domenica 20 giugno 2010

Il Viaggio Interiore

DI GIANPAOLO MARCUCCI

bambino-interiore


Spesso paure e sofferenze profonde, restie a venir fuori per esser conosciute ed affrontate, impongono agli uomini un perenne stato di ansia ed insoddisfazione; una perpetua ricerca al di fuori di se stessi di qualcosa che non li appagherà mai a pieno.

La necessità di consumare ed acquistare beni si piazza bene in questo buco di consapevolezza. Per placare il proprio disagio si ricerca una soddisfazione momentanea che solo l’oggetto del desiderio più osannato dal marketing può garantire. E’ come la droga, bisogna comprare. Non è possibile rinunciare all’acquisto, perché questo non fa altro che procurare ulteriore sofferenza e disagio. Ma allora cosa fare? Prima di tutto, laddove presente, io credo sia necessario individuare che “esiste” un disagio, una dipendenza. Una dipendenza eccessiva, verso qualsiasi cosa essa sia rivolta (fumo, alcool, droghe, consumo, tv, internet, sesso, relazioni etc.), non può che essere un elemento fortemente negativo e limitante per la propria crescita interiore. Si potrebbe pensare che per eliminare il problema sia necessario dire no ai propri istinti, e negarsi quindi il piacere ricercato nell’entità da cui dipendiamo. Facendo questo, si crea però un buco ancor più grande da riempire, in quanto il problema non risiede, in realtà, nell’atto in se di dipendere, ma nel nodo interno che richiede all’organismo psico-fisico di dipendere. Così accade spesso che forzandosi di eliminare un atteggiamento o comportamento ritenuto nocivo, si finisce con l’adottarne un altro.

Sostituire la dipendenza con un’altra dipendenza ovviamente non è la soluzione. E’ come curare il sintomo: non serve a nulla; può sul momento alleviare il dolore, ma porta comunque alla non risoluzione e all’irrigidimento del problema. Solo rompendo le proprie rigidità, mettendosi in discussione e andando a fondo nelle paure e nelle sofferenze remote, è possibile vedere ciò che siamo, conoscerlo, accettarlo e placare quella sete che in realtà ci si è auto-imposti come diversivo. Impariamo a guardare dentro noi stessi. Cerchiamo di tirare fuori e conoscere il motore del nostro disagio, la carta inceppata, il nodo da sciogliere. Per cambiare qualcosa che è dentro di noi e ci fa star male, più che frenare i nostri impulsi, dobbiamo cercare cosa si nasconde dietro di essi. Tale viaggio è l’unico da intraprendere per raggiungere un risultato consapevole, reale e duraturo.

Un uomo che sta bene con gli altri, non per forza sta bene con se stesso. Un uomo che vive in armonia con se stesso, vivrà sempre in armonia con tutto ciò che lo circonda.

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