venerdì 31 dicembre 2010

La Mente Silente

DI DANIELE SEGRETI

luna

La mente può essere considerata, come suggeriscono le più importanti tradizioni orientali, un fiume in piena  con migliaia di affluenti identificabili come la capillare canalizzazione dei nostri pensieri. Continuamente, tramite queste arterie eteree, viene riversato riempimento nel suddetto vaso-mente, rendendolo perennemente traboccante e mai sgombro ed atto a ricevere il sussurro del profondo sé.

A volte capita però, che si viva un momento, un solo istante, un attimo fuggente,  in cui la mente smette di riversare il suo effluvio di pensieri diventando profondamente silente. In queste rarissime occasioni, lo sproloquio mentale tace, il vaso resta vuoto per un brevissimo istante ed è possibile ricevere tutto ciò che vi è di più sfuggente ed intangibile al di là del pensiero. In questa precisa dimensione, ossimoricamente al di fuori del tempo, l’universo ci parla, in un linguaggio fatto di intento totale, coniugato ad un presente infinito. Tale momento rende possibile tutto, perché tutto è attuale e tutto è attuabile. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile svuotare la mente-vaso, sempre così affollata di pensieri e congetture. La soluzione a questo dilemma è insita in ognuno di noi fin dalla nascita; rappresenta uno speciale stato dell’essere. Per comprendere appieno questa condizione si può ricorrere ad un esempio: lo stato d’animo della mente silente si avvicina moltissimo alla sensazione che si ha quando nella vita non vi è  più nulla da perdere!  In quel preciso istante non si teme più nulla, non si pensa più a nulla, non si ragiona più su niente, perché la mente è vuota; accetta semplicemente il qui ed ora, l’hic et nunc, si identifica e dissolve nell’adesso in  un presente infinito. E’ lapalissiano come sia difficile ricondurre questo non-stato nella vita di tutti i giorni.

Difficile però non significa impossibile; il solo tentativo di esercitare la facoltà dello svuotamento mentale porta di colpo a vedere, non solo a guardare, ad ascoltare non soltanto a sentire, divenendo, pian piano, un tutt’uno con l’infinito agente.

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