domenica 31 luglio 2011

Il Potere nasce da Noi

DI MARCO CANESTRARI

Come si possono controllare le masse nei sistemi moderni dove i cittadini possono esprimersi liberamente con il voto?

Come già analizzato nella serie “Come si controllano le masse nei paesi democratici” si viene a creare un forte divario tra chi controlla, che sa bene come fare, conosce le tecniche ecc., e chi è controllato, che non deve avere sentore di questo controllo. Durante gli anni si omette dalla coscienza collettiva tutto ciò che è sfavorevole al controllo di massa. Siamo in democrazia, come può nascere dunque questo potere? Nasce, viene mantenuto e stabilizzato tramite i nostri consensi. Mode ed opinioni dettate dai media formano le nostre personalità in un campo sempre più limitato di scelte, creando così delle strutture di consensi. Il mondo è la rappresentazione di quello che noi siamo, dei nostri consensi. Il potere nasce da noi, e solo in noi c'è la possibile soluzione.

“In un sistema totalitario, a differenza di quanto si può comunemente pensare, il potere non viene detenuto esclusivamente con la violenza, ma è frutto di una reciproca contrattazione tra il capo e le masse dominate.” – Gustav Le Bon

 

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giovedì 28 luglio 2011

Democrazia più Diretta

DI MARCO CANESTRARI

democrazia

Non lasciarti ingannare dall'illusione dei partiti e ragiona “a soluzioni”. La democrazia, nella sua attuale forma, è puramente illusoria. Sensibilizza gli altri verso ogni forma di partecipazione diretta del singolo alla gestione del paese, ponendo particolare attenzione al potere del cittadino di proporre nuovi cambiamenti e non solo a quello di scegliere le proposte che vengono imposte dall’alto.

Favorisci la democrazia diretta e partecipata dove i cittadini possano decidere quali forme devono avere le istituzioni e in che modo essi stessi vogliano governare o anche quanto e cosa vogliano delegare e a chi. Dove si possa Scegliere i candidati, proporre nuove leggi o modificarne di esistenti. Diminuiamo il potere dei Politici, i loro campi di scelta e le loro responsabilità a favore di scelte sempre più dirette. Evitiamo qualsiasi conflitto di interessi per i politici: nessun potere sui Media o interesse verso alcun Azienda. Promuovi inoltre, il monitoraggio costante e trasparente di qualsiasi gruppo o persona che abbia un qualche tipo di potere. Qualsiasi persona che svolga un’attività di responsabilità deve accettare di essere monitorata costantemente da tutta la rete.

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martedì 5 luglio 2011

Il Male di Vivere della Gioventù

 

disa

Di fronte ai tanti delitti della criminalità organizzata, alle numerose stragi del dopo-discoteca, alle morti per overdose, per AIDS, ai suicidi di molti giovani e altre cose analoghe, vien da pensare che la vita oggi abbia perso molto del suo valore nel nostro Paese. Si ha proprio la netta impressione che la quantità di parole che si spendono a favore della vita, del diritto al "bene-essere", sia diventata inversamente proporzionale al rispetto effettivo di questo valore e di questo diritto. Le parole sembrano o inutili, perché non incidono sul reale, oppure false, perché lo giustificano sempre. Si ha persino l'impressione, a volte, che ci si limiti a parlare di diritto alla qualità della vita proprio per impedire ch'essa venga garantita, o che se ne parli solo per convincere l'opinione pubblica ch'essa viene veramente garantita o che comunque lo possa essere (visto appunto che se ne parla!).

Questa forma di "deduzione logica" è tipica della tradizione razionalista occidentale: ci basta sentire le dichiarazioni di "buona volontà" per avere la certezza che alle intenzioni seguiranno i fatti. Le parole per noi hanno un effetto magico, feticistico: basta pronunciarle perché funzionino da sole! Ma perché l'attività delittuosa, criminale, è diventata il pane quotidiano dei nostri mass-media? Perché i giornalisti si compiacciono di poter offrire in pasto ai vari utenti solo le notizie più negative? Perché questo gioco al massacro? Semplicemente perché la differenza tra ciò che questa società promette (cioè gli ideali di cui si vanta) e ciò ch'essa riesce a mantenere (cioè i fatti di cui si dovrebbe vergognare) è così grande che il ceto medio (borghese) non riesce più a sopportarla? Esso preferisce, non credendo nella possibilità di una transizione, che si rinunci in parte all'ideale e che si mostri chiaramente che non ci sono alternative. È con questa convinzione statica delle cose che un giovane sceglie di drogarsi e un altro di diventare mafioso, sceglie cioè di uccidere se stesso o gli altri. Ovviamente non si tratta di "libera scelta", poiché i condizionamenti che la gioventù subisce sono veramente tanti; e non sembra affatto che questi condizionamenti possano diminuire all'aumentare del benessere economico, anzi, semmai è il contrario.

Il ceto medio, che è il ceto più rappresentativo della nostra società (anche se non necessariamente il più importante), si scopre ogni giorno di più ai margini delle leggi e dei meccanismi che regolano la nostra società. Oggi la parola "marginale" andrebbe sottratta dal suo riferimento strettamente economico. "Marginale" oggi può essere anche una famiglia che guadagna 50 o anche 100 milioni l'anno e che non per questo ha qualche possibilità d'influire, in modo decisivo, sui destini del proprio quartiere, della propria città... Il "marginale" è diventato un individuo più o meno benestante cui s'impedisce di formulare progetti significativi per l'ambiente in cui vive. La gioventù risente moltissimo di questa mancanza di protagonismo, ed è la prima che rimuove l'angoscia d'impotenza con la cultura d'evasione, con gli atteggiamenti egoistici e superficiali. Negli anni '50 e '60 i giovani hanno "imitato" gli adulti finché si sono accorti del dualismo che gli adulti manifestavano fra le cose dette e le cose fatte, fra i valori pubblici (della società civile, del mercato) e quelli privati (della famiglia, della religione). Negli anni '70 essi hanno contestato questa ipocrisia chiedendo una maggiore coerenza. Negli anni '80 la società ha risposto con una maggiore coerenza, ma al negativo. Invece di dimostrare coi fatti la verità degli ideali o dei valori professati verbalmente, gli adulti, convinti che gli ideali non si possono realizzare, hanno accettato di estendere la negatività dei loro fatti a tutti i livelli, pubblico e privato. Di qui l'aumento della corruzione, della criminalità, del qualunquismo...

I giovani degli anni '80 sono tornati ad imitare gli adulti, ma ottenendo questa volta risultati assai diversi da quelli ottenuti negli anni '50 e '60. Laddove infatti esisteva un'ingenua fiducia nelle possibilità di un cambiamento, è subentrata la netta convinzione che tale possibilità sia irrealizzabile. I giovani di oggi imitano senza chiedersene la ragione. Avvertono sì, con la loro sensibilità, che la società è una giungla, dove vince il più forte o il più astuto, ma, non sapendo cosa fare per modificare le cose, vi si adeguano ostentando disprezzo e indifferenza. Se a questa gioventù non verrà offerta la possibilità di progettare attivamente il proprio futuro, il suo destino sarà quello d'essere strumentalizzata da qualche abile demagogo che se ne servirà, approfittando del malessere generale, per tentare la scalata al potere. I giovani infatti ostentano disprezzo e indifferenza nei confronti di questa società, ma ogni giorno che passa avvertono che con questi atteggiamenti il loro "male di vivere" non diminuisce ma anzi aumenta. Abituati come sono a prendere le cose per istinto, potrebbero anche illudersi che con la forza e la violenza si possa ottenere più facilmente ciò che si desidera. Il fenomeno dei naziskin non rientra forse in questa logica?

1) In una società dove il crimine non paga (soprattutto il grande crimine), dove sembra non esserci più alcune differenza tra "bene" e "male", in quanto tutto è diventato opinabile, relativo, per quale motivo un giovane dovrebbe accettare, con un senso di colpa, le pesanti sanzioni che gli vengono comminate per i suoi delitti?

2) In una società dove nessuno fa qualcosa perché l'"ordine" venga rispettato (non solo l'ordine pubblico, ma anche quello delle "cose": giustizia, onestà, verità, ecc.), per quale motivo il giovane non dovrebbe credere che le proprie azioni "trasgressive" vanno comunque premiate, anche se comportano conseguenze tragiche per qualcuno?

3) In una società dove tutto sembra apparentemente "facile" (se si dispone del denaro), o dove tutto appare "lecito" (se lo scopo è quello d'arricchirsi), per quale motivo il giovane dovrebbe comportarsi secondo delle regole etiche? Perché stupirsi se i giovani -istintivi come sono- non si preoccupano di salvare le apparenze nei crimini che commettono, mostrando di credere in una morale del tutto formale?

Tutto ciò non per scaricare ogni responsabilità sulla società, ma per indurre gli adulti a riflettere su loro stessi, su quello che sono, perché nessuno si senta in diritto di affermare che i propri figli assassini sono dei "mostri" venuti fuori dal nulla. I modelli culturali che offre questa società sono così incentrati sull'affermazione del singolo individuo, che chiunque si ritiene assolutamente libero di non lasciarsi condizionare. Le persone più sprovvedute spesso sono anche quelle più convinte d'essere così forti (moralmente) da potersi sottrarre in ogni momento ai condizionamenti indotti dai media. Tali individui, in verità, sono così plagiati che non riescono neppure a immaginare che vi possa essere un diverso modo di vivere la vita o di guardare la realtà. Essi infatti danno per scontato che quanto offre la società, attraverso i media, sia l'unica esperienza possibile o comunque rilevante, l'unica veramente dominante. L'individualismo nei giovani è così forte ch'essi preferiscono addebitare totalmente al singolo individuo le cause del suo insuccesso (disoccupazione, droga, criminalità ecc.), piuttosto che cercare delle concause nel contesto socio-ambientale. Non conoscendo il modo per poter modificare le cose in positivo, essi accettano, come unico criterio di vita, i rapporti di forza, all'interno dei quali è lecito quasi tutto. I giovani sono lo specchio più fedele di questa società, quello più immediato.

I giovani sono così abituati all'individualismo borghese che, pur rendendosi conto che la società è invivibile, preferiscono condannare molto severamente chi ne trasgredisce le regole (p.es. uccidendo o rubando), piuttosto che cercare delle attenuanti. La regola fondamentale è che all'individualismo bisogna rassegnarsi, senza però fare di questo individualismo un modo per emergere sugli altri. L'unico attenuante tollerata è quella relativa al gruppo, nel senso che un gruppo può far valere legittimamente dei propri diritti o interessi contro altri gruppi o contro le istituzioni. Ma dentro il gruppo deve valere il conformismo, anche rispetto ai valori dominanti dell'individualismo borghese.

FONTE: Homolaicus

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venerdì 1 luglio 2011

Il Futuro parte dall'Educazione

 

In questo video sono raccolte le considerazioni della Professoressa Pucci, insegnante di un istituto superiore di Roma, sull'importanza della diffusione della lezione su "Come si controllano le masse nei paesi democratici" che Ecco Cosa Vedo sta portando nelle scuole già da un anno a questa parte.

In particolare è posta l’attenzione sull’importanza di sviluppare negli alunni e nei giovani la capacità di pensare da soli, l'opportunità di prendere coscienza delle cose che dicono e fanno loro stessi, i loro compagni e la società: di questo oggi c'è un grande bisogno. Diviene fondamentale capire che c'è un altro modo di intendere la vita sociale, la vita  politica e la cultura in genere, che è quello di proporsi, di essere attivi, di non subire passivamente ciò che qualcun altro ha scelto per noi. Il futuro parte dall'educazione: è importante svegliare oggi le coscienze di tutti quelli che domani andranno a votare e costruiranno il futuro politico.

Se ritieni utile la diffusione di queste conoscenze, puoi contribuire portando il corso nella tua scuola, nel tuo gruppo, nella tua associazione, o in un evento pubblico della tua città. Per info inviate una mail a info@eccocosavedo.com o contattateci sulla nostra pagina facebook.

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