martedì 31 agosto 2010

Siate Semplicemente Consapevoli

DI JIDDU KRISHNAMURTI

semplicità

Vi prego di prestare ascolto a ciò che sto per dire. Fatelo mentre parlo. Non pensate a farlo, ma fatelo ora. Ecco, siate consapevoli degli alberi, delle palme, del cielo; ecco il corvo che gracchia; guardate la luce sulle foglie, il colore di quel sari, di quel volto, e poi tornate a voi, interiormente.

Potete osservare, potete essere consapevoli incondizionatamente delle cose all’esterno, è molto facile. Ma portare l’attenzione a noi stessi ed essere ugualmente consapevoli, senza condannarci, né giustificarci, senza paragonarci a qualcun altro, è molto più difficile. Siate semplicemente consapevoli di ciò che accade dentro di voi, le vostre convinzioni, le paure, i dogmi, le speranze, le frustrazioni, le ambizioni e tutto il resto. Allora lo svelarsi del mondo conscio e inconscio comincia. Non dovete fare nulla. Siate semplicemente consapevoli; questo è tutto ciò che dovete fare, senza giudizi, senza forzature, senza cercare di cambiare ciò di cui diventate consapevoli. Allora noterete che è come quando sale la marea, non potete impedire a una marea di arrivare; potete costruire un muro, potete fare quello che volete, ma la marea giungerà con la sua energia dirompente. Allo stesso modo, se siete consapevoli in modo incondizionato, l’intero campo della coscienza comincia a schiudersi. E mentre si schiude, dovete seguirlo, e ciò diventa incredibilmente difficile: seguire nel senso di stare con il movimento di ogni pensiero che sorge, di ogni sensazione, di ogni desiderio segreto. Diventa molto difficile nel momento in cui vi opponete, nel momento in cui dite: “Questo è spiacevole”, “questo è bene”, “questo è male”, “tratterrò questo”, “rifiuterò quest’altro”. Perciò, cominciate con le cose all’esterno e poi muovete dentro di voi. Allora troverete, nell’interiorità, che esterno e interno non sono due cose diverse, che la consapevolezza di ciò che è all’esterno non è differente da quella rivolta all’interno, che entrambe sono la stessa cosa. Allora scoprirete che vivete nel passato; che non c’è mai un momento di vita attuale, presente; solo quando né il passato né il futuro vengono a esistere si è nel momento attuale. Scoprirete che vivete sempre nel passato, nei ricordi: ciò che avete vissuto, ciò che eravate, quanto eravate intelligenti, bravi, cattivi.

Questa è la memoria. È per questo che dovete comprendere la memoria, non negarla, sopprimerla, o fuggirla. Se qualcuno ha fatto un voto di celibato, e si ricorda continuamente di quella decisione, quando smette di trattenere quel ricordo, o se ne scorda, si sente in colpa e questo soffoca la sua vita. Allora voi cominciate a osservare ogni cosa, e per questo motivo diventate molto sensibili. Perciò, nell’ascoltare (cioè nell’osservare non solo il mondo esterno, i gesti esterni, ma anche la mente al suo interno, che vede e che, di conseguenza, sente, prova sensazioni), nell’essere così incondizionatamente consapevoli, allora non si genera alcuno sforzo. E di grande importanza comprenderlo.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 30 agosto 2010

La Dignità di una Persona è Indipendente dal Proprio Reddito

DI FSROMAIT

reddito

La dignità di una persona è indipendente dal proprio reddito. Questa affermazione sembra quasi un’ovvietà ma, quanti di noi e quante volte, hanno ascoltato o avvertito, in modo più o meno manifesto, parametrizzare il valore delle persone al loro reddito, o al denaro e ai beni che posseggono, o alla loro remunerazione che avevano concordato o che sono riusciti a ottenere.

Per molti di noi, consciamente o inconsciamente, il denaro è stato il valore principale, se non l’unico, su cui abbiamo fondato la dignità di una persona, di una collettività, di medie o grandi organizzazioni. Viceversa si potrebbe e, siamo persuasi, si dovrebbe iniziare a pensare che il valore è rappresentato dall’attività in sé che una persona o una collettività sa svolgere e non dai suoi obiettivi economici, soprattutto quando questi sono raggiunti attraverso accordi di clan o favoritismi, gonfiando e modificando a regola d’arte la natura dell’attività stessa con operazioni commerciali e di marketing. Pertanto si deve credere nelle attività umane, che siano pratiche o astratte, umanistiche o scientifiche, tecnologiche o artistiche, di lavoro o ludiche ma soprattutto condotte con trasparenza e rivolte all'umanità tutta. In una società sana, i rapporti economici dovrebbero rappresentare unicamente il tramite, ovvero la moneta di scambio per le necessarie attività che rappresentano il fine mentre i rapporti economici il mezzo. Viceversa, storicamente, è avvenuto e siamo stati educati al contrario. Ma ciò non è una legge di natura, bensì solamente un’eredità culturale, un'abitudine.

E’ pertanto ora di iniziare a invertire il protocollo, riportandolo in un’ottica idonea affinché le persone del pianeta possano vivere degnamente senza l'assillo di lucrare obbligatoriamente. Le attività che una persona effettua sono superiori al denaro percepito. Questo è un paradigma che i governi degli stati, sensibilizzati dalle proprie opinioni pubbliche, dovrebbero progressivamente introdurre nei propri programmi, congiuntamente a una revisione del sistema monetario planetario. Credere in ciò, che può apparire un’utopia, è credere nella vita.

“Raffaele è contento, non si è mai laureato, ma ha studiato e guarisce la gente; e mi dice stai attento, ti fanno fuori dal gioco, se non hai niente da offrire al mercato” - recitava Edoardo Bennato nella sua “Venderò”; ammonimento del passato da prendere come insegnamento per il futuro di ognuno.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 29 agosto 2010

Il Medioevo Prossimo Venturo

DI ENRICO GALAVOTTI

medioevo

L'egoismo del presente è frutto di una decisione storica, individuale e collettiva, più consapevole in alcune classi, più indotta dalle circostanze in altre, in un modo o nell'altro accettata dalla maggioranza dei componenti di una determinata popolazione: quella di abbandonare il passato pre-borghese, giudicandolo inutile, se non addirittura nocivo ai fini dell'emancipazione umana.

Privi di memoria, per molto tempo siamo stati convinti che il futuro si sarebbe svolto seguendo le modalità del nuovo presente, ovvero che non vi sarebbe più stato un ritorno al passato. Il futuro doveva essere una prosecuzione in meglio del presente, senza soluzione di continuità. Con la parola "benessere" si doveva anzitutto intendere il miglioramento del tenore di vita, l'aumento delle comodità. "Bene-Essere" sottintende, ancora oggi, nel mondo occidentale, la proprietà dei beni materiali, dalla quale si fa dipendere tutto il resto. L'essere coincide con la proprietà, cioè si sta "bene", si è "liberi", si è "realizzati" come persone tanto più quanto più si possiede. In questa concezione materialistica della vita ciò che soprattutto si teme sono le malattie, l'invecchiamento, la morte, e ovviamente la povertà. Il presente vuole vivere solo per se stesso, nella certezza di potersi riprodurre all'infinito nel proprio egoismo, la cui natura viene mascherata da ideologie religiose e idealistiche. L'unico passato che siamo disposti a valorizzare è quello che più ci somiglia, quello dei conflitti sociali, delle attività commerciali, del protagonismo dei mitici eroi, delle innovazioni tecnologiche, delle imponenti costruzioni architettoniche, delle guerre di conquista, del colonialismo culturale e religioso.

Che succederà quando questo sogno ad occhi aperti verrà infranto da qualche evento improvviso, non previsto? Saremo pronti ad affrontare le crisi di sistema senza cadere nel panico? Già adesso i fatti stanno dimostrando che anche un abbassamento progressivo del tenore di vita, per noi che siamo abituati a considerare la proprietà il valore n.1, può indurci a reazioni incontrollate, tipiche delle persone individualiste, che non contano sulla collaborazione altrui.

Negli anni Settanta lo choc petrolifero fu affrontato in maniera collettiva, perché quelli erano gli anni della contestazione e non ci si vergognava di non essere all'altezza dei tempi. Oggi invece la miseria porta facilmente alla disperazione e, in certi casi, anche al suicidio, o comunque ad assumere atteggiamenti molto pericolosi per la sicurezza altrui. Di fronte a una crisi improvvisa, p.es. di tipo energetico, come quella del 1973, o di tipo finanziario, come quella del 1929, oggi reagiremmo in maniera molto più irrazionale, proprio perché sono aumentati, procedendo in parallelo negli ultimi 30 anni, sia il benessere materiale che l'individualismo. Oggi ci sentiamo più ricchi e più soli, e ogni progressivo indebolimento del nostro potere d'acquisto ci terrorizza, ci fa vergognare d'esistere, ci porta a rinchiuderci sempre più in noi stessi, riducendo i consumi al minimo, risparmiando al massimo. Solo adesso il futuro comincia davvero a farci paura. La crisi energetica, i disastri ambientali, la precarietà del lavoro, i costi sempre più elevati dei beni essenziali e soprattutto l'incapacità della politica di risolvere qualunque serio problema, sono tutte cose che ci spingono a guardare con molto scetticismo il nostro immediato futuro, anche perché abbiamo la netta impressione di non poter più riprendere gli stili di vita pre-borghesi, di non poter più avvalerci delle conoscenze, delle abilità, delle risorse del passato, come invece potevano ancora fare, in qualche modo, le generazioni che ci hanno preceduto.

La tentazione di affidarsi a soluzioni autoritarie di tipo militare sta diventando molto forte. Noi non siamo più in grado né di recuperare un passato che abbiamo voluto tenacemente distruggere, né di guardare con serenità il futuro che ci attende. L'unica speranza che abbiamo è quella che, al cospetto di qualche grave catastrofe, si riesca a ritrovare la dimensione del collettivo, in virtù della quale possa sorgere l'esigenza di affermare valori opposti a quelli che non ci fanno essere noi stessi.

Non sarà un processo indolore e tanto meno di breve durata. La speranza, quella vera, è di ritornare al Medioevo, ma senza clericalismo e soprattutto senza servaggio.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 25 agosto 2010

Chi non si Uniforma viene Isolato

DI MARCO CANESTRARI

Per controllare le masse si sfruttano soprattutto le naturali paure che abbiamo di essere esclusi dal gruppo. Chi non si uniforma al senso comune diffuso dai media viene isolato, viene fatto sentire strano, diverso da ciò che è comunemente accettato. Tutti devono apprendere il modello dove ha vita facile solo chi non esce dai binari proposti.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

Gossip e Reality sono il nostro Mondo

DI VALERIO PASSERI

platinettesito

Tutti i giorni vediamo in Tv pettegolezzi di ogni sorta, su personaggi famosi, politici e giornalisti. Molti di noi si sentono senza dubbio incuriositi dalle indiscrezioni sulla vita privata degli altri, soprattutto se la tv ci porta a pensare che essi abbiano un’esistenza molto più interessante della nostra.

Un esempio lampante è quello dei reality show grazie ai quali ci è permesso seguire la vita di persone famose e non, nel quotidiano, o così almeno ci fanno credere. In questa maniera ci appassioniamo ad ogni sviluppo delle storie raccontate con cura dalle televisioni e i personaggi che vediamo in Tv diventano idoli ed esempi da seguire.
Permettiamo quindi, di incentrare la nostra attenzione sul futile ed il superfluo, distraendoci completamente da ciò che è da considerarsi l’informazione importante, ovvero quella utile per capire il mondo che abbiamo intorno ed interagire con esso. Diventiamo così, non solo spettatori della vita altrui, ma anche della nostra, perché senza essere consapevoli di ciò che ci circonda, non possiamo far altro che assecondare ciò che accade come dei ramoscelli in mezzo al mare in tempesta.

In sostanza possiamo quindi dire che sfruttano la nostra curiosità, per controllarci. E’ un male quindi essere curiosi? Senza curiosità, non conosceremmo il mondo come è oggi, a partire dalle grandi invenzioni e innovazioni fino ad arrivare a tutto quello che oggi più ci appassiona come ad esempio libri, fumetti e film, perché la curiosità stimola la fantasia e l’ingegno e permette l’evoluzione in ogni campo. Sbagliamo però, nel permettere ai media di decidere cosa ci deve incuriosire, perché esso è frutto della volontà delle poche persone che li controllano, il cui interesse principale non è la nostra crescita mentale, ma bensì quello di guadagnare, proponendo modelli sempre più vicini al consumismo sfrenato. La televisione non è il male assoluto, è negativo l’uso che molti ne fanno, favoriamo ed appoggiamo quei programmi che stimolano ed ampliano la nostra cultura oltre a quelli più piacevoli e leggeri, ma soprattutto non lasciamo che il piccolo schermo sia la nostra unica fonte di sapere, utilizziamo tutte le altre risorse a nostra disposizione come libri e ricerca nel web di ciò che ci interessa ed appassiona. La curiosità, però, non è solo quella verso il mondo esterno, la curiosità più sana che si possa avere è quella verso se stessi. Il danno peggiore causato da questo sistema è che ha portato molti di noi, i giovani in maggior misura, a disinteressarsi di se’. Incuriosirsi di se stessi vuol dire scoprire chi propriamente si è e quali sono le proprie capacità. Le cose in cui meglio riusciamo sono generalmente quelle che più ci piacciono (e viceversa) e quando riusciamo in qualcosa ci sentiamo felici ed appagati, ma se non si ha la minima curiosità di conoscere se stessi non possiamo sapere nemmeno quali sono le nostre virtù e di conseguenza non possiamo usufruire della felicità che lo sfruttamento di queste comporterebbe.

Coltiviamo la nostra curiosità in maniera sana ed intelligente, ma soprattutto innamoriamoci di noi stessi, scopriamo chi siamo e non permettiamo che ci lascino “parcheggiati” ma sfruttiamo le nostre qualità a vantaggio di tutti, diventeremo così individui attivi, consapevoli e indubbiamente liberi da chi cerca di omologarci e controllarci.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 23 agosto 2010

Videogiochi, Aspetti Positivi e Negativi

DI CLAUDIA GALBIATI

videogiochi

Il gioco è per il bambino una spinta innata verso la conoscenza del mondo intorno a sé. Nel corso della vita assume caratteristiche differenti, il bambino inizia il suo percorso con i giochi senso-motori che l’aiutano ad apprendere l’uso del proprio corpo e degli strumenti che possono modificare le relazioni con gli oggetti.
 
Successivamente è attraverso il gioco simbolico (fare finta di), che il bambino  arrivare a sviluppare le caratteristiche della propria personalità e di come ci si relaziona con le altre persone. I giochi di ruolo sono quindi una palestra naturale per sviluppare le prime interazioni sociali e le capacità di inserimento sociale. Crescendo il bambino dedica sempre meno tempo al gioco.  Gli impegni scolastici e altre attività occupano sempre di più il tempo del bambino ed il gioco viene visto come momento per scaricare la tensione e recuperare le energie. L’utilizzo dei videogiochi è spesso determinato all’attrazione delle nuove possibilità tecnologiche che la società ci offre e che appassiona non solo i bambini ma anche molti adulti. Giochi ambientati nelle più disparate epoche storiche e situati in differenti luoghi della terra, ricchi di particolari, talmente ben curati da sembrare reali. Giochi che richiedono la pianificazione di azioni e la permanenza davanti allo schermo di parecchie ore. Vi è da sempre un dibattito aperto: i videogiochi fanno bene o fanno male? Non è facile dare una risposta precisa a questa domanda. Numerose ricerche hanno dimostrato sia gli effetti positivi di questi giochi che quelli negativi. Le ricerche hanno dimostrato che i  videogiochi incrementano la velocità di riflessi e la capacità di reazione; possono stimolare la comprensione della trama e dei compiti da svolgere, sostengono il pensiero induttivo e rappresentazionale. I videogiochi aiutano a sviluppare obiettivi a lungo termine, prendere decisioni ed affrontare difficoltà. Negli ultimi anni sono stati sviluppati molti giochi a scopo educativo, che aiutano anche nella riabilitazione di disturbi specifici dell’apprendimento ( es. dislessia ). Questi favoriscono apprendimenti specifici su alcune tematiche, aiutano ad ampliare il vocabolario del bambino, favoriscono gli apprendimenti scolastici. Alcuni software addirittura aiutano il bambino a gestire paure, incoraggiano l’interazione sociale e l’autoregolazione del proprio comportamento. Questi giochi sono indubbiamente preferibili a quelli spesso in commercio nelle grande distribuzione che in genere stimolano poco la concentrazione. Il cervello è continuamente attivato da stimoli veloci che richiedono un comportamento immediato e non riflessivo. Spesso inoltre raccontano storie violente, richiedono comportamenti aggressivi oppure si affronta un mondo molto lontano dalla realtà. Il pericolo di questi videogiochi è che diventino un  surrogato della realtà, che possono generare bassa autostima, sviluppare paure e innescare comportamenti antisociali.
 
- scegliere accuratamente il gioco da proporre al proprio figlio: favorire giochi didattici, che stimolano la concentrazione e il ragionamento logico.  Individuare quelli che sviluppano dei comportamenti sociali adeguati. Preferire i giochi che coinvolgono anche altri bambini per favorire le relazioni sociali.
- limitare il tempo impiegato nell’uso dei videogiochi, dare  regole sul tempo e che questo sia sempre supervisionato dai genitori. Come abitudine effettuare delle brevi e frequenti pause.
- E’ importante rielaborare insieme a bambino il contenuto del videogioco, per aiutarlo a distinguere ciò che è reale da ciò che è fantasia. Discutere sul comportamento messo atto nel videogioco e far capire che i modelli proposti, a volte, non sono in linea con il comportamento atteso nella realtà.

FONTE: PAGINEBIMBO

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 22 agosto 2010

L'Uomo 2.0

MIRKO PALOMBA

webdemocracy

Nel bene e nel male, da quando la nostra storia ha avuto inizio, siamo progrediti. E' vero che abbiamo tante cose di cui rimproverarci, ma è pur vero che abbiamo raggiunto un grado di evoluzione diffusa sul globo come non c'è mai stata.

I popoli primitivi erano costituiti da tante tribù separate. Quelle tribù dotate di particolare intelligenza sono riuscite ad andare avanti, le altre sono state distrutte o assorbite dalle prime. La popolazione mondiale era molto ignorante, legata più a istinti animali che ad altro. Solo pochi individui erano dotati di quella sapienza tale da essere delle guide per la razza umana.  L'istinto animale di sopravvivenza è alla base di ciò che chiamiamo Ego. L'Ego ci spinge a fare in modo di avere sempre più da mangiare, di possedere cose di cui alla fine non abbiamo effettivamente bisogno ma che un giorno potrebbero servire. Ci spinge ad essere i primi, perché gli individui dominanti possono garantirsi una buona progenie. Questo aspetto dell'Ego è quello più legato al nostro lato animale, perché in fondo proveniamo da quel regno. Dunque l'Ego è legato all'istinto di conservazione della specie, ci spinge all'individualismo, ha generato frasi come "mors tua vita mea" La società che abbiamo creato in questi millenni, per quanto imperfetta, se sfruttata bene è in grado di soddisfare tutte le necessità vitali di cui abbiamo bisogno. La conservazione della specie è garantita dalla società stessa, possiamo liberarci da quest'onere e provare a creare un nuovo tipo di uomo che non basi più la sua vita sull'individualismo ma sul bene comune, sull'altruismo. La popolazione è in forte aumento demografico e un modello di vita orientato all'individualismo non può più essere sostenuto dal Pianeta che ci ospita. I terremoti, gli uragani, i maremoti, le epidemie, sono tutti segni che il grande organismo su cui viviamo si sta ammalando, e quando un organismo si ammala attiva le proprie difese immunitarie.

L'unica via d'uscita è quella di spingere la popolazione mondiale a cooperare per il bene comune. Guerre, fame, malattie, disagi sociali, sono i frutti dell'individualismo. Una visione globale può permettere una redistribuzione delle risorse e una vita dignitosa ad un numero sempre maggiore di persone. L'accumulo personale di ricchezza fa sì che altrove ve ne sia carenza. Impariamo ad accontentarci di vivere semplicemente, perché tra "l'avere" e "l'avere sempre più" c'è una bella differenza. E pensare che ci basterebbe così poco per vivere serenamente.

La prima versione dell'uomo ha fatto il suo corso, ora tocca all'uomo 2.0

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 18 agosto 2010

Controllare i Media

DI MARCO CANESTRARI

Per controllare le masse nei paesi democratici il leader deve avere la possibilità di arrivare a tutti in ogni momento, mentre i singoli cittadini non devono avere la stessa opportunità di diffondere alla massa le proprie iniziative. Tutto parte dal controllo dei media. Un leader che ha la facoltà di coinvolgere le masse su un determinato argomento piuttosto che un altro, anche lasciando la completa libertà di opinione sull'argomento, ha il potere di influenzare i cittadini.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

martedì 17 agosto 2010

La Verità è una Terra senza Sentieri

DI JIDDU KRISHNAMURTI

senzasentiero

Ricorderete la storia del diavolo e un suo amico che camminando, vedono un uomo chinarsi, raccogliere qualcosa da terra e metterselo in tasca. L’amico chiese al diavolo: "Che cosa ha raccolto?". "Un pezzo di Verità", rispose il diavolo. "Un brutto affare per te", disse l’amico. "Per niente!", rispose il diavolo. "Aspetterò che la organizzi!".

Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una "fede". La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri. E' quello che tutti cercano di fare in tutto il mondo. La Verità viene svilita e resa un giocattolo per persone deboli o solo momentaneamente insoddisfatte. Non possiamo ‘abbassare’ la verità, ma piuttosto sforzarci noi di ‘salire’ a essa. Non possiamo far scendere a valle la cima della montagna. Se vogliamo raggiungere la cima dobbiamo attraversare la valle e salire il versante, senza timore dei pericolosi precipizi. Dobbiamo salire individualmente verso la Verità, che non può venire ‘abbassata’ per noi o organizzata per noi. Sono le organizzazioni che propongono un’idea, ma l’organizzazione non fa che risvegliare l’interesse dentro di noi. Se l’interesse non nasce dall’amore per la Verità stessa, ma passa soltanto attraverso l’organizzazione, non ha alcun valore. L’organizzazione diventa uno schema in cui i membri trovano la loro collocazione. Non si ricerca più la Verità, non si mira più alla vetta, ma ci si scava una comoda nicchia in cui collocarsi o in cui farsi collocare dall’organizzazione, pensando che sarà l’organizzazione a condurci alla Verità. Ribadisco ancora una volta che nessuna organizzazione può condurre l'uomo alla spiritualità. Un’organizzazione creata a questo scopo diventa una stampella, una debolezza, una pastoia; è costretta ad azzoppare l’individuo per impedirgli di crescere, di sviluppare la propria singolarità che consiste nella scoperta, fatta da noi stessi, della Verità assoluta, incondizionata.

Nel momento stesso in cui si segue qualcuno non si segue più la Verità. Non mi importa che crediate alle mie parole. Il mio interesse va a un’unica cosa essenziale: la liberazione dell’uomo. Desidero liberarlo da tutte le sue gabbie e tutte le sue paure, e non dargli una setta o una religione in più, non formulare nuove teorie o nuove filosofie.

Gli Insegnamenti sono importanti di per se, commentatori e interpreti possono solo distorcerli. E' consigliabile attingere direttamente alla fonte, senza passare per alcuna Autorità

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 16 agosto 2010

Alunni Stranieri in Classe

DI KATIA GARRI'

migrantescuola400

I numeri parlano chiaro: negli ultimi anni sono stati censiti nella scuola italiana centinaia di migliaia di alunni stranieri. Questi bambini e ragazzi sono di quasi duecento etnie diverse: un intero pianeta in classe.

Ognuno di loro si porta la sua storia, la sua lingua e la cultura d’appartenenza. Fino a circa dieci anni fa il fenomeno dell'immigrazione non aveva ancora raggiunto tali dimensioni e accogliere un alunno straniero in classe sembrava un'eccezione. Ora in molte scuole, soprattutto nelle zone ad alto flusso migratorio, ci sono classi che vedono al loro interno un 30/40% di presenze di stranieri. La scuola ha iniziato nel 1989 a dotarsi di documenti che in qualche modo dessero delle linee di principio da seguire per una buona accoglienza e un buon inserimento degli alunni stranieri in classe e per offrire loro pari opportunità di successo scolastico. Ciononostante non è ancora consolidato in tutte le scuole interessate dal fenomeno dell’immigrazione un progetto sistematico di accoglienza, di inserimento in classe e di insegnamento dell’italiano. Anzi molto spesso più del 50% di loro vengono “fermati” un anno, dopo essere stati inseriti in classe di un anno inferiore alla loro età anagrafica. Così ci si trova ad avere alunni stranieri di dodici anni e anche tredici anni nel quinto anno della scuola primaria e studenti di quindici o sedici anni nel terzo anno della scuola media inferiore.

La scuola pertanto si interroga su piani diversi: organizzativo, metodologico, didattico. Tra i vari protagonisti che girano intorno a loro vi sono il personale non docente (personale ATA), che spesso ha un peso non irrilevante soprattutto nel favorire il clima d’accoglienza positivo; il personale docente, l’insegnante facilitatore, cioè un insegnante specialista, preparato, che ha sostenuto dei corsi di formazione specifici sull’insegnamento dell’italiano, ed infine ci sono i compagni di classe, troppo spesso non considerati come una vera e propria risorsa per affiancare l’alunno straniero e accompagnarlo in questo suo processo di acquisizione formativa. Inoltre, è da tenere in considerazione una sempre maggiore prevalenza data al processo induttivo, secondo il quale il soggetto impara a osservare la lingua (attraverso i compagni), per indurne i meccanismi di funzionamento, piuttosto che a quello deduttivo  (dalla regola all’uso). In questo quadro l’insegnante diventa un tutor, un regista, un facilitatore di apprendimento.

FONTE: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 11 agosto 2010

Per che cosa Viviamo? Per i Soldi?

DI FILIPPO PERUGINI

Ecco l'intervento di uno studente ad un corso su "Come si controllano le masse nei paesi democratici": Si nasce si va a scuola, poi a lavorare e poi si muore. Nella società attuale, quale motivo profondo ci spinge ad andare avanti ? Che fine, che motivo abbiamo per vivere? Per che cosa viviamo? Per i soldi? Tutto nasce e finisce nei soldi?

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

martedì 10 agosto 2010

Il Bullismo, La Violenza tra i Banchi di Scuola

DI VITTORIA LUCIANI

bullismo

Il bullismo è un fenomeno nascosto, spesso invisibile agli occhi degli insegnanti e dei genitori, che sempre più si sta diffondendo nelle scuole elementari e medie, come anche nelle scuole superiori.

Quando di parla di bullismo, si vuole indicare tutta una serie di comportamenti attraverso i quali un singolo individuo, o un gruppo di bambini o adolescenti, ripetutamente mette in atto una forma di oppressione nei confronti di un compagno, nel quale viene generata una condizione di grande sofferenza. Con il termine bullismo si fa riferimento sia al comportamento del prevaricatore, o persecutore, sia a quello della vittima, con particolare attenzione alla dinamica che tra loro viene a crearsi. Così accade che il persecutore, da solo o con la complicità di pochi compagni, si accanisca contro il più debole, deridendolo e umiliandolo davanti agli altri compagni, spintonandolo e aggredendolo con calci e pugni proprio quando nessuno li osserva, distruggendo il suo zaino, i suoi libri e i suoi quaderni di scuola. Tutto ciò va ben oltre il gioco e lo scherzo che a quest’età caratterizza in modo evidente il rapporto tra coetanei, proprio perché l’obiettivo ultimo è quello di umiliare e dominare il più debole, per dimostrare il proprio potere e la propria forza, sia attraverso il timore generato nella vittima, che l’ammirazione da parte degli altri compagni, che spesso rimangono in silenzio ad osservare. All’interno di questa dinamica vittima-persecutore, solitamente il bambino perseguitato sceglie di non chiedere aiuto né agli insegnanti, né ai suoi genitori, per il timore di una vendetta e per un forte vissuto di vergogna e senso di colpa, che spesso lo porta a percepirsi realmente come un individuo incapace, privo di ogni valore e dignità. Insieme a ciò, egli viene spesso definito come un bambino insicuro, pauroso, introverso, emotivo, ma soprattutto passivo e poco incline a reagire, come se nulla di grave gli fosse accaduto: proprio per queste sue caratteristiche, gli altri compagni provano poca ammirazione e simpatia per lui e ciò non può far altro che isolarlo sempre più e renderlo così un facile capro espiatorio. Ma da cosa ha origine tanta violenza e aggressività?

Molto spesso i “bulli” sono bambini e ragazzi cresciuti in contesti familiari scarsamente accoglienti ed empatici, caratterizzati da un alto livello di aggressività e disaccordo, soprattutto nel rapporto tra i loro genitori. Così essi, all’interno della loro famiglia, raramente hanno vissuto un rapporto soddisfacente, caratterizzato da un forte coinvolgimento affettivo da parte delle sue figure di riferimento: si ipotizza che questa mancata esperienza emotiva non permetta loro di costruire delle relazioni positive con i compagni e con gli insegnanti, ne di comprendere realmente l’aggressività ed il male che agiscono nei confronti dei più deboli. Insieme a ciò, probabilmente, fin da piccoli, non hanno ricevuto insegnamenti adeguati ed un contenimento emotivo necessario per imparare a gestire la propria aggressività e la propria oppositività. Genitori ed insegnanti dovrebbero attivarsi tempestivamente nel riconoscere i possibili comportamenti di bambini, vittime di compagni prepotenti e violenti, che tendono ad isolarsi nel gruppo classe.

Questa azione immediata permetterebbe anche di insegnare ai bambini che i più forti non possono liberamente opprimere gli individui più fragili, senza che nessuno impedisca tale fenomeno perché, al contrario, una mancanza di un simile intervento confermerebbe al bambino che il mondo esterno, come anche la scuola, funzionano proprio in questo modo, dove i più forti esercitano il potere assoluto sui più deboli.

FONTE: PAGINEBIMBO

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

Il Futuro è anche nella Tutela dell'Ambiente

DI CIOBY

ambiente

Proteggere l’ambiente significa salvaguardare la nostra salute. Purtroppo da sempre veniamo a conoscenza di molteplici disastri ambientali causati dall’uomo. Basti pensare al disastro della centrale di Chernobyl, che emanò sostanze radioattive causando l’inquinamento di tutte le aree circostanti, alle continue sostanze tossiche gettate nelle discariche a cielo aperto, alla fuoriuscita di greggio al largo del golfo del Messico (la Marea Nera), definito da molti il peggior disastro ecologico degli USA.

Spesso sottovalutiamo il problema, tanto da farlo diventare un vero è proprio fenomeno naturale. Un velo di rassegnazione e indifferenza accompagna il nostro vivere quotidiano e nessuno si rende conte della gravità del problema. Molte iniziative nazionali e mondiali sono state già attuate, ma non bastano. Per combattere il degrado ambientale bisognerebbe investire maggiori risorse per preservare la biodiversità, ridurre i problemi sanitari causati dall’inquinamento e attuare una gestione più responsabile delle risorse naturali. A tale scopo è indispensabile attuare una politica a favore delle energie pulite ed ecocompatibili, che, oltre ad evitare inquinamento, possono essere, soprattutto in questo periodo di crisi occupazionale, un volano economico per la ricerca di nuove tecnologie. Questi obiettivi aiuterebbero la crescita economica promuovendo l’innovazione e l’imprenditorialità.

Inoltre bisognerebbe ampliare la conoscenza delle persone sulle tematiche ecologiche e incrementare la loro sensibilità per la salvaguardia del Pianeta. Infatti non si deve delegare la salvaguardia dell’ambiente solo ad Enti appositamente istituiti, ma ognuno, nel suo piccolo, può efficacemente contribuire allo scopo; anche la semplice raccolta differenziata è un validissimo aiuto per non sprecare risorse riciclabili. La Tutela dell'ambiente rappresenta la speranza per un futuro migliore.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 8 agosto 2010

Quali Speranze per il Futuro?

DI ENRICO GALAVOTTI

People's mandala - 12 hands

La storia spesso manifesta questo singolare aspetto: proprio mentre le forze regressive s'incaponiscono a difendere i loro privilegi e la cultura del passato, che ha già perso di credibilità, tende a formarsi l'alternativa per il futuro. Questa, tuttavia, per risultare vincente, ha bisogno di porsi in maniera creativa e costruttiva: non può limitarsi ad attendere che il consenso le venga consegnato su un piatto d'argento. Anche perché il crollo rovinoso della reazione potrebbe travolgerla. In altre parole, proprio mentre è più forte il potere politico e militare delle forze conservatrici, molto più debole è il loro potere morale, la loro legittimazione sociale - ed è questo, in definitiva, che deciderà la loro sorte.

In effetti, non basta la fiducia dei cittadini per essere sicuri che le nuove istituzioni saranno caratterizzate eticamente. Occorre anche e soprattutto che si realizzi la democrazia sociale, per la quale le istituzioni hanno compiti davvero limitati. Un'istituzione ha senso solo quando non può staccarsi dalla società, e questo, quando una società per secoli ha convissuto con la realtà delle istituzioni, è più facile a dirsi che a farsi.

Il cittadino democratico dovrà abituarsi all'idea che in una società autogestita ogni abuso si ripercuote immediatamente su tutti i cittadini, nessuno escluso: o si vive insieme nel bene comune o nessuno si salva. Là dove esiste la democrazia sociale, la corruzione non può dilagare come un cancro incurabile.

FONTE: HOMOLAICUS

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

giovedì 5 agosto 2010

Le Notizie di Criminalità dei TG non Rispecchiano l'Andamento Reale dei Reati

DI MARCO CANESTRARI

Questo studio mostra la netta discrepanza fra l'andamento delle notizie di criminalità proposte dai telegiornali (linea rossa) e l'andamento reale dei reati (celeste). Si può notare facilmente che nei 3 anni in cui i reati reali crescono, abbiamo una decrescita delle notizie di criminalità e viceversa: negli anni in cui poi i reati reali decrescono abbiamo una crescita enorme di notizie sulla criminalità con un picco massimo.

La nostra paura percepita riguardo alla sicurezza è influenzata dai telegiornali e non è direttamente legata a ciò che accade realmente nel territorio.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 1 agosto 2010

L'Uomo Spot

DI VALERIO PASSERI

pubblicitàinvadente


Guardare la TV, ascoltare la radio, passeggiare per le strade, leggere un quotidiano o una rivista, navigare in internet. C’è un elemento ridondante che si presenta in ognuna di queste attività ed è la presenza delle pubblicità.

Ormai siamo così saturi ed abituati alla presenza di cartelloni, spot o annunci pubblicitari che quasi sembriamo non farci caso e non ci rendiamo bene conto degli effetti che essi hanno sul nostro cervello. Capita spesso anche parlando tra amici di citare frasi di spot pubblicitari senza quasi pensarci specialmente se esse sono accattivanti, spiritose e d’impatto. C’è qualcosa di abominevole in tutto ciò, è come se qualcuno inculcasse forzatamente nella nostra testa delle parole in modo da rendere noi stessi delle sorta di stand pubblicitari! Se è vero che un cervello adulto e ben corazzato ha la capacità di non farsi abbindolare da ogni prodotto che gli viene proposto, lo stesso non si può dire su di una mente giovane che nasce e cresce costantemente bombardata dalle multinazionali. Le nuove generazioni, salvo eccezioni, sono la dimostrazione evidente di cosa comporta quest’era del consumismo sempre più sfrenato, i maggiori punti di raduno, ad esempio, non sono più parchi, piazze, osterie o oratori ma centri commerciali, dove non c’è merce non c’è umanità. In TV il fenomeno, giustificato dal fatto che sono le pubblicità a dare denaro alle emittenti, sta diventando sempre più invadente, gli spot si insinuano nei momenti “clou” di film e trasmissioni quanto la nostra attenzione è all’apice e assistiamo alla nascita di emittenti interamente dedicate alla pubblicizzazione di prodotti. Se fino a qualche tempo fa era vero che in internet questo problema era marginale, la presenza di scritte pubblicitarie dal lato della pagina web si insinuano sempre più verso il cuore del sito arrivando a costringerci a visualizzare una pubblicità prima di accedere al contenuto. E' il caso anche del colosso dello streaming YouTube, quello che rappresentava la libertà di vedere contenuti vari quando volevamo e senza pubblicità ora ha cominciato ad insinuare l’obbligatorietà di vedere uno spot di 10 secondi prima di gustarci il video desiderato. È certamente arduo andare contro questa tendenza dettata dal “Dio Denaro” ma è altrettanto chiaro che va contrastata in qualche modo se non vogliamo ritrovarci tra qualche anno ad esser costretti ad indossare magliette che portano i loghi di compagnie multinazionali per poter uscire di casa.

Boicottare i siti particolarmente invadenti, che ci costringono a visualizzare pubblicità può essere una soluzione ma non è sufficiente, è fondamentale ricordare che siamo noi a fare dei colossi e delle multinazionali ciò che sono, più persone prendono coscienza di ciò che sta accadendo più sarà facile ed automatico invertire questo processo.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

C'è Sete di Affetto

DI MARCO CANESTRARI

Affetto Glaciale

C'è una forte sete di conforto, di sicurezza, di affetto e la maggior parte di noi la cerca nell'altro, in un altra persona, o meglio nell'idea che uno si fa dell'altra persona. E quando la trova crea un legame di dipendenza, perché l'assenza di quel conforto crea sofferenza. Quindi si ha paura di ogni cosa che possa minacciare questa simbiosi, fino a non poter nemmeno immaginare una vita senza l'altra persona.

Una persona va osservata per quello che è, cioè in assenza di dipendenze o di antidolorifici. Un tossicodipendente è l'uomo che si nasconde dentro alla sua dipendenza, è l'uomo che rimane quando è da solo, senza la sostanza. Se lo guardassimo un minuto dopo che si è fatto la dose lo troviamo felice, appagato, divertente e a volte amorevole e altruista, come tutti noi nel momento che siamo tranquilli perché soddisfatti e appagati. Ma quello stato è temporaneo e indotto dalla sostanza, quello stato è dipendente dalla sostanza, quindi non è "l'uomo". L'uomo lo possiamo vedere solo nel momento che è da solo, senza aiuti esterni. E spesso il tossicodipendente, in assenza della sostanza si rivela incompleto, sofferente, mancante, smarrito, e quindi a volte anche violento con se stesso o con gli altri.

Ma cosa è una persona senza questa dipendenza? Cosa è una persona senza questa base? Senza nessun antidolorifico, senza quel piacere e soddisfazione dato dall'altra persona che inebria e coinvolge e che spesso da il senso ultimo alla vita? Senza legami affettivi ne affetti, da sola nella propria solitudine, di fronte a ciò che è veramente, cosa troviamo? Una persona nella sua vera essenza, spogliata di tutto, in assenza di appoggi emotivi tanto cercati, come è fatta? Una persona a cui viene solo minacciato il suo grande rapporto di sentimento, come si rivela? Nell'immaginarsi sola di fronte a quello che è? In quel caso troviamo la stessa Premura? Lo stesso Affetto? la stessa Attenzione? Cura? Umanità? In una persona che immagina sia minacciata la propria dipendenza affettiva. Troviamo la stessa Sensibilità di quando è invece sicura del suo legame? La stessa Affidabilità, Onestà? Troviamo Bontà e Altruismo? Queste sono le qualità fondamentali che caratterizzano una persona nella sua vera base.

Abbiamo mai visto una persona in assenza di questo legame affettivo tanto cercato, oppure in condizioni in cui questo suo rapporto è minacciato e per qualche motivo lo sta perdendo? In quei casi, non abbiamo mai visto la persona come può essere egoista, chiusa, insensibile, e a volte anche cattiva e violenta verso l'oggetto che minaccia la sua stabilità affettiva? Ad esempio quasi sempre non proviamo affetto, e non parliamo con contatto onestà e amore verso la persona che ci porta via il partner, e anche verso il partner stesso che ci abbandona. Anzi spesso proviamo un distacco e una chiusura. Non si è amorevoli nel momento che abbiamo la nostra persona e tutto il nostro io ferito e sofferente a causa della nostra importantissima soddisfazione negata, ad esempio quando si viene lasciati dal marito o traditi. Quindi il nostro affetto dipende da ciò che gli altri fanno a noi? da come si comportano? Da quanta sicurezza, amore e tenerezza ci danno? Non siamo capaci di amare senza condizioni? Di essere aperti, sinceri e avere contatto sia con chi ci appaga che con chi ci tradisce le nostre soddisfazioni? Ecco come è fatto l'uomo: solo in assenza di dipendenze possiamo evidenziare le sue caratteristiche più profonde e sincere.

E non abbiamo mai visto, una persona dopo aver passato una profonda crisi per un distacco affettivo (ad esempio il marito lascia la moglie per un altra o viceversa), Cercare un altro legame altrove (magari con il bagaglio di una ferita e con più difese), e una volta trovato il legame, la stabilità e la tranquillità che si cerca. Non abbiamo mai visto al persona riconquistare uno stato dove di nuovo ci può essere dialogo, apertura, sensibilità e altruismo? E si ritorna in uno stato di apparente civiltà? Ma sempre dipendente dal legame affettivo con l'altra persona su cui, praticamente si ripone ogni aspettativa e tutto il proprio essere. La ricerca e la necessità di questo legame, insomma è più profonda delle caratteristiche che dicevamo prima per cui possiamo giudicare una persona Sensibile, onesta, altruista, chiara, coerente e affidabile.

Dove il legame viene minacciato, tutte queste caratteristiche della persona vengono minacciate, quando invece il legame è sicuro la persona si comporta bene. Queste caratteristiche quindi non sono intrinseche della persona ma sono dipendente dallo stato del legame affettivo che hanno con l'altro. Senza di esso sono mancanti, non hanno la forza ne la voglia di essere chiare oneste sincere affidabili aperte eccetera. Una persona vera e sincera fino in fondo dovrebbe esserlo in tutte le circostanze, e non solo nelle circostanze dove si ha quello che si vuole.

Non c'è umanità in condizioni di dipendenza, non c'è sincerità, non c'è vicinanza ne contatto e l'affetto è solo frutto di un baratto. In ultima analisi tutta la sincerità, la disponibilità, l'apertura, il contatto e la vicinanza c'è solo in funzione di quello che si vuole ottenere in termini ad esempio di: legame duraturo, protezione affettiva ecc. su cui si ripone la base di tutti i nostri sentimenti e tutto il nostro essere. Se si toglie la base o se solo si minaccia la base, e non si ha più quel guadagno emotivo che si cerca, non si ha più quel piacere, quella tranquillità e soddisfazione, allora si torna ad essere quello che siamo sempre stati nel profondo: Delle Bestie. Senza il guadagno cosa siamo? Siamo Premurosi? Sensibili? Ci interessa essere premurosi sensibili affidabili e sinceri? O perdiamo interesse ad essere altruista o onesti o affettuosi fino a che non riconquistiamo quel guadagno che cerchiamo? Questa nostra dose di ossigeno di cui abbiamo bisogno per comportarci come se fossimo sensibili e ascoltassimo l'altro? E allora c'è un vero ascolto se noi ascoltiamo solo in funzione di un guadagno? Se noi lo facciamo in funzione di una cosa in cambio, possiamo dire che in profondità, al di la di tutto, siamo persone che ascoltano? Che abbiamo contatto con l'altro? Se abbiamo bisogno di un "ritorno" o della speranza di un "ritorno" per essere aperti e ascoltare in profondità e darsi come si da una persona innamorata. Se nella nostra profonda essenza non abbiamo un ascolto e un affetto incondizionato, come possiamo avere un contatto libero da vincoli e ricompense, e senza un contatto e affetto costante e indipendente da ciò che otteniamo in cambio dall'altro, come possiamo Amare veramente? L'amore è frutto di un baratto? Possiamo chiamare amore un rapporto che esiste solo in certe condizioni di guadagno? Se chiamiamo amore un qualcosa che è temporaneo e finisce quando finisce il guadagno e la sensazione piacevole, allora stiamo indicando una semplice sensazione, magari molto coinvolgente, ma solo una sensazione egoistica. Una reazione ad un insieme di stimoli con una causa ed un effetto, se togliamo la causa non c'è più l'effetto. Noi ci vogliamo illudere di avere un contatto, e ci comportiamo come se lo avessimo, solo nel caso in cui otteniamo o speriamo di ottenere il nostro guadagno, altrimenti perdiamo interesse anche in un contatto e ci sforziamo in un altra direzione.

Quanta solitudine vedo, mancanza di contatto a tutti i livelli profondi. Vedo scambi, baratti, un mercatino delle pulci. Che pochezza, che aridità, un deserto sconfortante. Ovviamente anche in me, mi ci metto dentro, il Deserto è l'uomo. Non credo che in vita mi ritirerò in una illusione, chiudendomi in una scatola in mezzo al deserto. Non è amore se ci sono delle condizioni. Non è amore se si fa solo in funzione di un guadagno, non è amore se si è così solo finche abbiamo il nostro tornaconto. Non chiamiamolo amore. Spesso si idealizza un rapporto dove si ha il massimo guadagno emotivo e appagamento affettivo, e si confonde qual rapporto basato sulla propria soddisfazione e su proprio piacere con l'Amore. E spesso, data l'estrema estasi dei sensi, gli si danno anche caratteri divini o soprannaturali. Un rapporto dove tutto è in funzione di questo scambio non è Amore, non è proprio un contatto. Si lamenta mancanza di Amore, in realtà si lamenta mancanza di soddisfazione e piacere. Si lamenta mancanza di bistecche al supermarket.

Ne vuole un bel pezzo magro vicino all'osso? Sono 6 etti che faccio lascio? Venghino signori al supermarket dell'amore. Se si vuole usare la parola Amore dovrebbe essere usata per qualcosa che esiste incondizionato ed eterno. Non per qualcosa che si fa solo nel periodo che si ottiene qualcosa in cambio. Infatti io non abuso di questa parola. Cosa siamo senza quel conforto affettivo e sicurezza che bramiamo così profondamente? Cosa siamo senza quei piaceri temporanei e palliativi? Nella nostra solitudine, senza aiuti esterni cosa siamo? Siamo pieni di smarrimento e paura, incompleti e incoerenti. Quello che uno è: sincero o disonesto, egoista o altruista, affidabile o bugiardo, violento o premuroso, sensibile o arido.

Quello che una persona è in profondità, lo è sempre, sia quando ha un guadagno o una ricompensa sia quando è da solo, nel momento in cui tutto il suo mondo materiale e affettivo crolla.

Quello è l'uomo... E da li si può iniziare ad avere un contatto, uno scambio, e solo da quel contatto può nascere una scintilla di vero affetto.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!