimenta. Più passa il tempo, più aumentano le transizioni e con la finanziarizzazione di un’economia sempre più globale i debiti verso le banche crescono inesorabilmente. E’ ovvio che nel breve termine possiamo guadagnare o perdere, ma tutto ciò che possiamo fare è chiuso in una scatola sempre più piccola. Alla lunga, uno solo guadagna sempre: la banca. Anche i nostri risparmi sono retti dalle banche, che a loro volta sono rette dalle banche centrali, che portano i loro profitti a pochi gruppi privati che accumulano incessantemente denaro, debiti dagli stati e potere.

I soldi dei debiti che per legge il mondo deva pagare non si stanno disintegrando nel nulla, ma entrano in un vortice che aspira tutto e li concentra in un gruppo sempre più piccolo di privati. Se non ci riappropriamo subito della nostra sovranità monetaria alla fine ne resterà uno solo. Come dicevano gli Highlander.

ELENCO DEI PIU’ IMPORTANTI PARTECIPANTI
AL CAPITALE DELLA BANCA D’ITALIA
(Fonte Bancaditalia.it 2011)

 

Ente Partecipante Quote

Voti

Intesa Sanpaolo S.p.A. 91.035 50
UniCredit S.p.A. 66.342 50
Assicurazioni Generali S.p.A. 19.000 42
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 18.602 41
INPS 15.000 34
Banca Carige S.p.A. 11.869 27
Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 8.500 21
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 7.500 19
Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 6.300 16
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 6.094 16
Cassa di Risparmio di Firenze S.p.A. 5.656 15
Fondiaria - SAI S.p.A. 4.000 12
Allianz Società per Azioni 4.000 12
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lunedì 17 ottobre 2011

La nostra manifestazione 15 Ottobre

DI VALERIO PASSERI

Ecco Cosa Vedo ha partecipato alla manifestazione del 15 Ottobre “Pelope of Europe, Rise Up!”. Vogliamo mostrarvi in due minuti la nostra manifestazione, quella del 99%, quella pacifica e che è stata totalmente ignorata da tv e giornali, che hanno mostrato solo scene di violenza e distruzione.

I media hanno “dimenticato” di nominare i motivi per cui è stata fatta questa manifestazione, che si possono riassumere in riappropriazione della sovranità popolare e monetaria – “parolacce” troppo scomode.  E’ stata una manifestazione all’insegna della propositività e non contro un governo o un personaggio specifico, cosa che può essere considerata una novità nel nostro scenario sociale. Infine, abbiamo visto un corteo pacifico cacciare chi era incappucciato e armato, mentre la polizia a pochi passi rimaneva immobile, ma soprattutto abbiamo visto tanta gente seriamente informata su tutti i temi ed i motivi per cui questa manifestazione è nata.

Questo è il vero segno del cambiamento, una popolazione informata è una popolazione che non si lascia manipolare, è una popolazione che può agire per cambiare questo sistema.

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mercoledì 12 ottobre 2011

Energie Rinnovabili

DI MARCO CANESTRARI

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Supporta le energie alternative, mezzi pubblici, biciclette o auto piccole ed evita sempre più di favorire l'utilizzo del petrolio. Risparmia energia: consuma in maniera responsabile acqua, gas e energia elettrica, contieni gli sprechi (isola le abitazioni, acquista impianti efficienti), riduci i tuoi spostamenti e preferisci il mezzo urbano, le due ruote e l'auto condivisa (car sharing e car pooling).

Produci la tua energia in loco attraverso le fonti rinnovabili e osteggia l'attuale sistema generativo basato su grandi centrali non sostenibili. Acquista farmaci generici responsabilmente, controlla sempre se il prodotto non ha coinvolto lo sfruttamento di minori o il maltrattamento di animali e boicotta le grandi multinazionali responsabili della globalizzazione dei prodotti a scapito di quelli locali e dell'espansione indiscriminata di settori perversi come quello militare o della chimica.

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lunedì 10 ottobre 2011

Gli Effetti dell’Evidenza Sociale

DI ANTONIO PACILLI

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Gli indiani d’America cacciavano i bisonti spingendoli, nella loro corsa, verso i burroni. I primi erano sospinti da quelli che erano dietro, mentre gli altri seguivano senza esitazione quelli che erano davanti. Questo è un esempio che spiega molti dei fenomeni di ignoranza collettiva che colpiscono anche il genere umano e che agiscono in base al principio della Riprova Sociale.

Infatti, la nostra mente, in occasione di molte scelte, utilizza scorciatoie di pensiero, in quanto non è in grado di analizzare tutti gli elementi della complessa realtà che ci circonda. Nel caso specifico della Riprova Sociale, si può riscontrare la tendenza a ritenere adeguata un’azione che normalmente viene effettuata dagli altri. E cioè, l’evidenza sociale di un comportamento, può spingerci ad agire nello stesso modo. In molte occasioni, il funzionamento di questo principio, può aiutarci ad affrontare problemi già risolti da altri evitandoci di sprecare le nostre risorse. In campo scientifico, inoltre, è stato usato con successo per far scomparire diverse forme di fobia o per superare problemi psicologici di svariato tipo. In altri casi, invece, questo fenomeno, può essere un’arma pericolosa per noi stessi e per gli altri, soprattutto quando, l’incertezza di determinate situazioni, ci spinge a guardarci intorno e ad adeguarci a comportamenti anche sbagliati o, peggio ancora, quando le situazioni sono manipolate ad arte per sfruttare i comportamenti umani. In entrambi i casi possiamo fare qualcosa per evitare o per ridurre le conseguenze spiacevoli.

Quando la manipolazione/falsificazione è plateale, dovremmo utilizzare un minimo livello di vigilanza per definire le nostre risposte e valutarne la coerenza rispetto al nostro sentire. Nel caso in cui non vi è tale evidenza e l’incertezza non ci fa agire, potrebbe ritornare utile guardarsi attentamente intorno per scrutare fatti oggettivi, precedenti esperienze e la propria soggettiva valutazione, in modo da non perdere la sintonia con fattori concreti e per non adeguarsi a fattori fuorvianti. Solo in questo modo potremo evitare di fare la fine dei bisonti!

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venerdì 7 ottobre 2011

Manifestazione Nazionale del 15 Ottobre

PARTECIPA CON ECCO COSA VEDO AL “PEOPLE OF EUROPE, RISE UP!”
DI VALERIO PASSERI

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La situazione italiana è ormai tristemente sotto gli occhi di tutti. La crisi finanziaria è ormai argomento quotidiano e incessante di qualsiasi mezzo di comunicazione di massa, tutti propongono soluzioni che richiedono più o meno sacrifici, ma nessuno parla di quale sia la vera origine del problema - dal quale la soluzione “principe” sorgerebbe spontanea nella mente di tutti.

L’origine è che il nostro sistema economico è basato sul debito contratto con banche private. Il denaro dovrebbe essere un mezzo che facilita gli scambi tra le persone, in quanto tale non dovrebbe avere – e realmente non ce l’ha - un valore a se stante, non si dovrebbero poter accumulare ricchezze tramite semplice speculazione finanziaria e soprattutto il denaro dovrebbe appartenere a tutti coloro che lo utilizzano. Come se non bastasse le stesse persone con cui lo stato - come istituzione e non come unione dei cittadini – ha contratto un debito assolutamente ingiusto, dettano delle direttive ad una nazione che dovrebbe essere democratica e sovrana. Le conseguenze le conosciamo, basta vedere cosa è successo in Argentina e cosa sta succedendo alla Grecia – che è pochi passi avanti a noi in questo processo. Ovviamente, l’oligarchia dei governanti sta reagendo a tutto questo. E in quale altro modo se non eliminare il mezzo che permette a tutti i cittadini di informarsi fuori dagli schemi dei giornali partigiani? In questi giorni, infatti, il parlamento sta tornando alla carica con la “nuova” legge bavaglio. Se riproposta esattamente uguale a quella del 2010 – non è ancora certo che venga approvata in parlamento la nuova modifica  –, il comma 29 del “ddl intercettazioni” obbliga ogni sito internet che divulga informazioni, tramite semplice comunicazione delle parti che si ritengono offese – a ragione o torto non importa – all’eliminazione del contenuto o - peggio ancora - ad una rettifica secondo quanto indicato dallo stesso “lesionato”. Tutto questo senza che ci sia una valutazione super partes da un giudice terzo. Non viene mai menzionato, ma una legge che tuteli le persone da ciò che viene pubblicato su di loro, esiste già dal 1948 nelle “Disposizioni sulla stampa”.

E’ giusto che se un cittadino venisse calunniato dalla stampa, questa debba pubblicare una rettifica nell'edizione successiva, affinché tutti sappiano che la notizia precedente che lo riguardava era falsa e perché possa essere riabilitato davanti gli occhi dell’opinione pubblica. Ma questo nuovo decreto legge sul web – dove la possibilità di confronto è aperta a tutti e la calunnia non ha lo stesso effetto, in quanto c’è sempre la possibilità di rispondere personalmente e direttamente alle offese - ha l’unico effetto di un vero e proprio bavaglio che i poteri forti mettono a chi fa informazione dal basso. Distrutta l’istruzione e censurato internet, le voci fuori dal coro – che appartiene ai poteri forti - praticamente si azzereranno ed è questo quello a cui si cerca di puntare per mantenere il controllo dei cittadini. Per protestare contro tutto questo, per elaborare nuove soluzioni concrete che riportino la sovranità monetaria nelle mani di noi cittadini, per progredire verso una nuova era di democrazia diretta, Ecco Cosa Vedo parteciperà alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 15 ottobre , che prevede tra i suoi obiettivi:


1) Restituzione della sovranità popolare e proposta di una nuova legge elettorale che permetta di scegliere candidati direttamente attraverso il sistema delle assemblee.

2) Ripudio del debito pubblico e riappropriazione della sovranità popolare, con conseguente accertamento ed eventuale incriminazione di chi ha contribuito a generarlo ed aumentarlo.

3) Rilancio dell’economia previo censimento e monitoraggio delle realtà economiche e sociali del paese.

4) Abolizione incondizionata di tutti i privilegi della classe politica.

5) Lotta all'inquinamento ambientale con l'introduzione di severe normative per la tutela del pianeta e della nostra salute.


Ecco Cosa Vedo ha aderito al Coordinamento 15 ottobre, l’appuntamento è a Piazza della Repubblica alle ore 14.00, se sei interessato conferma la tua partecipazione al nostro


EVENTO FACEBOOK


Per chi abita fuori Roma potrà raggiungere la città tramite mezzi allestiti appositamente dai promotori dell’evento. Ti aspettiamo!

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lunedì 3 ottobre 2011

La Pedagogia del Gioco alla Guerra

DI VALERIO PASSERI

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Che a partire dalla prima guerra mondiale ad oggi, le guerre che riguardano diverse nazioni nel mondo non si siano mai fermate e che continuino a produrre milioni di morti è un dato di fatto. Produrre è proprio il verbo adatto all’esigenza, la morte è seminata in maniera perfetta, calcolata ed anonima come in una spaventosa catena di montaggio. Il 900 ha segnato la fine del mito dell’eroe medioevale che grazie a intelletto e prestanza fisica salvava la donzella dal terribile nemico. Il ritratto tipico del combattente che semina e riceve morte è ora quello sempre uguale ed inespressivo del soldatino di plastica che si da ai bambini per giocare alla guerra.

Giocare alla guerra: qualcosa che distrugge milioni di vite, può essere trasfigurata in un gioco? E ancora, cosa c’è di eroico nel fare la guerra, peggio se guerra di attacco, improntata al mero accaparramento di risorse economiche? Eppure i bambini giocano alla guerra con ricostruzioni sempre maggiormente fedeli, grazie a videogiochi e ai nuovissimi poligoni di tiro virtuale nei quali, imbracciando un’arma identica alla realtà, si uccidono tutti gli “sporchi nemici”. Eppure i nostri soldati sono eroi, e gli altri, tutti gli altri, - anche se i nostri la guerra la fanno nel loro paese - se non sono alleati sono degli assassini. A chi obietta la definizione di eroe subito si “sbattono” davanti agli occhi tutte le bare con su i tricolori dei soldati “morti per noi”. Il problema non è del povero soldato che perde la sua giovane vita in un conflitto che non lo riguarda, ma di chi ha disposto a quel soldato di rischiare la propria vita e di terminarne delle altre. Costoro fanno delle belle facce addolorate durante i funerali di stato, per poi – con sguardo solenne – dire che, nonostante le perdite, la nostra – nostra? – missione continua. Muoiono costantemente persone da una parte e dell’altra, ma non si parla della guerra se non come fosse una partita a risico: “chi sta vincendo?”. Ecco la fonte del problema, a partire dalla prima guerra mondiale per limitare il dissenso dell’opinione pubblica per una guerra di cui non si capivano le motivazioni e che diventava logorante per tutti, la propaganda ha inventato la “pedagogia del gioco alla guerra”. E così è continuata fino ai giorni nostri con sempre maggiore coerenza e precisione. Può sembrare assurdo che lasciar giocare i propri figli con soldatini, pistole giocattolo o videogame possa portare conseguenze. Ma tutto questo è atto a rendere la guerra qualcosa di universalmente “normale”. Per chi si trova di fronte al teleschermo e vede ed ode della fine di centinaia di migliaia di vite, tutto sembra distante ed irreale. Se questo non lo tocca perché mai dovrebbe lottare, impegnarsi o spendere parole per porre fine a quello che per lui è solo un gioco?

Bisogna insegnare che alla guerra non si gioca, perché essa è reale e terribile e bisogna insegnare che non è qualcosa di irreversibilmente intrinseca nella storia del mondo, perché se non c’è nessuno disposto ad uccidere, le guerre non si combattono da sole, tanto meno le combattono le poche decine di uomini che le dispongono.

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