martedì 30 novembre 2010

La Caduta dell'Impero

DI NUCCIO CANTELMI

impero

La sfiducia nel futuro, lo shock sistemico e i segni di una nuova speranza. Mala tempora. Questo è ciò che sentiamo ripetere in ogni dove. La crisi. C'è crisi. Grossa crisi. Eppure, ripercorrendo a ritroso gli ultimi anni, mi viene da pensare che mai crisi economica fu più annunciata ed organizzata di questa. La “crisi” che stiamo attraversando non è una crisi economica. Non è neppure una crisi istituzionale. Forse non è neppure una crisi.

Sul piano economico, mi sento di affermare che il periodo di (pseudo)recessione che stiamo attraversando è il frutto di un preciso disegno di conservazione da parte dei soggetti economici che controllano vari mercati a livello internazionale. Di fronte le opportunità che le nuove tecnologie ed i nuovi modelli di scambio (non solo economico) stanno imponendo nel mondo, la strategia adottata è stata quella della conservazione ad oltranza, della resistenza a tutti i costi. Negare il cambiamento ed arroccarsi sulle posizioni di monopolio è quanto di più sciocco si possa pensare. La storia insegna che ad un iniziale sentore di vittoria, fa seguito una inesorabile sconfitta. Eppure, nella vasca dei pesci, gli squali hanno iniziato a mangiare i pesci piccoli, poi i medi ed ora cominciano a guardarsi in cagnesco tra di loro (non per nulla li chiamano anche pescecani). Provocare artatamente una profonda recessione economica ha avuto, dunque, il duplice effetto di scoraggiare il cambiamento che viene dal basso (attraverso l'inventiva e la duttilità delle PMI) e di scoraggiare il senso del progresso e l'ottimismo nel futuro della opinione pubblica, in puro stile “shock doctrine”. Ecco che, per un verso si perde il vero valore incentivante della economia del territorio perché gli imprenditori che creano ricchezza distribuita attraverso la gestione responsabile delle risorse locali sono disincentivati ad investire, per altro verso, la gente comune tende a perdere di iniziativa personale, ad affidarsi all'intervento pubblico ed aggrapparsi a quel poco che ha.

Nasce, così, un vero e proprio conflitto di classe, un conflitto sociale. Il dipendente contro l'imprenditore, il pubblico contro il privato, il ricco contro il povero, tutti contro tutti. La diffidenza sociale è il segno principale di questa “crisi”. Se non mi fido non coopero, se non coopero non spendo risorse, se non spendo risorse non cresco... Il cane che si morde la coda (circolo vizioso autorafforzativo). L'effetto primario di questa situazione è il consolidamento delle posizioni di privilegio e monopolio. L'effetto secondario (non meno importante e non meno atteso) è la completa disillusione sul futuro da parte della “common people”. Eppure, anche la caduta dell'impero romano ha portato alla nascita di nuovi modelli di equilibrio. Magari frammentati (la nascita dei comuni in Italia e dei regni sovrani nel resto d'Europa). Magari diversi dal mito di unità imperiale. Ma pur sempre idonei a sostenere il percorso sociale, economico ed istituzionale che si veniva formando. Anche oggi, a saperli leggere, si possono notare i semi di ciò che sarà il futuro.  Quando l'era della distribuzione di massa, della globalizzazione coatta sarà finita, emergeranno naturalmente nuovi modelli di relazione, basati sulla cooperazione spontanea, sulla condivisione delle risorse e sulla partecipazione. Abbiamo avuto il mito della proprietà pubblica. Abbiamo avuto il sogno dell'iniziativa privata. Quello che seguirà sarà una via nuova e diversa, basata non più sulla negazione dell'individualità o sulla sua estrema esaltazione, ma sul riconoscimento che l'interesse del singolo può coincidere con quello collettivo.

I segni ci sono già. Il software libero, ad esempio, ci insegna un modello di sviluppo integrato, nel quale grandi capitali vengono a coesistere con piccole e grandi comunità di volontari. La ricchezza, in futuro, non sarà più definita sulla base del possesso e della proprietà materiale. Il PIL non potrà più crescere all'infinito, come neppure i consumi.

I segni ci sono già,
dobbiamo cominciare a viverli.

 

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lunedì 29 novembre 2010

Bambini Disubbidienti, Spesso in Punizione

DI VITTORIA LUCIANI

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I castighi e le punizioni, apparentemente necessari per i bambini più ribelli, sono spesso rintracciabili all’interno di famiglie nelle quali con difficoltà, e a volte in modo poco autorevole, i genitori stabiliscono delle regole e delle norme di comportamento da rispettare. Così accade che i genitori stessi, di frequente, ricorrano alle punizioni come ad uno strumento utile per l’educazione dei propri figli, senza tuttavia considerare come esse, a volte, possano essere non comprese dal bambino, se non addirittura vissute soltanto come un atto violento ed aggressivo nei suoi confronti, soprattutto quando sono accompagnate da urli e da rimproveri rabbiosi.

Le punizioni dovrebbero essere adottate soltanto per educare i comportamenti più difficili del bambino e per contenere i fatti più gravi e per lui potenzialmente pericolosi; dovrebbero essere sempre coerenti e chiarificatrici di cosa entrambi i suoi genitori disapprovano del suo comportamento, ma soprattutto non essere mai eccessive, così da premettere al bambino stesso di comprenderne il loro significato educativo e di poter così recuperare il suo comportamento inadeguato. Al contrario, una forte ed incontrollabile reazione di frustrazione e di rabbia da parte dei suoi genitori, che a volte può spingerli a mettere in castigo il proprio figlio per il suo comportamento ribelle, può essere da lui compresa come l’unica e possibile modalità con la quale affrontare i problemi: in altri termini è come se, attraverso la loro reazione impulsiva, i genitori insegnassero al proprio figlio ad affrontare le difficoltà soltanto attraverso l’aggressività e la collera, mostrandogli così un modello relazionale e familiare violento ed aggressivo. Soltanto intorno ai quattro-cinque anni di vita, la punizione assume per il bambino un significato concreto, perché è solo a quest’età che egli inizia a capire il rapporto di causa ed effetto tra gli eventi, che gli permette di comprendere non solo la loro sequenza temporale, ma anche di legarli tra loro, come quando, ad esempio, la mamma lo mette in castigo subito dopo che egli ha messo sottosopra la sua camera.

Molto spesso, con i bambini più piccoli può essere di grande aiuto stabilire insieme dei patti da rispettare, che consentano loro di diventare progressivamente responsabili dei loro stessi comportamenti e che permettano ai genitori di fare degli interventi educativi che siano il meno possibile punitivi. Tuttavia, può essere utile comprendere come a volte, dietro un comportamento ribelle e disubbidiente del bambino, ed alle frequenti punizioni che ad esso fanno seguito, ci sia una sua richiesta di attenzione nei confronti di un genitore spesso assente ed anche un po' distratto, perché è come se le punizioni ed i castighi rappresentassero per lui dei tentativi di richiamo ad un rapporto più intenso ed attento con lui.

FONTE: PAGINEBIMBO

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domenica 28 novembre 2010

Il Pluralismo dell'Informazione

DI ENRICO GALAVOTTI

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Ogni storia che si racconta dovrebbe prevedere percorsi diversi, alternativi, opzionali. Guai alle storie chiuse, unilaterali, non aiutano in alcun modo lo sviluppo della dialettica. Una storia può ovviamente finire in un modo piuttosto che in un altro, però occorre sempre mettere in evidenza che a quel finale i protagonisti sono giunti a motivo delle scelte compiute (buone o cattive ch'esse siano state). Occorre cioè che il narratore eviti di far credere all'interlocutore (lettore o ascoltatore) che la dominante della storia è il destino o, peggio, la casualità.

Il destino non è altro che un susseguirsi di scelte, in cui il caso ha giocato una parte irrilevante o comunque poco significativa. Il narratore dovrebbe persino concludere la sua storia lasciando credere che, nonostante le molte scelte negative compiute, esiste ancora una via d'uscita. Cioè dovrebbe indurre a considerare gli errori dei protagonisti come un motivo sufficiente per non ripeterli. In effetti, se coltivassimo meglio il valore della memoria storica, faremmo sicuramente meno errori, sprecheremmo meno risorse ed energie. E' l'ingenuità o l'incoscienza di credere in un progresso proiettato all'infinito che ci rende presuntuosi nei confronti del passato, delle tradizioni, dei valori che ci sono stati trasmessi. Ecco perché ad un certo punto ci troviamo a dover ricominciare da zero. Le guerre non sono che il risultato di questa dimenticanza storica, che si protrae eccessivamente nel tempo. Infatti, quanto più si dimentica il passato, tanto più si è portati a credere che il male sia un prodotto inevitabile del destino. Forse non è un caso che le culture legate a questo concetto di destino siano anche quelle più individualiste. Una cultura popolare ha fiducia nelle proprie risorse e non ha paura degli errori che compiono le singole persone. Forse non è un caso che la cultura occidentale, individualista per definizione, abbia una volontà di risolvere i problemi (di cui ha consapevolezza) assolutamente inadeguata. Noi sappiamo ciò che non funziona, ma non sappiamo come farlo funzionare. Forse non è un caso che i media tendano progressivamente a ridurre al minimo il livello di consapevolezza della gravità dei problemi.

Non è singolare che le notizie di tipo effimero vengano continuamente mescolate a quelle drammatiche? Non è forse questo il modo di presentare una notizia come fine a se stessa? La notizia viene data non allo scopo di far riflettere su come risolvere un determinato problema, ma solo allo scopo di difendere un potere costituito o per ricavarci un profitto economico (p.es. attraverso la pubblicità). Le notizie ci vengono somministrate in un modo così amorale e in così grandi quantità, che alla fine non ci interessa affatto sapere cosa veramente sia accaduto. La notizia stimola soltanto una sorta di curiosità fine a se stessa, come quando si leggono dei giornali in attesa del proprio turno di visita o di lavoro. Perché in Italia vengono letti così pochi quotidiani? Perché le news che ci passano la televisione e la radio sono sufficienti per le nostre esigenze di curiosità sui fatti del mondo. Quando vogliamo notizie personalizzate ci rivolgiamo al web. I mass media classici (radio, tv e giornali) hanno creato un utente al quale non interessa approfondire per capire e per poter contribuire a risolvere un determinato problema. A noi interessa semplicemente restare quel minimo aggiornati per non fare brutta figura di fronte al collega che ci chiede: "Hai visto cosa è successo?".

La nostra consapevolezza degli avvenimenti non è che un'acquisizione sterile di nozioni astratte, che ci piovono addosso come un fiume in piena. Cioè non è mai il prologo di un'azione che può diventare partecipata, con valenza educativa e fine politico. Un'informa-azione dovrebbe essere trasmessa solo a condizione di portare a una qualche "azione" socializzante (piccola quanto si vuole, ma pur sempre reale, efficace). Anche nel mondo della scuola è assurdo pensare che la ripetizione più o meno fedele di nozioni prestabilite debba essere considerato come il massimo obiettivo dell'azione educativa.

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venerdì 26 novembre 2010

I Narcisi Selvatici

DI JIDDU KRISHNAMURTI

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Su ogni tavolo c'erano narcisi selvatici, freschi, appena colti dal giardino, con ancora intatto l'incanto della primavera. Su un tavolo accanto c'erano dei gigli, biancovellutati, dal cuore intensamente giallo. Vedere quel bianco vellutato e il giallo brillante di quei narcisi era come vedere il cielo, profondo, illimitato, silenzioso.

Quasi tutti i tavoli erano occupati da gente che parlava a voce alta e rideva. A un tavolo vicino, una donna dava da mangiare furtivamente al suo cane la carne che non mangiava. Tutti, a quanto pareva, avevano grosse porzioni e non era un bello spettacolo veder gente mangiare; forse è barbaro mangiare pubblicamente. Un uomo, dall'altra parte della sala, si era rimpinzato di vino e carne e si stava accendendo un grosso sigaro, con un che di beato sulla grassa faccia. Sua moglie, grassa come lui, si accese una sigaretta. Sembravano fuori del mondo. Ed essi erano lì, i gialli narcisi selvatici, e nessuno sembrava curarsi di loro. Erano lì per scopi decorativi che non avevano alcun senso; e, quando li osservavi, il loro giallo brillante riempiva la sala rumorosa. Il colore ha questo strano effetto sull'occhio. Non avveniva tanto che l'occhio assorbisse il colore, quanto che il colore sembrasse riempire il tuo essere. Tu eri quel colore; tu non diventavi quel colore, tu lo eri, senza identificazione o nome: l'anonimità che è innocenza. Dove non c'è anonimità c'è la violenza, in tutte le sue forme. Ma tu dimenticasti il mondo, la sala piena di fumo, la crudeltà dell'uomo e la rossa, disgustosa carne; quegli eleganti narcisi sembravano portarti al di là del tempo. L'amore è così. In lui non c'è tempo, né spazio, né identità. E' l'identità che genera il piacere e l'affanno; è l'identità che porta con sé l'odio e la guerra e innalza un muro intorno agli uomini, intorno al singolo, intorno a ciascuna famiglia e comunità. L'uomo deve superare il muro per incontrare il suo simile, che è chiuso anche lui entro un muro; la morale è una parola che stabilisce un ponte fra i due, e così diventa brutta e vana. L'amore non è così; è come quel bosco dall'altro lato della via, che ogni momento si rinnova perché ogni momento muore. In lui non c'è permanenza, la permanenza cercata dal pensiero; è un movimento che il pensiero non potrà mai capire, toccare o sentire. Il sentimento del pensiero e il sentimento dell'amore sono due cose differenti; l'uno porta alla schiavitù e l'altro alla fioritura della bontà. Quella fioritura non avviene entro la sfera di nessuna società, di nessuna cultura, di nessuna religione, mentre la schiavitù appartiene a tutte le società, credenze religiose e fede nell'altro.

L'amore è anonimo, quindi non violento. Il piacere è violento, perché in esso agiscono come fattori sollecitanti il desiderio e la volontà. L'amore non può essere generato dal pensiero, né dalle buone opere. La negazione dell'intero processo del pensiero diviene la bellezza dell'azione, che è amore. Senza di che non c'è beatitudine di verità. E laggiù, su quel tavolo, si ergevano i narcisi selvatici..

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giovedì 25 novembre 2010

Cosa Puoi Fare

DI MARCO CANESTRARI

Abbiamo visto come nei paesi controllati risulti difficile l’aggregazione e i problemi che richiedono una visione d’insieme restano irrisolti. Ci si aspetta sempre che qualcun altro si dia da fare per cambiare qualcosa, ma nulla cambierà se non ci attiviamo in prima persona.

Per cambiare queste condizioni è necessario mutare il nostro atteggiamento, con piccoli accorgimenti utili a rendere possibile un cambiamento di insieme che ci permetta di affrontare quelli che sono i problemi della nostra società. Che cosa si può fare? Fai informazione, creala da te, diffondila. La tua esperienza, la tua competenza, tutto quello che sai, tutto quello che pensi, tutte le tue idee, dille a tutti. Prendi le informazioni da più fonti possibili e confrontale. Non limitarti alla critica sterile, ma sii costruttivo. Orienta il tuo pensiero alla creazione di alternative migliori.

Fai proporre sempre una soluzione accanto ad ogni problema che viene sollevato e incoraggia una partecipazione attiva e diretta verso quella soluzione.

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martedì 23 novembre 2010

Diritto e Rovescio

DI DAVID CORSICO

DRITTO

Non è da tutti diventare famosi dipingendo un bel quadro o scalpellando un’imponente scultura nel marmo, anche diventare un asso dello sport o un divo del cinema è privilegio per pochi. Occupare posti importanti nelle grandi aziende, nelle banche o nelle poltrone pubbliche è sempre un onore che tocca a soggetti meritevoli di ricoprire questi ruoli. Checché se ne dica, chi “non ce l’ha fatta”, prova invidia per colui che è arrivato al successo e alla notorietà, avvolto nel lusso sfrenato e beato nella dolce vita.

Si potrebbero scrivere libri sul merito e la bravura di taluni individui ma, l’opinione personale conta poco davanti all’evidenza. Quando una persona ricopre una o più cariche importanti è difficile mettere in discussione le sue capacità, se un commediante, ballando o recitando diventa famoso e acclamato, non si può dubitare della sua bravura. Tanto meno si può disquisire sull’immagine di un politico affermato, magari possiamo giudicare il suo operato e non votarlo più alle prossime elezioni se non ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale, ma non possiamo sbarazzarci della figura del politico, quella rappresentazione resterà sempre vigente e con sé, il suo valore acquisito. Questo vale un po’ per tutto: per il politico, il manager, l’attore, il cantante, l’atleta, il boss e la persona comune e non possiamo liberarci facilmente da questi stereotipi, semplicemente perché li abbiamo ideati noi. Abbiamo creato l’eccellenza e la mediocrità, l’amarezza e la beatitudine, l’ostentazione e la semplicità, concependoli dall’importanza stessa del ruolo. Abbiamo dato un valore e un prestigio differenti – troppo differenti – ad ogni parte sociale che a ognuno di noi compete: l’operaio è meno importante del datore di lavoro, la donna delle pulizie è meno importante dell’attrice, l’atleta vale più del postino e il politico è più importante del suo elettore, abbiamo creato una divergenza sociale così ampia da non riuscire più a vedere il fondo del baratro. Abbiamo inventato il Vip, e chi lo diventa, giustamente se ne approfitta. Ma è solo una questione di numeri? Il minatore lo possono fare tutti e diventare campione di golf no? L’operaio è in eccesso e il manager in difetto?  Ma se fosse solo un questione di numeri e ipoteticamente un bel giorno tutte le migliaia di persone comuni si svegliassero e si fermassero a contemplare la loro importanza nella società, quei pochi privilegiati non potrebbero andarsene in giro con le loro auto blindate e yacht da sogno, o abbuffarsi nei miglior ristoranti e vestirsi con la seta. Un politico non potrebbe arricchirsi con un popolo che non lo paga più.

I primi che alzeranno la voce pagheranno il dazio ma, se dagli altri non verranno ignorati, la voce presto sarà una sola e tuonerà così forte da far suonar le campane e il loro rintocco sarà udito oltre i confini dell’indifferenza. Senza scomodare le campane e i campanacci basterebbe rivalutare le competenze e adeguarle al costo della vita, cosi facendo, lasciamo pure i favoriti nella bambagia ma diamo uno stimolo di vita anche ai trascurati.

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domenica 21 novembre 2010

I Valori della Sinistra e della Destra

 

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I VALORI DELLA SINISTRA

La sinistra è l’idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti. Abbiamo la più bella Costituzione del mondo. La si difende ogni giorno. Il 25 aprile si fa festa. Nessuno può stare bene da solo. Stai bene se anche gli altri stanno un po’ bene. Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l’economia non gira perché l’ingiustizia fa male all’economia. Ci vuole un mercato che funzioni senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio. Ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l’istruzione, la sicurezza. Il lavoro non è tutto, ma questo può dirlo chi il lavoro ce l’ha. Il lavoro è la dignità di una persona. Sempre. E soprattutto quando hai trent’anni e hai paura di passare la vita in panchina. Ma chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto. E allora un’ora di lavoro precaria non può costare meno di un’ora di lavoro stabile. Chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche chi è più povero di lui; e se 100 euro di un operaio, di un pensionato o di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore, vuole dire che il mondo è capovolto. Davanti a un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco,né calabrese né lombardo né marocchino. L’insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l’eroe dei nostri tempi. Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli. La condizione della donna è la misura della civiltà di un Paese. Calpestarne la vita è l’umiliazione di un Paese. Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l’abbiamo trovato perché non abbiamo il diritto di distruggere quello che non è nostro. E l’energia va risparmiata e rinnovata sgombrando la testa da fanta-piani nucleari. Il bambino figlio di immigrati che è nato oggi non è né immigrato né italiano. Dobbiamo dirgli chi è. Lui è un italiano. Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento. Perché un uomo resta un uomo con la sua dignità anche nel momento della sofferenza e del distacco. C’è un modo per difendere la fede di ciascuno, per garantire le convinzioni di ciascuno, per riconoscere la condizione di ciascuno. Questo modo irrinunciabile si chiama laicità. Per guidare un’automobile, che è un fatto pubblico, ci vuole la patente, che è un fatto privato. Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato. Infine chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, e deve combattere contro la pena di morte, la tortura e ogni altra sopraffazione fisica o morale. Alla fine, essere progressisti significa combattere l’aggressività che ci abita dentro; quella del più forte sul più debole, dell’uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha. E’ prendere la parte di chi ha meno forza e meno voce.

 

I VALORI DELLA DESTRA

Essere di destra vuol dire essere orgogliosi di essere italiani, perché è un piccolo privilegio, perché la nostra patria è un patrimonio paesaggistico e culturale che ci invidiano. Anche per questo essere di destra vuol dire amare l’Italia e avere fiducia negli italiani: per gli italiani che si sacrificano, che lavorano duramente, sono solidali e generosi.Sono generosi i militari in Afghanistan come le centinaia di migliaia di connazionali che fanno volontariato. E per la destra sono meritevoli le tante imprese che danno lavoro agli immigrati onesti. Quegli immigrati che saranno un domani dei veri cittadini italiani. Perché oggi la nostra patria non è più solo la terra dei padri.  Gli italiani hanno bisogno di istituzione giuste: serve senso dello stato, serve la cultura dei doveri. Abbiamo bisogno di uno stato efficiente ma non invadente. Per la destra è lo Stato che deve garantire che la legge sia davvero uguale per tutti. Per questo si dovrebbe insegnare che due magistrati come Falcone e Borsellino sono davvero degli eroi. Perché grazie a loro nel futuro l’Italia sarà più pulita e libera. Perché loro ci insegnano che chi sbaglia paga. La destra sa che senza autorevolezza delle istituzioni non c’è libertà ma solo anarchia: prevalenza dell’arroganza e della furbizia. Essere di destra significa sostenere l’uguaglianza dei cittadini. Chi è di destra vuole un paese in cui chi studia va avanti, chi lavora meglio viene pagato meglio. Un Italia che ha fiducia nel futuro perché ha fiducia in sé stessa.

FONTE: VIENIVIACONME

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venerdì 19 novembre 2010

Umanità Oltre le Regole

DI BEATRICE CONSIGLI

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Nel percorso millenario dell’ umanità ci sono da sempre momenti in cui si costruiscono strutture sociali, politiche, economiche, religiose e perfino igieniche a sostegno di nuove civiltà. Nuove regole atte a fortificare idee e filosofie di vita nascenti. Lentamente però, queste strutture s’induriscono cominciando a soffocare quella stessa umanità che vi si è chiusa dentro sentendosi sostenuta.

E’ in questo momento che quei dogmi che fino ad allora davano forza, coraggio, senso di appartenenza, misura del giusto ed altre amenità, stringono alla gola i popoli. In una visione sociale e storica più ampia possiamo osservare che questo meccanismo ha sempre dato alla luce e poco dopo divorato i propri figli: le civiltà. Queste, finché ci è dato conoscere, sono implose su se stesse proprio a causa di una rigidità strutturale che inizialmente era pensata quale sostegno ed affermazione, nell’assenza assoluta della consapevolezza di appartenere ad una specie che, come tutte, è plastica e mobile, si evolve e cresce. Ed ecco che la natura insegna, la natura da risposte per analogia. La natura abbatte i recinti messi, li fagocita e li oltrepassa. In natura niente si può limitare, condizionare, confinare troppo a lungo. Essere consapevolmente umani significa quindi anche abbandonare quelle false sicurezze che producono immancabilmente le strutture rigide ed avere il coraggio di affrontare gli spazi aperti della coscienza, dove la crescita è ampia, comoda, giustamente veloce. La consapevolezza è il primo passo da cui potranno scaturire poi nuovi sistemi sociali ricchi di variabili a misura umana, dove scompaia il malessere della limitazione, della riduzione della coscienza, del condizionamento strategico.

Ma la consapevolezza non si può insegnare, si può solo acquisire percorrendo la strada del vivere; chiedendosi perché siamo inquieti, scontenti, tristi, delusi… Fermandosi un attimo e guardare dentro quella meraviglia che siamo, che saremmo se. Nuove regole per una nuova società? No grazie. Piuttosto, nuova consapevolezza dell’essere umani.

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giovedì 18 novembre 2010

Cosa è Ecco Cosa Vedo?

DI MARCO CANESTRARI

Il 24 settembre scorso, a Roma, Marco Canestrari e i soci fondatori si incontrano per firmare l'atto costitutivo dell'associazione Ecco Cosa Vedo e formalizzano il movimento che già da un anno è attivo sia online che sul territorio.

Ma cosa è Ecco Cosa Vedo? Un progetto sicuramente innovativo che si propone come una struttura educativa e divulgativa. Nasce dal blog omonimo di Marco Canestrari e si sviluppa come una comunità attiva, sia online che sul territorio, di educatori, formatori e scrittori. E’ un gruppo volto alla costruttività, che si pone l’obiettivo di proporre piuttosto che andare contro: costruire una soluzione è sicuramente più difficile e richiede una certa consapevolezza, ma si può fare ed Ecco Cosa Vedo dà il suo esempio. Partendo da zero, anzi, da un blog, senza risorse economiche, oggi ECV ha raggiunto una notevole visibilità: il suo canale youtube ha superato il milione di visite, gli articoli del blog vengono riproposti da numerevoli canali sul web e la pagina facebook conta più di 24.000 utenti. Abbiamo portato nelle scuole e in giro per l’Italia corsi e conferenze sul Controllo delle Masse, e tanti altri sono in programma. La forza di Ecco Cosa Vedo sta nel fatto di avere un gruppo fertile che produce i propri contenuti. Il progetto generale dell'associazione è dare vita a delle comunità organizzate che sono in grado di accrescere autonomamente  la loro capacita di risolvere i problemi.

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martedì 16 novembre 2010

E' Il Singolo che fa la Massa

DI VALERIO PASSERI

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Tutti i sistemi politici che si sono susseguiti fin oggi sono numerevoli e nella maggior parte dei casi soppressi in maniera sanguinosa. Tanto per citarne uno, la rivoluzione francese ne è un esempio chiaro. Tutto il susseguirsi di sistemi avuti ad oggi sono frutto di una rivoluzione, in quanto ognuno comporta grandi cambiamenti, più o meno pacifica. È possibile considerare ogni successione un fallimento del sistema precedente.

La storia insegna che ciò avviene perché la classe rivoluzionaria generalmente si va a sostituire o affiancare alla classe predominante in termini di potere, creando una nuova classe dirigente ed una nuova classe “volgare”. I sistemi che a livello filosofico avrebbero potuto creare uno stato che rendesse giustizia a tutti, si sono dimostrati all'atto pratico sempre realizzati in maniera completamente travisata. Questo avviene perché la massa pian piano si affida a qualcuno, persona fisica o gruppo, per cambiare le cose e gestirle. La nuova persona o gruppo diventano il nuovo potere predominante e le cose in fin dei conti non cambiano poi di molto. In un sistema poi come il nostro in cui quello politico è assoggettato quasi completamente a quello economico, se anche domani ascendesse al potere un uomo con le migliori intenzioni e senza doppi fini, non potrebbe fare granché. Questo ci porta, o ci dovrebbe portare, a pensare che l’unica maniera per migliorare le cose sia un coinvolgimento più o meno diretto di tutti i facenti parte della stessa società. Il sistema elettorale attuale certamente non ne è un esempio, il problema reale però sta alla base, nel singolo cittadino che crea la massa. Il sistema di cui facciamo parte oggi stimola l’assoluta individualità, il che non sarebbe un male se questa fosse dedita all'aiutare gli altri ed a costruire qualcosa di morale ed etico. Al contrario però i modelli proposti propinano l’immagine individuale come dell’uomo scaltro e forte che mangia per non essere mangiato. Un sistema economico poi che prevede che nel totale qualcuno debba rimanere a bocca asciutta, non aiuta certamente la costruttività.

Se però ognuno riuscisse a sviluppare una propria individualità che appagasse il proprio ego, ma costruendo per il bene comune e non per distruggerlo, la società farebbe un passo avanti notevole. Per questo è necessario con i mezzi a propria disposizione cercare di prendere coscienza e far prendere coscienza a chi ci sta intorno che le cose possono cambiare solo uscendo dal proprio guscio di egoismo e cominciando a costruire qualcosa di utile per tutti.

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domenica 14 novembre 2010

L'Ansia come Opportunità di Crescita

DI ANNA MULATTIERI

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La vita spesso ci impone dei ritmi, delle tappe da raggiungere, mete irraggiungibili, traguardi da campione olimpionico. Non sempre ci è concesso di raggiungere tali obiettivi e non a tutti è concesso di sopportare la stanchezza e lo stress psicofisico che il raggiungimento degli stessi può comportare.

Il nostro organismo, si sa, è sempre pronto ad adattarsi alle esigenze della vita quotidiana ma non bisogna trascurare i possibili campanelli d’allarme o assecondare troppo a lungo uno stile di vita che potrebbe soltanto arrecarci danni. I livelli dannosi di stress vengono raggiunti nel momento in cui si ha la sensazione di non riuscire a fronteggiare adeguatamente la situazione. L'organismo consuma le proprie energie per tenere testa ad una condizione di “esaurimento” che si accompagna ad un abbassamento delle difese immunitarie facilitando l’indebolirsi dell’organismo e predisponendolo ad una serie di complicanze impreviste. La comparsa dell’ansia, che ha motivazioni oscure e irrazionali, va vista come un segnale che ci pone grandi interrogativi, che soltanto la sensibilità individuale potrà consentire di comprendere. Guardiamo a questo stato emotivo come “un' occasione per comprendere e agire di conseguenza”, ovvero come possibilità di riflettere su alcuni punti nodali del nostro cammino e della nostra esistenza, indagando nel profondo la nostra anima e risvegliando, magari, qualcosa che per la prima volta guarderemo senza paura.

E' fondamentale avere un rapporto che sia quanto più possibile sereno con il passato, che è una grande risorsa emotiva, un punto di partenza per costruirsi e per evitare inutili rimpianti. Impareremo a considerare in modo più realistico le nostre possibilità senza crogiolarci nelle solite situazioni vincolanti, senza essere influenzati da altri, né dal peso o dal ricordo delle esperienze passate. Una consapevolezza più matura e serena consentirà di vivere appieno il presente, liberi dalle ombre del passato e forti del fatto che il disagio è una condizione indispensabile alla nostra crescita e non una colpa né una punizione. Solo ascoltando noi stessi, colmeremo le nostre lacune per vivere in modo più armonioso. Di fondamentale importanza rimane comunque la nostra volontà di comprendere e capire quelle emozioni che ogni giorno ci spingono verso la vita in una direzione ben precisa e fare in modo che la loro purezza e integrità non vengano alterate. Con l'aumentare della consapevolezza sapremo essere più presenti a noi stessi e meno giudicanti verso la nostra esperienza interiore. L’uomo nasce come animale sociale, vive in rapporto a se stesso e in rapporto agli altri che rappresentano fonte di crescita e di scoperta. Il dialogo, l'ascolto e l'attenzione sono elementi che stanno alla base di una sana relazione con se stessi ma anche con chi ci circonda. Potremo raggiungere così la strada che cerchiamo, quella della comprensione, della ricerca, della realizzazione, che passa innanzitutto per l’amore verso noi stessi e il rispetto per gli altri.

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giovedì 11 novembre 2010

Ecco Cosa Vedo in Diretta

DA SORIANO NEL CIMINO

Inizio Trasmissioni
Sabato 13 Novembre ore 16



Nella splendida cornice della Tuscia viterbese, l'assessorato alle politiche giovanili del comune di Soriano nel Cimino, ospita la conferenza di Marco Canestrari su "Come si controllano le masse nei paesi democratici".

mercoledì 10 novembre 2010

Rendere la Partecipazione più Diretta e Ridurre i Vincoli

DI MARCO CANESTRARI

Nei paesi in cui la popolazione è tenuta sotto controllo troviamo sempre un forte accentramento del potere; viene così limitata la partecipazione dei singoli e le decisioni sulle questioni riguardanti la nazione sono delegate ad un autorità forte. Solo investendo le nostre risorse ed incoraggiando una partecipazione più diretta di tutti i cittadini possiamo contrastare questo controllo dall’alto. Un altro metodo per evitare la manipolazione è limitare i vincoli: per vincoli si intendono sia vincoli economici (finanziamenti, carte di credito, mutui) che di tipo  emotivo e di dipendenza. Dobbiamo fare in maniera che ogni scelta che facciamo sia il più possibile libera dalle precedenti, ci dobbiamo mettere in condizione di scegliere momento per momento evitando impegni a lungo termine. Teniamo sempre a mente che l'accesso libero a tutte le informazioni, anche a tutte quelle non filtrate, è in assoluto una delle principali armi contro la manipolazione mentale.

L’individuo vincente, furbo, aggressivo e competitivo che costantemente ci viene propinato dai media tradizionali è un soggetto facilmente controllabile; per sfuggire a tutto ciò bisogna riscoprire il valore della riflessione, della sensibilità, dell'altruismo, l'ascolto, la cooperazione e l'intelligenza fuori dal coro.

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martedì 9 novembre 2010

Dallo Stato Piramidale allo Stato Sferico

DI GENNARO FRANCIONE

statosferico

Fascismo e Comunismo sono le due facce della stessa medaglia ma il bordo della moneta è la PseudoDemocrazia attuale della truffa legalizzata dove ti fanno credere che siamo tutti liberi ed eguali davanti alla legge.

Viviamo ancora in molti stati dell'Occidente in strutture organizzative a forma Piramidale-Massonico. La Piramide fonda la gerarchia e lo stato statico e conservatore, basato su oligarchie di potere ed economiche fondamentalmente immutabili, con la cittadinanza che occupa il livello più basso con mero dovere di obbedienza a tutti i livelli superiori. Il nostro Movimento Utopist-A (http://www.antiarte.it/movimentoutopista) vagheggia, invece, la Sfera che rappresenta il nuovo Cyberstato aperto, globale e umanistico, con riduzione del potere ai minimi termini, grazie a una gigantesca megarotazione nei posti del potere (sfera rotante), unita a una democraticità e temporaneità degl'incarichi. La chiave del nuovo Stato Sferico è la Democrazia Diretta, con riduzione di quella partecipativa in minimis. L'Italia prevede attualmente due strumenti di democrazia diretta: il referendum e l'iniziativa popolare. L'influenza di tali strumenti è, nel complesso, abbastanza marginale. Questi sistemi sono pseudemocratici in quanto macchinosi e, comunque,  legati a potentati economici in grado di scatenare referendum et similia, influenzandone con gli organi di stampa addomesticati gli esiti. Bisogna, invece, battersi per la democrazia diretta e una galattica rotazione di tutti nelle strutture dominanti dello stato.

Per raggiungere la democrazia diretta il primo passo  è rompere  il sistema della caste in tutti  i  sei  poteri dello  stato (Parlamento,  Amministrazione  pubblica,   Giustizia, Giornali, Televisione, Finanza e Impresa). Per far ciò è necessario impadronirsi prima di tutto dei sistemi informativi forti (televisioni, media, giornali cartacei nazionali etc.) attuando negli stessi una gigantesca megarotazione sul modello del web2.0.  L'avvento della controinformazione pesante è il primo passo per lo sgretolamento del sistema pseudodemocratico perché, prendendo a modello l'arte,  tutti  i creativi dovranno avere accesso a turno e in maniera paritaria ai media forti. Questo consentirà la visione di un'arte a 360° non più appannaggio di oligarchie autoreferenziali dell’arte merce  che porta avanti sempre gli stessi. Il principio di fondo, comunque, è l'assoluta temporaneità degl'incarichi (mesi al massimo) nei sei poteri dello stato il che eviterà la formazione di nuclei corrotti. Un precedente del nostro sistema sferico proprio di una società aperta e dinamica è il villaggio di Ofelon che ha precedenti illustri nel sano feudalesimo e nei falansteri di Charles Fourier. Il filosofo e politologo francese, agli inizi del XIX secolo, aveva individuato una struttura abitativa in cui si svolgeva la vita dei membri dell'unità sociale di base (da lui denominata "Falange”) operante su attività comuni spirituali e materiali. Attualizzando questa visione e ampliandola in progressione geometrica non ci saranno più partiti nello Stato Sferico ma Movimenti attraverso cui nuclei popolari si coalizzeranno attorno a temi specifici. La politica non si svolgerà più sul piano (destra, sinistra, centro) ma si svilupperà nel tridimensionale, in ciò stesso ponendosi come antipolitica, nel senso di azione solidale, umanista e realmente partecipativa. Il sistema operante di tali movimenti sarà referendario-digitale per cui immediatamente, attraverso internet, si voterà tutti sui singoli argomenti, si defenestreranno ad horas i portavoce che saranno assolutamente precari e temporanei etc..

Insomma si realizzerà l'Agorà greco attraverso il Cyberspazio. Il modello greco l'abbiamo assunto a livello assolutamente simbolico, consentendo proprio la telematica di creare un'immensa piazza politica dove tutti realmente, e non chiacchiere come ora, partecipino alla gestione della cosa pubblica. L'attuale sistema piramidale pseudodemocratico tende a far apparire come presenti le masse risolvendosi invece in un'oligarchia schiacciante e depistante dai reali interessi del popolo. Il nostro sistema sferico della democrazia reale tende a far intervenire concretamente il mondo tutto nelle decisioni che contano.

Insomma per una reale democrazia, libera, egualitaria  e fraterna… tutti al potere! Come?
Voti perenni sull'unghia digitale!

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lunedì 8 novembre 2010

Internet delle Cose

DI GIANPAOLO MARCUCCI

internet

Immaginate il vostro frigo che, dopo aver rilevato che il contenitore del latte al suo interno è quasi vuoto, chiede al microonde il vostro consumo medio di latte settimanale e decide di ordinarne un altro litro per i due giorni a seguire; oppure la vostra auto che, senza bisogno di segnali e semafori, vi guida da sola in mezzo al traffico fino a lavoro; o ancora il vostro armadio e la vostra lavatrice che comunicano per accordarsi sulla scelta migliore per quello che sarà il vestito che indosserete stasera alla festa. Nella logica dell’Internet delle cose, tutto questo è già possibile.

L’ “Internet delle cose” è un nuovo paradigma tecnologico riferito all’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. In sostanza, altri non è che la connessione di tutti gli oggetti (le cose per l’appunto) alla rete e l’applicazione ad essi di sensori in grado di rilevare informazioni. Secondo tale principio, applicando un “tag” a tutti gli oggetti che ci circondano (oggetti elettronici di qualsiasi tipo, luoghi come case, scuole e piazze, contenitori, vestiti insomma davvero qualsiasi cosa) sarà possibile tracciare una mappa virtuale del mondo reale e mettere “realmente” in comunicazione tutti i suoi elementi. Nell’Internet delle cose il computer non ha più un ruolo determinante e la tecnologia diviene sempre più autonoma e svincolata dal comando dell’uomo. Sono le macchine a connettersi ad internet, a intuire cosa serve all'individuo, a servirlo e a seguirlo nei suoi spostamenti. In questa nuova forma di web, infatti, la rete, divenendo tessuto connettivo di tutti quegli oggetti che circondano l'uomo, permetterà che chiunque e qualunque cosa, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, essendo connesso alla rete, sia connesso a tutto il cyberspazio. Le cose potranno comunicare con noi e comunicare tra loro, scambiarsi informazioni e prendere decisioni. Questo innovativo paradigma apre la strada ad orizzonti oggi solo parzialmente immaginabili.

Per approfondimenti:
- http://en.wikipedia.org/wiki/Internet_of_Things
- http://current.com/shows/geek-files/91381565_file-2-il-futuro-di-internet.htm
- http://www.casaleggio.it/2010/06/internet_delle_cose.php

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Utopie

DI MIRKO PALOMBA

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Pensare ad un mondo alternativo in cui l'intero ordine sociale sia completamente diverso da quello attuale può sembrare un'utopia. E' difficile pensare che possano accadere cambiamenti culturali così grandi senza dover passare per imminenti cataclismi, attacchi alieni o chi più ne ha più ne metta. Si è quasi sfiduciati a pensare che qualcosa sia possibile.

Se non credi nel cambiamento, non farai mai niente per farlo avvenire. Qui interviene l'importanza delle utopie. Dobbiamo cercare l'idealità più pura, il modello più prossimo alla perfezione di società basata sull'etica e rincorrerlo il più possibile. Se non ci sforziamo di fare questo lavoro, siamo in mano alla rassegnazione che porta al progressivo declino globale. Assieme alla rassegnazione convive spesso anche la paura del cambiamento, a causa dell'essere legati a quello schema che, per quanto pieno di difetti, ci ha permesso di vivere fino ad oggi. L'essere umano ha una grande capacità d'adattamento. Rompere gli schemi attuali è possibile. Il cambiamento non dev'essere necessariamente da un giorno all'altro. Si deve comprendere la meta e, giorno dopo giorno, ci si deve sforzare di raggiungerla inserendo abitudini comportamentali che ci avvicinano all'utopia di partenza. Dovremmo sfruttare le TV per educare la popolazione e non per diseducarla sfruttando la violenza che vediamo ogni giorno nei TG e nelle trasmissioni. Contribuiamo al cambiamento quando non gettiamo la sigaretta per terra, quando per lavarci i denti chiudiamo l'acqua se non necessaria, quando decidiamo di girare a piedi per la città se non necessario, quando mangiamo cibi che non alimentano mercati violenti, quando facciamo un uso oculato dei soldi, quando rispettiamo non solo le regole scritte ma anche quelle non scritte del buon senso e della convivenza civile, quando diamo una mano a chi ha bisogno, quando pensiamo agli altri oltre che a noi stessi. Siamo portati a pensare che se si fa o meno una piccola cosa non cambia poi tanto la situazione. Siamo quasi 7 miliardi di individui su questo pianeta; tante piccole azioni portano ad un enorme risultato.

Credere fermamente che tutto questo sia possibile aumenta le possibilità che possa
accadere realmente perché se si crede veramente in qualcosa si passa ai fatti
,
e i fatti sono l'unica cosa di cui abbiamo bisogno.

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sabato 6 novembre 2010

Linee Guida per i Moderatori

REGOLE PER GESTIRE LA COMUNITA' ECV ONLINE

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Le seguenti regole servono da linee guida per chi volesse aiutare ECV nella gestione e nella moderazione della pagina facebook. Un moderatore è un membro attivo della pagina o della comunità virtuale, ovvero una persona che si prende l'impegno, di aiutare nella complessa gestione delle situazioni che compongono una pagina. Un moderatore vive la propria esperienza nella comunità come la vive un normale utente, con la differenza che ha il compito, qualora fosse necessario, di intervenire nelle discussioni a placare gli animi, o a segnalare agli utenti un comportamento scorretto o l'infrangere del regolamento. I moderatori vengono scelti secondo criteri di fiducia, capacità di dibattito, buone intenzioni e condivisione dei principi e dei regolamenti dell'associazione.

1. REGOLE DELLA COMUNITA’: Le regole della comunità ecv derivano direttamente dai principi fondamentali ecv descritti nello statuto e ci hanno permesso una crescita strepitosa. E’ compito dei moderatori fare sentire l’esistenza del carattere della comunità (specialmente verso i nuovi membri che entrano giornalmente) e fare rispettare le seguenti regole indicando i comportamenti e i commenti idonei e non idonei. Non includiamo nelle nostre attività chi interviene con atteggiamenti non costruttivi e non interessati agli obiettivi del gruppo, che sposta l’attenzione e le energie del nostro movimento lontano dai principi di ECV e dagli scopi dell’associazione. Incoraggiamo chi ha ideologie opposte alle nostre ad investire le proprie risorse, energie e tempo impegnandosi a creare delle iniziative gestite secondo le proprie linee personali e così contribuire positivamente allo sviluppo della democrazia nel suo insieme.

a) Evitare rigorosamente commenti con atteggiamento violento, ostile o provocatorio (Flames), che possano fare chiudere o offendere qualcuno e frenare l’apprendimento e soprattutto una cooperazione di ampio respiro. Questo tipo di commenti sono in assoluto i più pericolosi per l’esistenza della comunità, se non moderati portano in breve tempo enormi complicazioni ed il valore della comunità cade a picco. Essere molto duri con chi crea Flame. Quando c'è un Flame è importantissimo dare delle risposte chiare e precise, in modo da far capire esattamente la linea editoriale. Nei casi estremi si preferisce chiudere la discussione all'inizio di un Flame e, nel caso, bannare l'utente. Cerchiamo invece di preservare per tutti un ambiente propositivo, costruttivo, fertile al cambiamento ed alla presa di coscienza promuovendo e sviluppando delle strategie basate sulla filosofia “win to win” (miglioramenti utili a tutti dove non ci sono vinti) che riducono sensibilmente gli abituali ostacoli alla diffusione di una soluzione.

b) Creare una struttura socialmente utile che possa aggregare informazioni, competenze e strategie e divulgarle su scala sempre più ampia. Quindi sapere trovare le persone e le risorse che possano aiutarci a collaborare a tale scopo, in qualità di scrittori, associati, moderatori, amministratori pagina ecc… Alle persone in disaccordo con lo scopo fondamentale per cui l’associazione esiste e agisce gli viene ricordata l’identità dell’associazione e la comunità il cui si trova.

c) Filtrare e Promuovere i contenuti più etici, volti a favorire delle scelte sempre più consapevoli verso le soluzioni ai problemi della società moderna. Incoraggiare, ringraziare, proteggere, accogliere, ed evidenziare questo tipo di contenuti.

d) Evitare e Limitare i commenti di critica o “contro” qualcosa. Stimoliamo, incoraggiamo e richiediamo invece dei ragionamenti verso le proposte di soluzioni, fatte nella maniera più semplice possibile, volte a costruire dei modelli migliori rispetto a quelli che si criticano.

e) Evitare di focalizzare il nocciolo del discorso sulle singole personalità, su specifiche organizzazioni, ideologie, religioni o partiti politici. Cercare di parlare agli utenti e al paese in generale, senza scendere nel "me e te" o nel "noi e loro". Quando ci sono dei commenti di questo tipo indichiamo le linee dell’associazione e spieghiamo anche il motivo: Si affrontano temi e soluzioni diffondendone i principi più basilari possibili, in maniera che siano condivisibili ed utilizzabili da persone legate a dottrine, partiti ed ideologie più disparate.

f) Evitare commenti delle persone che hanno l’atteggiamento di suggerirci cosa fare senza impegnare personalmente il proprio tempo ed energie verso i miglioramenti che vorrebbero vedere. Incoraggiamo queste persone ad agire, non suggerire. Ad aiutarci con il proprio tempo ed energia. Indichiamo la sede adatta per fare pervenire i suggerimenti: info@eccocosavedo.com

2. MODERARE E’ FONDAMENTALE: Il Moderatore è importantissimo, senza di lui una comunità non potrebbe vivere. Si occupa di tenere viva la discussione, aiutare, rispondere, incoraggiare, motivare, promuovere, approvare e gestire i messaggi, risolvere eventuali problemi, contattare i responsabili in caso di necessità, evitare le invasioni pubblicitarie, i commenti fuori tema e soprattutto evitare i flames (messaggi provocatori, arroganti, aggressivi o ostili). Un moderatore deve far crescere la comunità di giorno in giorno, renderla famosa, aiutare, coinvolgere e stimolare gli utenti. Ogni moderatore ha un'esperienza tutta sua particolare che può passare agli altri. Deve cercare di essere coerente, cordiale, gentile, aperto e sapersi rapportare agli utenti, oltre che preparato. Moderare non è censurare l'altrui pensiero, ma è un servizio/strumento di educazione alla comunicazione telematica. Ci vuole rigore, disciplina, partecipazione attiva, supporto e umiltà. Un consiglio dato da tutti gli esperti moderatori: prima di moderare pensarci non due ma tre volte, pensarci bene a lungo termine e non solo spinti dall’emozione del momento, pesare bene le parole, che spesso vengono prese seriamente e soppesate da migliaia di lettori, e il moderatore da l’immagine e la credibilità della comunità. Avere dei collaboratori che riescono a dare delle ottime risposte, snellisce tutta una serie di operazioni che dovrebbe fare il direttivo, con guadagno di risorse e tempo.

3. FILTRAGGIO DISTURBATORI: Comportarsi come se avessimo migliaia di ospiti fra bambini ed adulti in casa propria. Il Moderatore ha il dovere di mandare a casa quelli problematici e ripulire il posto quando qualcuno sporca, senza aver paura di rimproverare e ammonire. Questo anche per rispetto degli altri presenti e per fare capire che la comunità ha delle linee ben precise che si rispettano. L’atteggiamento sbagliato è quello di lasciare che vengano fatti commenti stupidi o diffamatori, o peggio che si creino lotte tra i presenti. Non lasciare che le cose degenerino e non sopravvalutare l’automoderazione. Manda a casa i disturbatori. Distraggono e disturbano. In un forum o in una comunità tutti gli utenti sono importanti, anche i disturbatori. Ed è vero, infatti anche quando cancelli un utente dalla pagina, sappi che questa scelta/azione deve essere d'esempio a tutti. Perché dimostri di avere un carattere fermo e trasparente che vuoi che nella tua comunità siano rispettate delle regole ben precise: le regole ecv. Usiamo comunque lo strumento di cancellare un utente solo come ultima carta da giocare. Gli utenti che non ti permettono di mandargli un messaggio privato o che bloccano gli amministratori della pagina non vanno ammessi alla comunità, perché costringono ogni interazione con loro in pagina, rovinando l'andamento delle discussioni con continui messaggi personali indirizzati al loro comportamento.

4. ELIMINARE LO SPAM (Pubblicità): Prestare attenzione a quelli che fanno commenti tecnicamente leciti ma che se guardi bene stanno solo piazzando link alle loro attività. I classici personaggi che ti dicono “bel post, condivido pienamente quello che hai detto” e che poi hanno 3 link nella loro firma (tutte attività commerciali). Oppure quelli che “consigliano” alcuni siti relativi ad attività di Real Estate o Servizi per il Redesign del tuo Blog. Tutta pubblicità mascherata da commento.

5. PARTECIPARE ATTIVAMENTE: Più un moderatore partecipa e meglio è. Se qualcuno commenta o fa una domanda, si deve rispondere, compatibilmente con le risorse di persone a disposizione. Cerchiamo di non ignorare la stessa gente che contribuisce in modo attivo alla comunità. Anche i lettori dovrebbero partecipare: non basta scrivere i complimenti per la news o l’articolo utile. Solitamente è luogo di conversazione, incontri stimolanti, scambio di idee ed esperienze. Non è bello fare feste per scrocconi maleducati e asociali. Ricordiamoci e ricordiamo sempre che ogni scambio e conversazione deve essere fatta all’interno degli obiettivi e dei principi della comunità, altrimenti si deve andare in un altra comunità. Firmiamoci sempre con il nome, non parliamo a nome di ecco cosa vedo e specifichiamo che ogni cosa che diciamo non è il vangelo ma una nostra opinione personale. Ringraziamo sempre della partecipazione e manteniamo la cordialità.

6. DARE SPAZIO: Approvare, incoraggiare, riconoscere, proteggere, fare sentire la vicinanza alle persone che più di tutti contribuiscono a portare avanti le regole e i principi della comunità. Farli sentire parte di una comunità che ha un carattere. Questo aspetto è importantissimo per la fidelizzazione dell’utente. Rendere l'utente parte della comunità, dando un tassello, un posto, concedendogli quel "pezzo di terra" è uno degli elementi che influiscono di più sulla fidelizzazione dell'utente, dopo la qualità dei post ovviamente.

7. ATTEGGIAMENTO: Innanzitutto essere sempre gentili nelle risposte. Rispondi agli utenti e apri nuove discussioni per coinvolgere le persone. Fai divertire ogni tanto gli utenti, parla della comunità di quello che fa l’associazione, di come vanno gli articoli, i commenti, le conferenze, gli associati e soprattutto di ogni nuova iniziativa. Sii fermo ma tollerante, e non avere mai il timore di essere deciso e se è il caso allontanare chi è ostile. Ricorda che ogni richiesta di un tuo utente è un complimento che ti sta facendo, potresti mai non salutare o essere scortese a chi ti fa un complimento? Diffondi, spiega e ricorda a tutti, in maniera chiara e precisa, i principi e le regole dell’associazione e della comunità. Se qualcuno indica qualche incoerenza o imprecisione nel comportamento di un membro ecv rispetto ai principi, diciamo che l’intento dell’associazione e della comunità è quello di migliorarci verso quei principi. Leggi quotidianamente ogni articolo e ogni commento. Cerca di essere sempre presente in pagina, perché può succedere sempre di tutto. Crea eventi, gare, incontri e offri premi. La Fidelizzazione è il tuo primo obiettivo.

8. IL MODERATORE NON PARLA PER ECV: Ogni Moderatore parla delle sue opinioni personali firmandosi con il nome. Il Moderatore cerca di fare rispettare i principi ed i regolamenti dell’associazione contribuendo alla gestione ed al mantenimento di una comunità sana e viva.

 

9. UNA BUONA CONVERSAZIONE:

a) E’ fatta di domande: Il potere di una domanda non andrebbe mai sottovalutato. Chiedere cosa pensano i tuoi ascoltatori dei progetti e delle attività in corso. Ma anche chiedere cosa pensano di alcune questioni locali o nazionali. Non serve fare domande troppo intellettuali. A volta anche chiedere una opinione su una cosa semplice è in grado di creare una opportunità di dialogo.
b) In una Buona Conversazione si riconosce un  lavoro ben fatto: Riconoscere pubblicamente un lavoro fatto bene, è sempre una ottima cosa. Incoraggia chi ha contribuito e mostra che apprezzi il tempo speso e lo sforzo profuso. E questo porta al punto successivo…
c) In una Buona Conversazione si esprime riconoscenza: L’adulazione è altra cosa. Se si hanno contributi costanti, partecipazioni ricorrenti, è giusto esprimere la propria gratitudine ed apprezzare le persone.
d) Accetta e rispondi correttamente alle critiche, compatibilmente con le risorse a disposizione: L’obiettivo principale  è costruire un rapporto onesto e trasparente con gli utenti. Dimostrarsi accessibili e disponibili al dialogo, genera un livello di rispetto che non può mai essere comprato.

 

10. LA COMUNITA’ E’ GESTITA BENE QUANDO:

a) la comunità di qualità non è quella più visitata o con più commenti ma quella che risponde meglio alle esigenze degli utenti.
b) ogni domanda riceve una risposta chiara e pertinente.
c) gli utenti sono soddisfatti e partecipano con entusiasmo.
d) i moderatori sono soddisfatti e si sentono parte del progetto.
e) una comunità è vincente quando ha un progetto da portare avanti.
f) quando ogni utente che partecipa si sente parte della comunità stessa.
g) quando viene consigliata.

 

11. ASPETTI DA EVITARE:

a) In assoluto i Flame (Cioè i messaggi ostili o aggressivi): perché sono deleteri per l'attaccamento alla community.
b) Il Guru non umile: perché, detto fra noi, chi se la tira e fa il saccente (so tutto io) non piace a tutti e quindi si rischia di perdere una base di utenti esperti. Cio' a sua volta implica il peggioramento della qualità della comunità.
c) chi porta l’attenzione fuori dalle linee guida di ecv distraendo la comunità.
d) L'esaltazione di un legame tra un moderatore e qualche utente: perché crea gelosie interne.
e) Chi si vuole prendere troppo spazio e visibilità nella comunità.
f) Non comunicare con chiarezza le linee guida.
g) Avere poca iniziativa per coinvolgere gli utenti.
h) Discussioni scadenti.

 

12. TUTELARE I BISOGNI DEGLI UTENTI:

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5 - Bisogno di Autorealizzazione: capacità di assumere un ruolo trainante nella comunità, che possa sfociare in nuove opportunità

4 - Bisogno di Stima: capacità di contribuire alla crescita della comunità e di essere apprezzati sulla base di tali contributi

3 - Bisogno Associativo/Sociale : appartenenza alla comunità nel suo insieme e a sottogruppi nel suo interno

2 - Bisogno di Sicurezza: protezione da attacchi personali e intrusioni, sensazione di muoversi in ambito paritetico

 

13. TIPI DI UTENTI:

a) Quelli che chiedono: Sono fondamentali. Ricordate sempre che anche le domande più banali sono fondamentali, anzi, forse sono quelle che portano avanti tutto il resto. Rispondete sempre con gentilezza perché dietro ai Computer ci sono Persone, non Bot e perché sono le risposte a fare la differenza in una comunità, non le domande. Un utente che fa domande e' una "chicca"! Sentiti orgoglioso per ogni singolo utente che ha scelto la tua comunità per cercare e trovare informazioni. E' un complimento indiretto.

b) Quelli che scrivono: Solitamente e' la parte più attiva di un forum. Tra questi si possono individuare possibili moderatori, ma bisogna stare molto attenti. Su questa tipologia di utenti si compie un grande lavoro di analisi: si osserva come sviluppano i topic, come rispondono, che logica usano. Da essi puoi imparare molto. Di questi utenti leggi tutto! Non farti scappare nulla. E' importantissimo.

c) Quelli che leggono: Questi rappresentano la cosiddetta parte del forum "che guarda". Questa è quella che deve trasformarsi in iscrizioni e altri tipi di collaborazione.

d) Quelli che deviano: Ci sono quelli che per un motivo o un altro preferiscono deviare le discussioni. Vanno tenuti d’occhio e moderati, senza essere oppressivi. Alcuni lo fanno apposta, non escludere di contattarli in pvt (cioè con un messaggio privato).

e) Quelli che chiudono: A volte intervengono e chiudono il discorso senza volere ascoltare ne fare partecipare altri all’evoluzione di un discorso costruttivo. Devi essere bravo a riaprire tu il discorso verso tutti e, quando sono dannosi, avvisarli in pvt. Loro hanno i loro motivi per farlo ma il moderatore ha la comunità da tutelare e gestire.

f) I Competenti non Saccenti: Sono i migliori, creano molti lettori al seguito e da soli ti possono portare avanti un articolo in maniera benefica e costruttiva.

g) I Competenti Saccenti: Sono i più pericolosi e possono rovinare l’equilibrio di una comunità, non farli mai moderatori e tienili sempre d’occhio.

h) I non Competenti Saccenti: Sono solo dei "Pagliacci virtuali”, nel senso che servono solo per attirare l'attenzione. Possono essere personaggi particolari, con nomi strani e arcani, personaggi che creano su di loro un velo di mistero. Attenzione a lasciarli fare per troppo tempo indisturbatamente perché comunque una parte degli utenti ci si affeziona e poi è difficile bannarli. E’ preferibile non accettare e moderare dall'inizio quelli che si sono presentati per autocelebrarsi.

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giovedì 4 novembre 2010

Come Favorire la Presa di Coscienza

DI MARCO CANESTRARI

Abbiamo visto nei capitoli della serie "Come si Controllano le Masse nei Paesi Democratici" come lo stress, l'insicurezza e la precarietà rendono la popolazione emotivamente reattiva. La paura e la rabbia provocano una reazione istintiva di difesa, limitando così l’apprendimento diffuso e una visione di insieme sulle questioni comuni. Un clima di divisioni ed incertezze porterà solo all’isolamento dei singoli, mentre un ambiente calmo e sereno è l’unico in grado di favorire la presa di coscienza.

Per non farsi controllare è necessario raggiungere una consapevolezza di massa il più generalizzata possibile. Per fare ciò bisogna limitare l'offesa e la provocazione, stimolando un ambiente sereno e favorevole al cambiamento.

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