venerdì 11 febbraio 2011

I Ponti della Ragione

DI DAVID CORSICO

dialogocf

Di tutte le sue invenzioni, l’essere umano, ne ha concepita una che ha permesso l’avvicinamento delle idee: i ponti. Metaforicamente, il ponte, è la struttura più simile al dialogo, l’insegnamento e lo scambio di cultura. Non fraintendetemi, non penso che l’uomo abbia costruito i ponti solo per un coinvolgimento sociale con  il vicino dirimpettaio, anzi, penso, che questo aspetto sia frutto soprattutto della mia fervida immaginazione.

Però, non si può non notare che con essi, simbolicamente si sia stretto la mano alla comunione. Gli scambi avvenivano comunque tra gruppi, i più temerari guadavano i fiumi in piena pur di commerciare, ma il ponte, in qualche modo, ha sancito il passaggio per tutti e ha consacrato la possibilità all’espansione del pensiero, soverchiando così le barriere di società relativamente autonome. Almeno, così mi piace sognare il valore comune del ponte, l’unione di popoli che fraternizzano abbattendo le paure dell’incomprensione e della superstizione, fondendo il proprio sapere in uno scopo universale: la consapevolezza. Sembra però, che questo sogno appartenga a pochi, infatti, ci sono uomini che vorrebbero distruggere quei ponti, abbattere tutti i ponti del mondo, per poter isolarsi nella loro piccola nicchia e chiudere i cancelli alla comprensione. Questi uomini stolti e arroganti pensano di possedere qualità divine o perlomeno, sono convinti nella loro greve autarchia, di non aver bisogno di nessun altro giudizio. Questa mentalità inutile e malsana, favorisce ancora di più l’isolamento e la paura, aumentando la diffidenza e l’intolleranza, creando nei cuori della gente la gelosia e l’odio. L’inconsapevolezza non solo demolisce i ponti ma chiude le vie, spranga le porte, cementa le finestre e se all’inizio il bisogno di protezione è tra le anse del fiume, poi non bastano più nemmeno le mura fortificate intorno alla città a dare sicurezza, perché lo scudo alle nostre paure è solo il sapere. I ponti levatoi alzati, i ponti abbattuti, i ponti progettati male, sono tutti sintomi di una regressione sociale, di un indebolimento della cultura e dell’integrazione e per far sì che questo non avvenga, dobbiamo sacrificarci un po’ tutti: a partire dai più dotti. Il primo mattone per costruire questo ponte solidale deve essere posto  proprio dal più conscio, adoperando la sua intelligenza come una ricchezza da distribuire tra i poveri, senza reclamare nulla in cambio, se non, la gioia incondizionata per aver contribuito al suo compimento.

Il conscio non dovrebbe attendere la risposta affermativa alla sua domanda, non dovrebbe valutare o giudicare, non dovrebbe sperare nella cognizione dell’altro ma, dovrebbe solo ritentare là, dove ha fallito. La contesa, anche se questo termine non mi piace, si vince con la conoscenza, sconfiggendo l’ignoranza, distribuendo la cultura e quando saremo tutti più consapevoli, ci ritroveremo a festeggiare la pace sui ponti della ragione.

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